I più cospirazionisti sostengono che questo sia solo l’inizio del bombardamento mediatico, mentre dal Viminale trapela tranquillità, pur nel fastidio di vedere il ministro colpito dal fuoco teoricamente amico. In ogni caso l’iniziativa su X di Andrea Stroppa – il referente italiano di Elon Musk – ha sortito il clamore sperato. Alla domanda: «Da quando è ministro Piantedosi, mi sento per me e per i miei cari: più o meno sicuro», la risposta degli utenti è stata «meno sicuro» al 66,8 per cento.

Poco conta che al quesito abbiano risposto appena 1129 persone sui 119mila follower di Stroppa, rendendolo di per sé poco significativo. Già solo il fatto che il referente di Musk abbia lanciato una domanda per valutare l’operato del ministro dell’Interno leghista, dopo che Salvin si è speso nei suoi endorsement all’amministrazione Trump, è indicativo del fatto che Piantedosi sia finito nel mirino. Infatti ai risultati Stroppa ha fatto seguire il commento: «Preoccupante». Con un piccolo giallo. Nella tarda serata del 18 febbraio (giorno in cui il sondaggio è stato aperto) l’ex hacker aveva scritto un post in inglese che dopo qualche minuto è stato cancellato ma che diceva: «In un quartiere di Roma controllato da una gang, da febbraio ci sono state quattro aggressioni fisiche contro la polizia. Ieri con un coltello. In molti chiedono il ritorno di Matteo Salvini come Ministro dell'Interno». Eppure, come un esperto della rete sa bene, niente su internet sparisce davvero e forse questo era l’intento.

L’endorsement a Salvini

In ogni caso, anche senza il messaggio a sostegno del ritorno di Salvini al Viminale, la finalità del sondaggio contro Piantedosi è chiaro. Dal ministero dell’Interno la posizione ufficiale è un secco «no comment», tuttavia è inevitabile che la questione non possa essere liquidata senza darle peso, visto quanto il leader leghista si sta spendendo per aprire un canale di comunicazione stabile con la presidenza americana e Musk.

«Se il tentativo era quello di indebolire Piantedosi, la tecnica è piuttosto maldestra. Frutto di un eccesso di zelo forse», commenta una voce interna al centrodestra che conosce bene sia Piantedosi che Salvini.

I due si sono incrociati al consiglio dei ministri di ieri e si sono salutati con la consueta confidenza, riporta chi li ha visti, e non viene riferito di alcuna conversazione in merito al “caso Stroppa”. Anche perché – viene fatto ancora notare – attacchi frontali di questo tipo contro Piantedosi non gioverebbero allo stesso Salvini, al quale potrebbe venir chiesto conto delle parole di Stroppa. Per altro, l’ex hacker non è nuovo ad attacchi a Piantedosi e già a novembre scorso aveva detto, in una intervista alla Verità, che «Matteo Salvini dovrebbe tornare al Viminale. Avrà un ottimo rapporto con la prossima amministrazione statunitense. E avrà un ruolo importante per tenere saldi i rapporti».

Quanto al diretto interessato, chi gli sta intorno lo definisce per nulla preoccupato. A blindare la sua poltrona, infatti, c’è innanzitutto la premier, che lunedì è arrivata in ritardo al vertice di Parigi pur di parlare alla Conferenza dei prefetti e dei questori sull’immigrazione organizzata dal Viminale, durante la quale ha speso parole di elogio per il ministro. Del resto, già da dopo la sentenza Open Arms quando per primo Salvini aveva ipotizzato di un suo possibile ritorno all’Interno, Meloni aveva fatto capire che non esiste alcuno spazio per rimescolare le caselle al governo.

Il rapporto con Meloni

E, in questo momento, la presidente del Consiglio ha ben poche ragioni per assecondare le richieste del suo vicepremier, che punta a farle concorrenza nel rapporto con Trump, spingendosi nei suoi endorsement – ieri ha ripetuto che «il tycoon si muove nell'interesse di tutti, a partire dall'Occidente» – dove il contegno istituzionale non permette alla premier. Sul fronte interno, inoltre, Salvini si è lanciato in una campagna autonoma per la rottamazione delle cartelle esattoriali senza cercare prima il via libera degli alleati.

«Chiunque si opponga alla rottamazione in 10 anni, senza sanzioni e interessi non fa il bene del Paese», ha detto ieri uscendo da palazzo Chigi dopo la riunione del Consiglio dei ministri. Forza Italia e Fratelli d’Italia, secondo Salvini, «hanno già fatto aperture importanti e sono sicuro che saremo tutti d'accordo». In realtà, la posizione ufficiale del governo rimane sospesa, anche perché Forza Italia continua a insistere sulla necessità prima di tutto di intervenire sul taglio dell’Irpef. «Vedremo come realizzarle entrambe compatibilmente con le risorse e poi sottoporremo il tutto ai decisori di più alto livello, quindi ai leader di maggioranza che poi faranno delle scelte», è stato il prudentissimo commento del viceministro dell'Economia di FdI, Maurizio Leo, che ha anteposto la necessità di «carotaggi numerici» prima di prendere decisioni. 

Eppure, la Lega ha già annunciato che l'8 e 9 marzo scenderà nelle piazze «mobilitando i gazebo per promuovere la rottamazione delle cartelle» e ieri ha annunciato «i primi passi istituzionali». Salvini, infatti, è deciso a un tour de force militante in vista del congresso da cui punta di riconquistare gli animi leghisti. In questo senso ogni aiuto è benvenuto, anche quello di Stroppa.

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