L’annuncio era stato dato a Pontida, tra gli applausi del popolo leghista. Matteo Salvini aveva promesso di eliminare il canone Rai in bolletta, ma adesso che Giancarlo Giorgetti è diventato ministro dell’Economia il ministero rassicura che il governo non ha intenzione di intervenire: «Non risulta».

Il segretario Salvini era stato chiaro: «Come Lega ci prendiamo questo impegno: dall’anno prossimo zero canone Rai in bolletta per aiutare qualche italiano a mangiare tre volte in più». Al punto che la promessa era finita sul tabellone dei sei «sacri impegni» del partito: autonomia regionale, taglio canone in bolletta, abolizione legge Fornero e quota 41, stop sbarchi, Flat tax, “giustizia giusta”, con tanto di firma a pennarello da parte di tutto il gruppo dirigente incluso Giorgetti. Il 14 novembre, però, a cinquanta giorni esatti dalla vittoria elettorale della destra, i dipendenti Rai si sono rivolti al ministro e il ministro ha risposto.

I sindacati

I sindacati, in una nota congiunta, hanno chiesto a Giorgetti, un «autorevole intervento» sul tema. Il governo Draghi, rispondendo al parlamento, «ha indicato la riscossione del canone in bolletta elettrica fra gli oneri impropri la cui permanenza non sarà più consentita a far data dal 1° gennaio 2023», scrivono Sl-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil, Ugl-Fnc, Snater, Libersind-Confsal, Adrai e Usigrai.

Questa decisione, vista anche la vicinanza temporale con la scadenza del 31 dicembre 2022, «oltre a provocare un clima di profonda incertezza relativamente alle modalità di finanziamento del servizio pubblico radiotelevisivo, rischia di avere un impatto dirompente sul futuro stesso della Rai».

Il canone, prima che Matteo Renzi lo inserisse nella bolletta a partire dal 2017, aveva un tasso di evasione molto più elevato: «Privare la più grande azienda culturale del paese della certezza dei finanziamenti, oltre alle evidenti ricadute in termini occupazionali che ne potrebbero derivare, avrebbe degli effetti diretti sullo stesso ministero da ella guidato, in quanto azionista di Rai Spa», proseguono i sindacati.

«Per questa ragione, ben conoscendo la sua sensibilità in merito, siamo a richiederle un incontro urgente, con la speranza di poterle illustrare di persona la fondatezza delle nostre preoccupazioni, confidando in un suo intervento risolutore che possa garantire sostenibilità finanziaria al servizio pubblico radiotelevisivo».

La risposta di Giorgetti

In realtà il governo nel 2021 aveva prima proposto di togliere tutte le voci di riscossione non legate all’energia, poi accolto la richiesta del Consiglio dell’Unione europea di aumentare la concorrenza nei mercati al dettaglio, e si era aperto il dibattito se il canone fosse o meno un onere improprio, lesivo della trasparenza delle fatture.

Ad aprile 2022, durante la discussione del primo decreto aiuti, la leghista Vannia Gava, anche allora sottosegretaria, si era impegnata ad adottare lo scorporo degli oneri accogliendo l’ordine del giorno di due ex pentastellate, Maria Laura Paxia e Doriana Sarli.

Il tema però non è mai arrivato a un chiarimento definitivo, al punto che la leghista Mara Bizzotto ha chesto lumi all’europarlamento fino a questo settembre, inviando un’interrogazione alla Commissione. Addesso Bizzotto è passata dall’europarlamento al Senato.

Il nuovo ministro Giorgetti però ha sgombrato il campo diffondendo una nota ufficiale che smentisce il suo stesso segretario: eliminare il canone dalla bolletta non è la strada che il governo retto da Giorgia Meloni vuole percorrere. Le voci di un’esclusione «non risultano, alla luce del lungo lavoro istruttorio in corso, fondate». La «milestone Pnrr», relativa alla competitività, «trova il suo fondamento nell’esigenza di tutela della concorrenza del mercato dell’energia elettrica e si basa sulle proposte Agcm, la quale non aveva rilevato alcuna criticità in merito al pagamento del canone Rai dal punto di vista della concorrenza del mercato dell'energia, a condizione che il pagamento fosse trasparente per gli utenti finali». Requisito che, per la nota del Mef «risulta soddisfatto».

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