«6,5 milioni di euro, l’un per cento dei ricavi pubblicitari e il controllo completo della gestione dei biglietti. Tra un po’ vogliono che gli rassettiamo pure la stanza». La considerazione colorita è di un dirigente Rai: in questi giorni parlare di Sanremo a via Asiago (viale Mazzini è ancora alle prese con la bonifica dell’amianto) provoca un certo prurito. Sabato scadono i termini per partecipare al bando del comune di Sanremo e la Rai non può non aderire, anche se nei corridoi tutti sanno bene che le condizioni sono irricevibili.

La speranza è che il 22 maggio il Consiglio di stato possa capovolgere la decisione del Tar della Liguria e sistemare le cose per l’azienda, altrimenti, filtra dagli uffici insonorizzati di recente dei dirigenti, non è da escludere che ci si rivolga altrove. Anche per dare maggior rilevanza al lato canoro della gara, a cui il bando dedica ben poca rilevanza, come ha segnalato Enzo Mazza, ceo della Fimi, in un’intervista al Foglio. Al di là dei palinsesti estivi e della presidenza di Rai Pubblicità su cui si eserciterà la riunione del cda di oggi, l’idea di far traslocare il festival procura notti insonni.

Menomale che gli occhi di tantissime amministrazioni locali sono puntati sull’esito della gara. Non c’è comune mediogrande che sia impreparato sui contenuti del bando, non c’è sindaco che non abbia giocato con il pensiero di portarsi a casa il festival. Per altro, un bel colpo alla vigilia di una tornata di elezioni amministrative.

Certo, tutti si mostrano attendisti, ma in fondo sperano che il comune di Sanremo sia sconfitto dalle sue stesse condizioni (e inefficienze). La prima città a essere chiamata in ballo è stata Torino, dove c’è un centro di produzione Rai utilizzato per una lista di programmi non esattamente sconfinata: nonostante il sindaco Stefano Lo Russo non voglia prendere posizione pubblicamente, da palazzo Civico filtra che la città è pronta. L’expertise c’è, dicono, fieri d’aver ospitato l’Eurovision nel 2022 al PalaOlimpico, le competenze tecniche pure, ma soprattutto una location come il Teatro Regio, «cornice adatta per la manifestazione».

All’altro capo dello stivale, a Palermo, pure stanno alla finestra. «Sono decisioni che non attengono al sindaco quanto alla Rai. Certo, se qualcuno ci venisse a bussare…». Anche perché, ricordano, il Teatro Massimo è il terzo teatro d’Europa per dimensioni (anche se i posti in realtà sono meno di quelli dell’Ariston).

Aria di rilancio

A Napoli, dove a luglio tornerà la presentazione dei palinsesti Rai e farà tappa il Giro d’Italia, e dove hanno anche ospitato la finale di X-Factor, non vedono l’ora. «Siamo Città della Musica da tre anni con un progetto che sta riscuotendo successo nazionale e internazionale» dice il sindaco Gaetano Manfredi. E la location? C’è addirittura da scegliere: «Abbiamo già disponibili l’auditorium Rai e la Mostra d’Oltremare. Sono poi avviati progetti per realizzare nuove infrastrutture».

Ma non sono solo le città grandi a mostrarsi pronte, se dovesse aprirsi la possibilità. Anche a Montecatini Terme si annusa l’aria dei grandi ritorni: d’altra parte, in passato la cittadina toscana ha accolto Miss Italia e Serata d’onore, creatura di Pippo Baudo. Nel 2020, dal Teatro Verdi, la Rai ha trasmesso addirittura lo show di Giorgio Panariello, Leonardo Pieraccioni e Carlo Conti. Per l’attuale conduttore e direttore artistico del festival si tratterebbe di un grande ritorno. «Ci stiamo confrontando» dice il sindaco Claudio Del Rosso, civico del centrosinistra. «Siamo pronti, la città è aperta e disponibile, adesso abbiamo anche una fondazione per la promozione del turismo che potrebbe occuparsene».

Insomma, ‘sta casa aspetta a te. Da nord a sud, poi, tutti convengono sul fatto che la cifra chiesta da Sanremo, per “l’affitto” della città, 6,5 milioni combinati con una percentuale sugli introiti pubblicitari, sono «parecchi soldi». Tradotto, si potrebbe fare a molto meno, anche se ovviamente nessuno si spinge già a fare un’offerta. O quasi. «Se facciamo il festival della musica di San Valentino, visto che capita nei giorni in cui si festeggia il santo, non vorrei nessun pagamento per dieci anni, perché il fatto stesso che la Rai trasmetta dal nuovo Teatro Verdi sarebbe un grandissimo successo» dice Stefano Bandecchi, sindaco di Terni. Un cambio di nome in onore del santo patrono per un contratto gratis: «Non abbiamo il bel mare di Sanremo, ma abbiamo il bellissimo Lago di Piediluco».

Effettivamente il capoluogo umbro ha ospitato già il capodanno Rai 2022 alle acciaierie, ma nel giro di un anno, a marzo 2026, dovrebbe essere ultimato anche il restauro del Teatro Verdi, finanziato con i fondi Pnrr. «Ma speriamo di farcela prima» continua il sindaco, che già spera nello sbarco di una lunga lista di sponsor. Di fare concorrenza alla Rai partecipando al bando di Sanremo con la sua tv (che ora si chiama Canale 122 Fatti di nera) invece, non se ne parla: «Non avrebbe la stessa valenza, certe cose “istituzionali” come lo è diventato Sanremo devono andare in onda sul canale di stato. E poi, partire mettendo in conto addirittura il 15 per cento di ascolti in meno è un approccio da perdenti».

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