La segretaria Pd: «Nella manovra aumentano solo le spese militari. E le tasse: la pressione fiscale è al record». «Referendum giustizia, faremo campagna per il no. Ma non lasceremo Giorgia Meloni i prossimi cinque mesi per parlare solo di Garlasco. Riempiremo questi mesi di battaglia per la sanità, gli stipendi e le bollette».
«Le più colpite sono le donne. Quando tagli welfare, scuola, i finanziamenti dei servizi per persone con disabilità, accade che il carico di cura si concentra sulle famiglie, e dentro le famiglie, sulle spalle delle donne». Il dialogo con Elly Schlein, ospite al “Domani delle Donne” parte necessariamente dalla finanziaria ora all’esame del Senato. Che colpisce anche le donne, spiega.
«Giorgia Meloni non guarda mai dentro i dati sull’occupazione di cui si vanta. È aumentata quella degli over 50, ma il 32,5 per cento delle donne lavorano part time, mentre solo l’8 per cento degli uomini». In generale: «È una manovra da austerità, manca una visione sul futuro del Paese, sulla politica industriale e sulle misure per rilanciare l’economia». A Meloni, «chiedo di rispondere ai 5,8 milioni di italiani che hanno perso la fiducia di potersi curare, anche se c’è l’articolo 32 della nostra Costituzione che parla del loro diritto alla salute, a prescindere dal portafoglio che hanno in tasca», «un milione e mezzo in più dell’anno prima, il 10 per cento della popolazione del nostro paese». Schlein in questi giorni sta incontrando sindacati e associazioni per proporre una «contromanovra» in aula: «Lavoreremo agli emendamenti con le altre forze di opposizione, a partire dalle risorse in più che servono, 5 miliardi e mezzo per gli ospedali», «secondo la Fondazione Gimbe, se la spesa fosse rimasta rispetto al Pil ai livelli del 2022, quando Meloni è diventata premier, oggi mancherebbero all’appello 17 miliardi, che poi è l’ammontare di tutta la manovra. Un taglio di 17 miliardi che porta la firma di Meloni». Tutte le spese scendono, «aumentano solo le spese militari. Mi correggo, sono aumentate anche le tasse: la pressione fiscale è al record dal 2015, è al 42,8 per cento».
Non tutto il Pd la pensa come lei sulle spese militari.
Sul 5 per cento del Pil destinato alle spese Nato siamo tutti sempre uniti e compatti. È irrealistico e rischia di porre fine al nostro sistema di welfare. Siamo compatti, come sulla difesa comune europea, mettendo in comune gli investimenti. Oggi si sta agevolando il riarmo di 27 eserciti europei. Non solo è sbagliato, non crea deterrenza ed è un controsenso perché con quei soldi si compreranno più armi dall’America di Trump.
Quanto alle tasse. A lei la tassa proposta dal futuro sindaco di New York Mamdani, il 2 per cento a chi guadagna molto, piace? Lui dice: “Tassiamo i ricchi”. Voi – il Pd, il campo largo – farete proposte fiscali concrete così coraggiose e radicali?
Le abbiamo già fatte. Con le altre forze della coalizione abbiamo proposto una tassazione degli extraprofitti, non soltanto delle banche, ma anche delle società energetiche e anche quelle del comparto della difesa. Siamo a favore di una tassazione europea sulle persone che hanno milioni a disposizione, cioè sui miliardari.
Perché non tasse a livello italiano? Avete paura di diventare la sinistra delle tasse?
No, è perché abbiamo costruito un’Europa in cui i capitali viaggiano molto più velocemente delle persone, che invece si deportano nei centri inumani e illegali in Albania, dove si butta un miliardo. A livello italiano si può fare un altra cosa: da noi le tasse sul lavoro sono più alte che alle imprese e alle rendite. Sul fisco abbiamo una proposta chiara: a parità di reddito, a prescindere che tu sia lavoratore o pensionato o autonomo, è giusto che paghi la stessa aliquota. Perché questa manovra dà 30 euro in più a chi guadagna 30mila euro. Ma danno 440 euro in più all’anno a chi ne guadagna 200mila. Un intervento fatto così aiuta i più ricchi.
Eppure Giorgia Meloni è ancora molto forte nel consenso. È molto brava lei o siete un po’ scarsi voi nel mostrarvi come un’alternativa credibile?
I sondaggi li lascio volentieri a loro, perché se mi fidassi dei sondaggi io non avrei mai vinto alle primarie e alle europee non avremmo preso il 24 per cento. Noi ci concentriamo a prendere voti reali, soprattutto della maggioranza degli aventi diritto che non va a votare. Come facciamo? Parlando dei problemi che interessano gli italiani. Sanità, salari, diritto alla casa che la sinistra a lungo ha smesso di frequentare. Sulla casa Meloni aveva annunciato un grande piano casa: lo aspettavamo in manovra. Hanno annunciato 25 volte un tavolo su questo: lo stiamo ancora aspettando, forse lo stanno ancora costruendo. Comunque sulla casa nella manovra c’è zero, hanno tolto anche le poche risorse che c’erano prima sul fondo per la morosità incolpevole e sugli affitti. Per loro la povertà è una colpa individuale, per noi un problema sociale. Insomma parleremo di cose concrete, di cose di cui gli italiani parlano a cena. Questa è la nostra strategia. Come stiamo lavorando? Quando sono arrivata, dopo la sconfitta dura per le divisioni del nostro campo. Il mio lavoro è cercare di fare quello che ci chiede la nostra gente: l’unità delle forze alternative alla destra. Non contro Meloni ma sulle cose che vogliamo fare insieme. Abbiamo già fatto molte proposte comuni. Abbiamo faticato molto a costruire questa alleanza progressista e siamo in corsa alle Regionali. Questo non vuol dire che non ci sono differenze, perché altrimenti saremmo tutti in un unico partito, ma agli alleati dico: componiamo quelle differenze valorizzandole in un programma il Paese. E dal giorno dopo le Regionali mettiamoci al lavoro sul programma e non facciamolo chiusi in una stanza ma nel Paese, con il Paese. Se lo faremo questa destra si può, battere. Non rincorrendola o cercando di assomigliarle. La batteremo se li trasciniamo su un programma progressista di giustizia sociale.
I sondaggi dicono che il referendum costituzionale potrebbe andarvi male. Lei dice che non vuole politicizzarlo: come lo affronterete, puntano sul merito?
Sarà Meloni a voler politicizzare il referendum, altrimenti dovrebbe spiegare cosa fa questo referendum per migliorare la vita degli italiani: nulla. E cosa fa per migliorare il funzionamento della giustizia: nulla. Non lo dico io, lo ha detto il ministro Nordio: la riforma non incide «in alcun modo» nell’efficientamento della giustizia italiana. E allora a che cosa serve? La separazione delle carriere è stata già introdotta dalla riforma Cartabia e riguarda una ventina di magistrati l’anno. Bisognava cambiare la Costituzione per questo? No, l’obiettivo è un altro: Meloni ha detto che con la riforma della giustizia e quella della Corte dei Conti “adesso vi facciamo vedere chi comanda”. È di questo che si sta parlando. Nella nostra idea, la democrazia non è una delega in bianco a chi governa. La nostra Costituzione separa i poteri proprio perché non ce ne sia uno che prevarichi gli altri. La vera questione sta qui: se si pensa che i giudici debbano essere assoggettati al governo e alla maggioranza di turno perché ha i voti, allora si voti sì. Se invece si pensa che anche chi governa debba rispettare le leggi e alla Costituzione, anziché fare la guerra a ogni decisione dei giudici, da quella sui centri dell’Albania, all’autonomia differenziata, al Ponte sullo Stretto, allora si voti no. Secondo loro c’è un complotto mastodontico contro di loro, o il fatto è che loro non sanno scrivere le leggi? Noi saremo impegnati sul referendum, con un fronte ampio politico e sociale, ma non lasceremo Meloni i prossimi cinque mesi per parlare solo di Garlasco. Riempiremo questi mesi di battaglia per la sanità, per aumentare gli stipendi e abbattere le bollette per le imprese e per le famiglie. Il governo dica la verità: quando dice che vogliono depoliticizzare la magistratura e fanno il sorteggio per il Consiglio superiore della magistratura, non dicono è che i membri laici li voterà comunque il parlamento: insomma la politica vuole scegliersi i propri giudici. Il ministro della Giustizia Nordio ha detto che la riforma potrà servire anche a noi quando governeremo: rispondo no, non voglio che questa riforma mi serva a controllare la magistratura. Quando saremo al governo, noi rispetteremo le leggi e la Costituzione.
Se il centrosinistra perde il referendum, lei rischia la leadership del centrosinistra. È preoccupata? È preoccupata forse da qualche altra donna leader, in particolare Silvia Salis, che qualcuno già immagina possa sostituirla?
Questo è un gioco molto diffuso nelle società patriarcali, che cercando di mettere le donne contro le donne anche quando hanno già dimostrato di saper lavorare benissimo in squadra.
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