L’Italia si ferma per Gaza: scontro totale sullo sciopero

Sciopero generale di 24 ore in solidarietà con la Flotilla e con Gaza, e manifestazioni nelle città. Stavolta la Cgil si unisce al sindacato di base Usb. E per spingere la mobilitazione, e anche per firmarla, Maurizio Landini ha fatto il giro delle tv. Giorgia Meloni lo attacca e sbeffeggia: «Mi sarei aspettata che i sindacati almeno su una questione che reputavano così importante non avessero indetto uno sciopero generale di venerdì. Il weekend lungo e la rivoluzione non stanno insieme». Il leader Cgil replica: «La presidente dovrebbe portare rispetto a chi paga le tasse e a chi lavora», «Pensavo che ad un livello così basso non ci arrivasse mai». Nel pomeriggio arriva la doccia fredda della Commissione di Garanzia: lo sciopero è «illegittimo». Per il Garante la protesta è indetta in violazione dell’obbligo di preavviso. La Cgil si aspettava l’obiezione, e infatti nella convocazione si era appellata all’art. 2 comma 7 della legge 146, che prevede una deroga in caso di difesa dell’ordine costituzionale o per fatti lesivi dell’incolumità e della sicurezza dei lavoratori. Per il Garante il richiamo è «incoerente», dunque intima alle organizzazioni di adeguarsi, pena «l’apertura di un procedimento». Una sanzione, in sostanza. Lo sciopero generale è illegittimo? Le ragioni del Garante e quelle della Cgil Tutto confermato I sindacati però non si adeguano. Tutto confermato, ribatte a stretto giro Landini, e promette di impugnare la delibera della Commissione e le eventuali sanzioni: «Stiamo garantendo i servizi minimi, le ragioni che ci hanno portato allo sciopero con quello che è successo alla Flotilla ci sono tutte». Non potrebbero fermarsi, del resto, anche volendolo fare. La macchina dello sciopero generale si è accesa quasi da sola, scavalcando le organizzazioni. Lo si è visto con le manifestazioni spontanee che si sono autoconvocate mercoledì notte in molte città quando è partito l’arrembaggio della marina militare israeliana alla Flottilla, in acque internazionali. A Roma, la più grande, oltre 10mila persone, hanno sfilato per ore durante la notte, tutti con i cellulari sintonizzati sulle immagini degli attivisti mani in alto sulle navi. In serata altre manifestazioni. A Napoli è stata bloccata l’autostrada, le stazioni delle città principali sono presidiate, a Roma 10mila persona hanno nuovamente sfilato in corteo, gli ospedali si sono illuminati per iniziativa di medici e operatori sanitari per Gaza e per i 1.677 colleghi morti nella Striscia. «Vedrete piazze talmente piene che la gente non saprà dove andare», prevede Landini su Sky TG24. «La Cgil non può stare zitta quando il governo italiano ed europeo decidono di spendere nei prossimi anni centinaia di miliardi per armarsi. La sicurezza oggi per i giovani e quella di poter lavorare, usare la loro intelligenza, e non essere precari. Avere scuole, una sanità che funziona. I giovani hanno paura del loro futuro e stanno scendendo in piazza perché non accettano la logica violenta della guerra». Il punto giuridico si vedrà. Il punto politico, a Corso d’Italia, è chiarissimo. La Cgil si è già fatta scavalcare dall’Usb lo scorso 22 settembre, quando lo sciopero chiamato dai sindacati di base si è trasformato in una marea umana che ha attraversato i centri delle città. «Un Landini né di lotta né di governo», è stata la battuta che è circolata, anche nella Cgil. È stato un errore di valutazione, per il sindacato, quello di non aver colto da subito l’ondata di indignazione per il massacro di Gaza e la partecipazione così ampia alla missione della Flotilla. Nel frattempo nelle scuole è partita l’onda, tutte le organizzazioni studentesche si sono dichiarate «equipaggio di terra», sono scese in piazza e ora in mezza Italia si preparano le occupazioni. Landini non può disconnettersi con questo mondo, tradizionale compagno di strada dei cortei dei lavoratori. Lunedì scorso ha convocato l’assemblea Cgil e ha fatto approvare la proclamazione dello sciopero generale in caso di arresto della Flotilla e la partecipazione al corteo del 4 ottobre a Roma. Flash mob degli ospedali italiani per Gaza, perché servono le proteste dei professionisti Salvini, rebus precettazioni Ma accettare la parte di comprimaria di un sindacato di base, che ha lanciato la parola d’ordine «blocchiamo tutto», è una mossa non semplice per la Cgil. Che si espone all’accusa di radicalizzarsi. E di mettere troppa distanza non solo dalla Cisl ma persino dalla Uil, con cui ha organizzato gli ultimi scioperi generali. La destra infatti si scatena. Forza Italia parla di «una deriva pericolosa della Cgil» e di un segretario che «aizza la piazza contro il governo in modo pericoloso». Da FdI Fabio Rampelli parla di «un solo obiettivo: mettere a ferro e fuoco l’Italia». Un film già visto, quello della destra che attacca lo sciopero e gli scioperanti. Ma forse non del tutto. Stavolta, nonostante l’assist del Garante, il ministro dei Trasporti Matteo Salvini sembra intenzionato a non precettare i lavoratori. Venerdì sarà una giornata difficile per il comparto (in realtà una delle tante, ormai le stazioni sono perennemente in tilt e i treni in eterno ritardo): fatte salve le fasce di garanza, il trasporto pubblico subirà uno stop di 24 ore. E così gli aerei, i porti, i taxi, il trasporto merci e la logistica. Il vicepremier ha tenuto un’informativa in Consiglio dei ministri in cui ha auspicato «buonsenso e responsabilità», confidando che sindacati e organizzazioni «rispettino le regole». Più o meno nelle stesse ore «fonti del ministero delle Infrastrutture» facevano filtrare parole ben più minacciose: «Chi parteciperà a uno sciopero dichiarato illegittimo dalla Commissione, ne pagherà personalmente le conseguenze, come previsto dalla legge». «Blocchiamo tutto», piazze per Gaza in tutt’Italia. A Roma oltre 10mila persone Nessuna precettazione, quindi, anche per evitare di alimentare un clima «già avvelenato». Ma le multe sì. Quelle previste sono già pesanti: da 2.500 a 50mila euro. Anche se il governo potrebbe presto inasprirle. In realtà per la giornata di venerdì è convocato, da tempo, uno sciopero generale della sigla SiCobas. Che “coprirebbe” comunque i lavoratori che decidono di fermarsi.