Il presidente della Repubblica ha partecipato alla cerimonia di commemorazione delle vittime, travolte da un fiume di fango: furono 268 i morti
Quarant’anni fa, nella valle di Stava, in Trentino, un fiume di fango travolse tutto quello che trovò sulla sua strada: case, alberghi, fattorie, vite. Furono 268 i morti, di cui 28 bambini. Oggi quella tragedia resta impressa come monito di ciò che può accadere quando profitto e incuria prevalgono sulla sicurezza e sul rispetto per l’ambiente.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha partecipato alla cerimonia di celebrazione del quarantesimo anniversario, accanto ai familiari delle vittime, ai sopravvissuti e ai cittadini riuniti per ricordare. Prima la deposizione di una corona di fiori al cimitero, poi la cerimonia pubblica nel teatro comunale. Sul palco anche il sindaco Massimiliano Deflorian: «Oggi sentiamo lo stato vicino», ha detto guardando la platea colma e Mattarella seduto in prima fila.
Nel suo discorso, il capo dello stato ha richiamato tutti a una riflessione che va oltre il ricordo: Stava, come il Vajont, come altre ferite aperte, è un simbolo di ciò che può accadere quando: «la ricerca del profitto ignora la responsabilità e l’etica». La frana del 19 luglio 1985, causata dal crollo dei bacini minerari di Prestavel, si muoveva a 90 chilometri orari: nessuno ebbe scampo. Gli invasi erano instabili, realizzati senza le necessarie misure di sicurezza. Dieci persone furono condannate, ma nessuno finì in carcere.
«Qui non è stata la natura a distruggere, a uccidere», ha continuato il presidente, «qui a provocare la strage è stata una calamità non di natura, causata artificialmente dall' uomo. Qui vi sono state responsabilità delle imprese coinvolte, incuria, mancanza di vigilanza dalle autorità nella gestione del progetto minerario. In una parola a determinarla fu l'indifferenza al pericolo per le persone, sulla base di una errata concezione del rapporto uomo-ambiente, con quest'ultimo considerato risorsa da sfruttare e non da porre doverosamente in favore della comunità, come un valore al suo servizio». Poi il monito: «Le ragioni della vita devono prevalere sullo sfruttamento indiscriminato del territorio», ha detto Mattarella, invitando a non considerare la sostenibilità come un ostacolo, ma come un investimento per il futuro. «Non possiamo più permetterci di trattare le risorse naturali come un giacimento da svuotare senza scrupoli», ha sottolineato il presidente della Repubblica, ribadendo la necessità di «riconciliare lo sviluppo economico con la tutela dell’ambiente».
In sala anche l’economista Stefano Zamagni, che ha ricordato come tragedie come quella di Stava mostrino ancora oggi i limiti di un modello economico orientato esclusivamente al massimo profitto. A legare questi luoghi a una visione più lungimirante c’è anche la memoria di Alex Langer, ambientalista altoatesino che in questi territori aveva radici profonde.
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