Sicurezza sul lavoro, il nuovo decreto non serve a nulla

Di emergenza in emergenza, il governo è pronto a varare un altro decreto per la sicurezza sul lavoro per provare a dare una risposta alla strage quotidiana: nei primi otto mesi dell’anno sono già morti 674 lavoratori. Un bilancio che non scende rispetto allo scorso anno. A conferma che il decretificio governativo ha funzionato poco. Basti pensare al caso della patente a crediti, introdotto con grandi annunci e che dopo un anno richiede già un miglioramento. Fraternità al lavoro: le priorità del Cnel di Renato Brunetta La ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, aveva annunciato il provvedimento la scorsa settimana: salvo slittamenti il testo sarà esaminato nel Consiglio dei ministri in programma oggi. La bozza prevede – tra le varie cose – l’introduzione di alcune novità (alcune chieste in maniera bipartisan), come le borse di studio in favore dei congiunti delle vittime, specifiche misure di protezione contro le cadute dall’alto e il potenziamento dell’organico dell’Ispettorato nazionale del lavoro: saranno assunte 500 persone con un investimento di 15 milioni di euro nel 2025 e 27 milioni di euro a regime, dal 2027. A corollario, poi, una serie di interventi sul potenziamento del ruolo dell’Inail e della formazione da comprendere nei dettagli e nella declinazione pratica. Cortocircuito Ma il decreto sulla sicurezza sul lavoro cozza con le recenti norme approvate al Senato nel disegno di legge sulle piccole e medie imprese. Il provvedimento, così come uscito dall’aula di palazzo Madama (ora approdato alla Camera), allenta le misure sulle garanzie dei lavoratori. Nessuno ne parla ma il lavoro nero cresce, nel settore della cura domestica serve un supporto pubblico Un emendamento, “bollinato” nel corso dell’iter parlamentare, ha previsto l’eliminazione della «responsabilità da parte delle aziende committenti di quello che succede lungo la filiera produttiva», ha denunciato il leader della Cgil, Maurizio Landini. Ribadendo: «È una cosa inaccettabile. Vuol dire in qualche modo “scudare” e deresponsabilizzare quello che invece deve essere una responsabilità di impresa». Dal punto di vista pratico, basta che le aziende abbiano adottato le misure per evitare reati così da poter scaricare eventuali responsabilità su incidenti futuri. Un cortocircuito rispetto al provvedimento che approda a palazzo Chigi e pure rispetto agli impegni assunti alla fine degli stati generali sulla sicurezza del lavoro, che si sono celebrati alla Camera la scorsa settimana. All’appuntamento hanno presenziato ministri, parlamentari oltre ovviamente ai leader sindacali. Promesse e pochi fatti: la propaganda non ferma la strage sul lavoro L’evento di Montecitorio è stato organizzato dalla commissione d’inchiesta parlamentare sulle condizioni di lavoro, presieduta dalla deputata del Pd, Chiara Gribaudo. Tra le richieste avanzate c’erano l’istituzione dei reati di lesioni e omicidio sul lavoro, l’investimento sulla formazione, riducendo il ricorso all’e-learning e verificando l’effettiva comprensione dei contenuti. Inoltre è stata avanzata la proposta per la realizzazione di una piattaforma unica nazionale per la formazione. Un’operazione importante soprattutto per i lavoratori stranieri. Ma non solo. Ci sono altre iniziative che potrebbe puntare ad aumentare le tutele dei lavoratori. «Giace in parlamento la proposta per la procura unica e per il gratuito patrocinio quest’ultima pure bipartisan, discutiamola e approviamola», ha ricordato Gribaudo rilanciando uno dei testi già pronto per essere discussi. Nel frattempo, bisognerà confrontarsi con l’ennesimo decreto.