L’amarezza e l’imbarazzo si indovinano dai cellulari: di solito molto reattivi, stavolta squillano a vuoto. La ragione “ufficiale” del silenzio delle sardine sul prossimo governo di Mario Draghi, ma soprattutto su un governo in cui la sinistra dovrà votare a fianco dell’arcinemico leghista, viene giustificata con un passaggio di «democrazia interna». Per carità, augurabile: per ieri sera era annunciato un direttivo del movimento. Proprio per discutere della spinosa questione.

Jasmine Cristallo, la combattiva donna calabrese che si era scagliata contro Giuseppe Conte per le ripetute nomine a vuoto del commissario della Sanità regionale, e poi contro Matteo Renzi per la crisi di governo «inaudita» stavolta invece chiede un time out sull’eventuale governo: «Devo confrontarmi con gli altri». Ma su Matteo Salvini non si risparmia: «È sotto gli occhi di tutti il disinvolto cinismo con cui, alla velocità della luce, si catapulta addirittura tra i filoeuropeisti. Manca solo che si iscriva al Pse». Gli “altri” la pensano alla stessa maniera, ma sono scossi della precipitazione degli eventi. Solo Lorenzo Donnoli, sardina bolognese e attivista instancabile sui diritti civili, non teme di dire come la pensa: «Speriamo facciano un governo “alla finlandese’’», ragiona, «perché la prassi in Finlandia è fare governi larghi. Lassù non si parla di unità o salvezza nazionale, ma di senso dello stato e a servizio di tutti, e non solo in momenti di emergenza come questo». La conclusione dunque è: «Spero che tutte le forze politiche si impegnino al governo, Liberi e uguali e Sinistra italiana incluse».

Leu per ora è percorsa da cento sfumature di incertezza. La componente di Art.1 vuole aspettare la proposta di governo di Draghi, per una valutazione finale. E certo nella decisione avrà un ruolo la collocazione del ministro della Salute Roberto Speranza, coordinatore del piccolo partito: si parla di una conferma. Difficile che i suoi compagni votino contro. Molto più tormentata la discussione interna di Si. «Con i razzisti mai», ha detto il neo-rieletto portavoce Nicola Fratoianni. Ma era quattro giorni fa.

Il paradosso politico

Mattia Santori, la sardina più conosciuta, ci sta riflettendo: qualche giorno fa, parlando su Rainews, l’aveva presa molto larga. «L’effetto Draghi dimostra che siamo ancora dipendenti dai mercati e che serve qualcuno che sappia navigare in momenti oscuri. Sarebbe bello che questo ruolo l’avessero la politica e i partiti, ma così non è». Il presidente del Consiglio defenestrato Giuseppe Conte «ha fatto delle cose buone. È riuscito a tenere insieme un accenno di coalizione, ma ne serve una ancora più forte per andare al governo perché i voti di Pd e Cinque stelle evidentemente non sono bastati. Serve un centrosinistra più largo, fatto di tutte le persone che sono scese in piazza con competenze, cultura e storie politiche che vanno chiamate e coinvolte. In questo senso ciascuno è una risorsa». Sul nuovo governo: «Sarebbe paradossale un governo politico nel momento in cui la politica viene commissariata dopo i fallimenti di due diverse esperienze di governo».

Vedremo cosa decideranno. Le sardine in queste ore sono impegnate su una petizione per concedere la cittadinanza a Patrick Zaki, lo studente egiziano ancora detenuto nel suo paese. A ieri le firme erano 130mila. Quanto invece a quello che sta succedendo a un governo fra Pd, M5s e Lega, fa male. Nel novembre del 2019 le sardine si stiparono a migliaia e miglia in piazza, a Bologna, proprio contro il pericolo Salvini che rischiava di vincere le regionali dell’Emilia-Romagna. Sul loro profilo Facebook campeggia ancora l’invito a mobilitarsi, in quei giorni: «Quante volte ti è salito il mal di pancia leggendo i commenti sotto i post della Lega? Quante volte ti sei detto “non può essere vero”? Bene, è venuto il momento di cambiare l’inerzia della retorica populista, di dimostrare che i numeri contano più della prepotenza, che la testa viene prima della pancia e che le persone vengono prima degli account social. E soprattutto è venuto il momento di dimostrare che a Bologna siamo più di loro».

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