Il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini è sicuro di riuscire a portare a compimento il ponte sullo Stretto, nonostante le analisi finora fatte ne abbiano messo in risalto solo i problemi di realizzazione. Due governi hanno tentato di chiudere quel capitolo che ha dato vita a un neologismo sul vocabolario Treccani, no-Ponte, e a svariati studi che non hanno dimostrato niente.

Finora qualcuno è sempre stato pronto a riaprire il dibattito. E così Salvini ha deciso di resuscitare la società Stretto di Messina Spa, posseduta da Anas, Rete ferroviaria italiana, e in piccole quote dalla regione Calabria e dalla regione Sicilia e che adesso dovrebbe vedere l’ingresso del ministero dell’Economia come azionista di maggioranza. Domani, giovedì 16 marzo, sarà presentato in Consiglio dei ministri un decreto per riavviare le procedure di realizzazione dell’opera.

Nella bozza, che apre a una nuova infornata di nomine ad hoc, si legge che «il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti» mantiene «la vigilanza sull’attività della società» e «definisce indirizzi idonei a garantire che sugli obiettivi strategici e sulle decisioni significative della medesima sia esercitata una influenza determinante da parte del medesimo ministero». «Per queste funzioni, il Mit si avvale della struttura tecnica di missione per l’indirizzo strategico, lo sviluppo delle infrastrutture e l’alta sorveglianza».

Sempre secondo la bozza, Salvini potrà anche proporre alla presidente del Consiglio la «nomina di un commissario straordinario qualora ne ravvisi la necessità». Nel frattempo, il ministro ha lodato il «grandissimo lavoro di squadra». «In pochi mesi sono stati recuperati dieci anni di vuoto. Contiamo di approvare il progetto esecutivo entro il 31 luglio 2024 e poi partire coi lavori».

La storia

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La storia del ponte sullo Stretto si perde ormai nella leggenda. Secondo la ricostruzione del professor Aurelio Angelini risalirebbe all’antica Roma, e più nello specifico arriverebbe da un’idea del console Lucio Cecilio Metello nel 251 a.C. , il quale fece costruire un ponte galleggiante per portare a Roma il bottino della Prima guerra punica, tra cui 140 elefanti.

Circostanza che ricorda lo stesso titolo dell’opera da lui pubblicata nel 2010: Il mitico ponte sullo Stretto di Messina. Da Lucio Cecilio Metello ai giorni nostri: la storia, la cultura e l’ambiente. A quanto si legge, nel 1085 Roberto il Guiscardo aveva iniziato le opere di costruzione del ponte, ma con la sua morte i lavori si sono arrestati. Da allora, nonostante l’interessamento di Ferdinando II di Borbone, dei ministri dell’Unità d’Italia, del duce Benito Mussolini, dei governi della prima e della seconda Repubblica, nessuno ce l’ha più fatta, nemmeno a cominciare.

Anche perché, come riferito dal penultimo ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, costruire il ponte è un’oggettiva incognita ingegneristica, per via delle correnti, dei terremoti, ma anche solo per la difficoltà di portare i materiali, così come si legge nella relazione della struttura tecnica di missione pubblicata nel 2021.

La società Stretto di Messina

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Non che le intenzioni di realizzarlo non ci siano state. Nel 1981 è stata costituita la società Stretto di Messina Spa, responsabile per la progettazione dell’opera. Dopo vari studi, è stata approvata la soluzione del ponte sospeso a unica campata. Nel 1985, l’allora presidente del Consiglio, Bettino Craxi, si è espresso marcatamente a favore, al punto che la figlia del politico, Stefania Craxi, nel 2002 si è detta favorevole a una ipotetica intitolazione in onore del leader condannato per i processi di Tangentopoli. 

La crisi della Prima repubblica ha bloccato tutto, ma il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ha rilanciato a più riprese il progetto. Nonostante la Commissione europea nel 2005 non abbia ritenuto soddisfacente lo studio di impatto ambientale, il governo è andato avanti, ha bandito una gara, e con un’offerta di 3,88 miliardi di euro, Impregilo ha vinto la gara per la realizzazione del ponte. Nel 2006 la società ha firmato il contratto. Ma Berlusconi ha perso le elezioni e, il nuovo governo Prodi, che considerava il ponte «inutile e dannoso», ha deciso di fermarlo.

Il governo di centrosinistra è caduto dopo soli due anni, il Cavaliere è rientrato a Palazzo Chigi ed è ritornato sulla costruzione: prima posa prevista entro il 2010. Non è mai arrivata. Con la crisi economica, il IV governo Berlusconi nel 2011 è stato sostituito dal governo tecnico di Mario Monti e il nuovo presidente del Consiglio ha deciso di procedere alla liquidazione della Stretto di Messina Spa nel 2013.

I problemi

Con i progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, la politica è tornata a parlare dell’opera, chiedendosi se magari fosse necessaria una via alternativa: un ponte a una campata, a tre campate o un tunnel sottomarino. La retorica rinverdita dal governo Renzi nel 2014, e proseguita da tutti quelli successivi, era fondata sulla certezza che fosse tutto pronto e bastasse decidersi perché la Salini-Impregilo (oggi Webuild) aprisse i cantieri in pochi mesi. Giovannini ha chiarito che era necessario ripartire da zero.

Il ministro delle Insfrastrutture e della mobilità sostenibile del governo Draghi ha rivelato però che non è finanziabile con il Pnrr perché esclude opere che portino “danni significativi” all’ambiente. Inoltre, è impossibile realizzarlo nei tempi previsti dal piano. Il ministro ha poi commissionato uno studio di fattibilità, il cui esito è previsto per agosto 2023.

Le elezioni

Il vagheggiamento “della prima posa” non si è mai spento. Il programma condiviso del centrodestra prima delle elezioni riporta tra i sogni di governo il «potenziamento della rete dell’alta velocità per collegare tutto il territorio nazionale dal nord alla Sicilia, realizzando il ponte sullo Stretto». 

Salvini, nonostante la società nel frattempo abbia deciso di avviare un contenzioso con lo stato, con la legge di Bilancio ha revocato lo stato di liquidazione a patto che ritiri ogni pretesa. Adesso, entro il 31 marzo, devono essere definite le nuove regole di funzionamento della società, nonché tutti i procedimenti per il riavvio delle attività di progettazione e realizzazione dell’opera.

Il prossimo arrivo del provvedimento è stato annunciato da Salvini durante un collegamento a un dibattito sul porto di Palermo. Ha ricordato di aver fatto un sopralluogo sul ponte che collega Svezia e Danimarca e di aver già presieduto una riunione tecnica negli uffici Anas di Roma Termini: i locali che – nelle intenzioni del ministro – dovrebbero diventare il quartier generale della società incaricata di seguire il dossier Ponte sullo Stretto.

Ancora nomine

Entro fine aprile dovrebbe essere nominato il board della nuova società, aggiungendo altre nomine alla lunga lista che il governo si prepara a firmare. Nella bozza si legge che il consiglio di amministrazione è composto da cinque membri, di cui due designati dal ministero dell’Economia d’intesa con il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti – in pratica Salvini e il leghista Giancarlo Giorgetti -, che ricoprono rispettivamente la carica di presidente e di amministratore delegato, un membro designato dalla Regione Calabria, un membro designato dalla Regione Sicilia – attualmente tutte di centrodestra –  e un membro designato da R.F.I. S.p.a. e Anas S.p.a. Oltre a loro ovviamente i cinque membri del collegio sindacale.

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