Schlein si rafforza ancora. E imbarca l’opposizione Pd

L’Assemblea nazionale del Pd sarà convocata domenica 14 dicembre. Non slitterà all’anno nuovo. Naturalmente si svolgerà a Roma, ma la “location” ancora non è decisa: deve contenere gli oltre mille almeno potenziali partecipanti. Elly Schlein non l’ha annunciata domenica scorsa alla riunione del correntone a Montepulciano. Proprio perché era un appuntamento di corrente. E lei, come ha sottolineato in quell’occasione, è «la segretaria di tutti e di tutte». Gli organizzatori avrebbero potuto “rivendersela” come una vittoria dopo la prova di forza delle correnti di maggioranza (Areadem, Dems, Art.1): aver portato duemila persone a discutere sotto un capannone per tre giorni. Quasi all’addiaccio. A far pendere la bilancia dalla parte dell’organizzazione dell’Assemblea per metà dicembre sono state altre ragioni. La prima: serve un luogo formale dove allargare la maggioranza alla corrente di Stefano Bonaccini, che con l’occasione riequilibrerà il peso dei “montepulciniani”. La seconda: serve una controprogrammazione mediatica alla festa di Atreju. Inizierà il 6 dicembre e già si annuncia come l’evento politico di fine anno. Frotte di invitati di destra e sinistra. Giuseppe Conte, per dire, salirà sul palco sabato 13 dicembre (sarà intervistato da un giornalista). Il giorno dopo, il 14, sarà quello del comizio finale di Giorgia Meloni. E se a Castel Sant’Angelo non ci sarà il confronto diretto con la segretaria dem, la segretaria dem non ha rinunciato al tentativo di «polarizzare». Le due leader si parleranno a distanza, da palco a palco. Il correntone blinda Schlein. «Ma la tua vera forza è il Pd» Maggioranza bulgara Ma il core business dell’Assemblea nazionale è l’imbarco in maggioranza della corrente Energia popolare, uscita ridimensionata dopo la scissione dei «riformisti radicali» di Lorenzo Guerini e Pina Picierno. Lo scorso giovedì Alessandro Alfieri e Bonaccini hanno riunito i loro: parlamentari nazionali, europei, riferimenti regionali e i tre presidenti di regione, Eugenio Giani, Antonio Decaro e Michele de Pascale. Alfieri ha aperto la discussione, il presidente Pd l’ha chiusa con la decisione di rompere gli indugi perché, come si è sentito in molto interventi, «non ha senso continuare a stare nel mezzo». Ma serve «un passaggio politico». Nell’Assemblea la segreteria presenterà un documento sulla nuova fase: chi lo voterà formerà la nuova maggioranza. Quel voto sancirà l’allargamento dell’area che sostiene Schlein a quasi tutto il partito (tranne la frazione riformista). In pratica sarà una maggioranza bulgara. Quella che poi servirà a sancire (e votare) che Schlein è la candidata premier non solo del Pd ma quella proposta dal Pd a tutta la coalizione. C’è chi parla anche di un «riequilibrio» in segreteria (dovrebbero aumentare i componenti dell’area Bonaccini), circola d’altro canto qualche dubbio sul ruolo di Davide Baruffi, responsabile Enti locali ma concentratissimo sul suo ruolo di assessore in Emilia-Romagna (però copertissimo da Bonaccini). Il correntone mostra i muscoli a Schlein: «Discutere non fa male» Il congresso, prima o poi Resta in dubbio ancora l’idea del congresso anticipato. Nel gruppo stretto della segretaria c’è chi lo sponsorizza con forza (dal capogruppo al Senato Francesco Boccia a Marco Furfaro, peraltro applauditissimo a Montepulciano). Per Bonaccini non serve necessariamente, lo ha detto a Sky TG24, «perché Schlein è già forte di suo. Con le regole che abbiamo rischieremmo di chiuderci quattro mesi a discutere di noi mentre l’Italia vuole che proviamo a discutere dei problemi degli italiani. Invece di un congresso anticipato farei partire quello che Schlein ha detto che serve, e io sono d’accordo con lei: la costruzione dell’alternativa». Va detto che per l’area di Bonaccini è più agevole passare dall’opposizione alla maggioranza nel corso di una (tutto sommato rapida) assemblea nazionale piuttosto che nel lungo e complicato congresso, che espone al rischio di regalare una quota dei consensi riformisti a chi scegliesse di sfidare la ricandidatura di Schlein. C’è un fatto tecnico da tenere in conto: tutta la liturgia (congressi di circolo, voto degli iscritti, gazebo) dura minimo due mesi e mezzo. Per celebrarla prima del referendum (aprile 2026), la convocazione dovrebbe arrivare entro metà gennaio. Lo stesso timing del congresso che Schlein ha vinto nel 2023: indetto i primi di gennaio, gazebo il 26 febbraio, assemblea di proclamazione il 12 marzo. Atreju, l’invito di Meloni a Schlein finisce in beffa: «Sì al confronto, ma anche con Conte» Ma non sarà l’aspetto tecnico a far decidere la leader: sarà una valutazione su come rafforzarsi nel partito e di lì lanciare la sua corsa verso le politiche del 2027. E verso palazzo Chigi. Del resto il congresso sarà comunque anticipato rispetto alla sua scadenza naturale, nel marzo 2027. Perché, spiega Guerini, «il termine del mandato rischia di coincidere con la campagna delle politiche». Quindi l’anticipo «non è complicato. E sarebbe anche utile. Dopodiché è una decisione che dipende soprattutto dalla segretaria quindi vedremo quali saranno le sue valutazioni». Altrimenti «bisognerà trovare una strada alternativa per definire in modo partecipato e plurale la proposta politico-programmatica per le prossime politiche e per definire anche la modalità con cui tutto il partito venga coinvolto nella molteplicità di scelte che dovranno essere fatte da qui alle elezioni: sia di gestione del partito, sia di definizione dell’assetto che ci daremo per le politiche». Alleanza e premiership ad andamento lento, Schlein fa una mossa