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Dal fisco ai migranti fino al green pass, il Carroccio punta ad alzare la tensione dentro al governo in modo da poter strappare al premier concessioni su altri provvedimenti nevralgici, come la riforma delle pensioni.
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L’ultimo caso riguarda il green pass: la Lega ha votato in commissione alla Camera contro la certificazione, facendo esplodere lo scontro soprattutto con il Pd. Ma per Draghi «il governo va avanti».
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Un modo per far capire che il gioco di Salvini è chiaro e che il premier non ha intenzione di prestarsi. Ma anche che il contrasto politico al Carroccio non spetta al governo, ma agli altri partiti di maggioranza cui spetta la battaglia per limitare le incursioni leghiste.
La maggioranza spuria che sostiene Mario Draghi funziona solo se silente, quando non disturba il manovratore, ottenendo come contropartita l’approdo sicuro a fine legislatura e auspicabilmente fuori dalla crisi. Però, in questo silenzio, il rischio per i partiti è quello di incidere sempre meno nell’agenda di governo e di sparire anche agli occhi dei loro elettori. Per questo chi ha più da perdere, come Matteo Salvini che aveva portato la Lega ad essere il primo partito italiano nei sond



