Segretaria che vince non si cambia: Schlein punta a ripartire dalle regionali

Le aspettative per il dopo regionali, nel Pd, sono altissime. I sondaggi promettono un esito favorevole sia in Puglia sia in Campania, dove si voterà domenica e lunedì. E martedì prossimo, a risultati acquisiti, potrà iniziare una nuova fase (qualche malizioso parla di una «liberazione» dal governo di Vincenzo De Luca in Campania, che si ricandida “solo” al Consiglio regionale, lasciando la presidenza). «Se il risultato sarà buono, sarà un segnale forte contro la destra, ma anche nei confronti degli scettici nel nostro partito. Soprattutto in Campania la segretaria ha trovato una regione divisa, fortemente influenzata da tutte le peculiarità di un personaggio come De Luca: va dato merito a Elly del lavoro di tessitura che è riuscita a fare» dice un parlamentare che conosce bene la situazione in regione, dove la collaborazione dell’ex presidente e della segretaria che aveva promesso battaglia contro i «cacicchi» come lui, ha permesso di trovare non solo una quadra interna al Pd, ma addirittura un’intesa di coalizione solida al punto da poter sostenere un candidato del Movimento 5 stelle, Roberto Fico. Il grande rilancio celebrato dai fedelissimi di Elly Schlein passa innanzitutto dai numeri: a chi si confronta con il suo cerchio magico vengono snocciolati i dati che resteranno di questa tornata elettorale. A meno di clamorose sorprese finirà due a uno per il centrosinistra. Che tradotto vuol dire che, sottolineano gli uomini e le donne della segretaria, da quando Schlein è in carica, il Pd ha tenuto tutte le regioni che governava conquistandone due, Umbria e Sardegna. E poi i voti in numero assoluto: il Pd non è mai sceso di percentuale. Neanche dove ha perso, neanche dov’era in coalizione. A differenza degli alleati, è il sottinteso. Inutile discutere di papi stranieri, la sinistra pensi ad arginare Meloni Pressing in coalizione Soprattutto il Movimento 5 stelle. «Che da gennaio – è il ragionamento che condivide un dirigente – deve mettersi nell’ordine delle idee di sedersi al tavolo per elaborare un programma di coalizione per sfidare Meloni». La ripresa dei lavori in parlamento, la prossima settimana, offre un buon terreno alla collaborazione delle forze del centrosinistra, con il decreto Semplificazioni e il disegno di legge sul consenso informato voluto dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, su cui le minoranze hanno già saputo fare gioco di squadra. Certo, le proporzioni dei risultati possono fare la differenza: Giuseppe Conte – riflettono i parlamentari – per la prima volta ha l’occasione di pesarsi in una competizione regionale con un suo candidato veramente identitario. Tradotto: la performance di Fico permetterà di capire se il M5s può essere davvero competitivo in un voto locale, storicamente bestia nera per i Cinque stelle che invece raccolgono risultati migliori alle politiche. «Il dato di Campania e Puglia influirà anche sul dibattito per la nuova legge elettorale: ci sarà da capire cosa succede abolendo i collegi o considerando un premio di maggioranza com’è in discussione in questi giorni» ragiona un parlamentare. Insomma, il pressing nei confronti di Conte è iniziato. Ma anche le minoranze interne al partito sono sotto osservazione. «Tanti di noi sono impegnati in campagna elettorale e danno tutto, altri trovano il tempo per organizzare correnti e iniziative» sbotta un uomo della segretaria al lavoro in Puglia, nelle ultime ore di incontri e comizi. «Dipende sempre dal contributo che danno al partito: ben vengano mani per costruire l’alternativa o voci diverse che sono prova del pluralismo del Pd, ma se è un eterno ritorno al passato per tornare a discutere di leadership e liste, anche no». Il vero obiettivo della destra è tacitare il nostro garante Mattarella Milano-Montepulciano L’insofferenza per le iniziative interne ai dem dalle parti del Nazareno è forte. Sia per i riformisti che a fine ottobre si sono visti ai Bagni misteriosi di Milano, sia per la correnti più vicine alla leader che si riuniscono il prossimo weekend a Montepulciano. I protagonisti vogliono avere un peso maggiore al tavolo delle decisioni. I fedelissimi della leader sottolineano con una certa malizia il fatto che i diversi progetti riformisti continuino a non proporre una vera alternativa alla segretaria in carica. Anche se i referenti di questa area continuano a parlarne e a pensarci (anche perché, altrimenti, «good luck» profetizzava qualche giorno fa l’ex commissario europeo Paolo Gentiloni). Ma a dare più fastidio sono le critiche di chi ha da sempre sostenuto la segretaria. «Chi ha sempre perso vuole dare lezioni a chi sta vincendo?» provoca un dirigente. La consapevolezza del cerchio magico della leader è quella che, se mai dovesse esserci una nuova occasione di confronto con la minoranza, Schlein si siederà al tavolo con due assi nella manica. Di segretari dem accompagnati alla porta è costellata la storia del Pd, ma un leader rimosso dopo una doppia vittoria alle regionali in effetti ancora non s’è mai visto. Per il momento, l’unico appuntamento in programma è quello dell’Assemblea nazionale di dicembre. Sul congresso tutto è possibile, anche se i fedelissimi si mostrano sicuri che Schlein, in un potenziale voto interno, sarebbe riconfermata. Ma il pensiero dei dem è già rivolto al referendum sulla giustizia, ultima competizione elettorale in programma prima delle politiche. A meno di un fuoriprogramma decisamente ghiotto. In Sicilia, i tormenti interni al centrodestra, sembrano aprire scenari inesplorati. La maggioranza potrebbe decidere di anticipare il voto sul modello della Calabria. E gli schleiniani un po’ sognano.