La Lega di Matteo Salvini prova a rimettere insieme i pezzi del centrodestra di governo e a costruire una strategia per i prossimi mesi in vista delle politiche del 2023.

Dopo la fiammata di Fratelli d’Italia, galvanizzato dalla tre giorni di convention a Milano e dai sondaggi che lo danno sopra il 20 per cento e primo partito del centrodestra, il primo passo della Lega è una contro-convention. Si svolgerà a Roma (come Milano sarebbe roccaforte leghista, la Capitale è casa di Giorgia Meloni) il 14 maggio e sarà la prima tappa di un “tour programmatico” per riportare il partito sul territorio.

Parallelamente, però, c’è la vita politica del governo da gestire: ieri si è svolto un vertice di quello che ormai viene definito “il centrodestra di governo”, ovvero Lega e Forza Italia: obiettivo, rifinire i dettagli della legge sul catasto e e la delega fiscale.

Fisco e giustizia

Salvini si è speso in prima persona prima incontrando il presidente del consiglio, Mario Draghi. Il risultato è stato quello di una mediazione che ha scongiurato l’inevitabile scontro con palazzo Chigi, che per qualche giorno era sembrato orientato a portare il testo in aula anche senza accordo, imponendo la fiducia.

Sul fisco il centrodestra ha ottenuto l’eliminazione di ogni riferimento al sistema duale, preservando il regimi esistenti; sul catasto, invece, sono spariti i riferimenti ai valori patrimoniali degli immobili. «non è il momento di introdurre nuove tasse, ma di dare soldi a famiglie e imprese», ha detto Salvini, anche se il governo aveva assicurato che non ci sarebbero comunque stati aumenti. Una specifica che, però, è un buon indicatore del clima pre-elettorale in cui si stanno muovendo i partiti. Ma anche che Salvini non ha intenzione di far aumentare la tensione nei confronti del governo, mettendone in discussione la stabilità. In questa fase «bastano i Cinque stelle a creare problemi», scherza un parlamentare leghista, che però torna serio quando dice che «Non avremmo ceduto su un tema così identitario come la casa». La sensazione dentro la Lega, però, è ci si stia avvicinando a mesi caldi di possibili tensioni politiche, in cui la prima tappa saranno le amministrative: il centrodestra ha trovato la quadra con FdI sul candidato unico a Palermo, Francesco Lagalla, ma sulla regione la discussione è ancora aperta.

La Lega scalpita però anche su altri fronti, determinanti in ottica elettorale, come quelli della giustizia. Al Senato è approdata la riforma dell’ordinamento giudiziario e il relatore sarà il leghista Andrea Ostellari, inoltre la capofila del fronte critico nei confronti dell’accordo ottenuto alla Camera è la potente senatrice Giulia Bongiorno. Dentro la Lega si dice che ci sia forte volontà di mettere mano al testo per inasprirne alcuni passaggi, primo tra tutti il mancato sorteggio nella legge elettorale del Csm. Eppure qualsiasi modifica vuol dire riaprire il testo e allungare i tempi di approvazione. La prossima settimana sarà decisiva per valutare come la Lega intende procedere.  Tuttavia, la volontà di marcare la distanza dal centrosinistra su temi caratterizzanti rimane forte e sta generando schermaglie più o meno nascoste nelle commissioni anche su cannabis e fine vita. Questa, infatti, sarebbe la tecnica di Salvini: intransigenza di facciata, spazio di mediazione sempre aperto ma anche estrema predisposizione ad alzare i toni contro il governo, per non rimanere indietro nella competizione a distanza con Fratelli d’Italia.

Legge elettorale

A dare la misura di come il clima comincia ad essere quello di fine legislatura, è il fatto che ritorni il tema della legge elettorale. Nei corridoi di Montecitorio e palazzo Madama la parola “proporzionale” sta circolando sempre con maggiore insistenza. Dentro il Pd, complice anche il rapporto sempre più logorato con i Cinque stelle, anche il segretario Enrico Letta si sarebbe convinto che sia la soluzione migliore e i grillini non ripetono altro che un testo è già pronto. Senza la Lega, però, nessuna nuova legge è possibile.

Salvini si sta convincendo che il proporzionale possa essere una strada per isolare Meloni, ma il fronte di centrodestra è ancora troppo liquido per dare per certa la fine dell’alleanza. In ogni caso, la voglia di tornare al voto è sempre più forte e la scommessa di Salvini è di saper ancora prevedere quale sia il momento più favorevole per farlo.

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