Quasi una persona su cinque dei soggetti interessati dirà no al vaccino AstraZeneca. Il dato con cui il governo dovrà confrontarsi dopo gli accertamenti dell’Agenzia europea dei medicinali lo ha detto il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri. La «media nazionale» delle persone, ha detto a DomenicaIn, «sarà attorno al 15-20 per cento». Nelle regioni molte persone si stanno già rifiutando e in alcuni casi, come rivelato nei giorni scorsi dal presidente della Sicilia, Nello Musumeci, il rifiuto è addirittura più alto: «La percentuale è variabile da regione a regione. In alcune regioni è molto alta, come in Sicilia, dove è tra il 50 per cento e l'80 per cento, ma in alcune aree, non ovunque». Sileri ha aggiunto: «Ma è comprensibile dopo l'ultima settimana e dopo ciò che ha vissuto AstraZeneca».

Sileri si vaccinerebbe

«Io ho 49 anni – ha detto ancora -, se dovessero chiamarmi domani per la vaccinazione e mi dicessero che è avanzata una dose di Astrazeneca me la farei domani, non ci penserei un secondo in questo momento di altissima circolazione del virus» nonostante dalla settimana scorsa sia indicato per le persone oltre i 60 anni di età. «Anche nei giovani – ha tenuto a ribadire – è eccellente per evitare la terapia intensiva nei pochi casi in cui si verifica questa necessità». Sileri ha precisato che «attualmente quel vaccino può essere usato a ogni fascia d'età». Per questo «bisogna spiegare bene con sincerità la cosa, è una situazione molto ben gestita, con complicanze estremamente basse».

Vaccini e anziani

Oltre all’affare AstraZeneca, il sottosegretario ha ricordato che ci sono stati anche problemi a vaccinare gli anziani: «Una percentuale sulla fascia 70-79 anni troppo bassa, ed è stato spesso un problema di prenotazione». La Lombardia «è uno degli esempi: sta recuperando ma ha dovuto cambiare il sistema di prenotazione», ha detto facendo riferimento al caso dei malfunzionamenti di Aria. Secondo Sileri, «Laddove vi sono stati problemi è perché si è partiti male da subito. Si sta colmando un gap, tempo due settimane vedremo le regioni almeno sulla prima dose più allineate». La media nazionale però «è del 20 per cento, cioè poco più di un milione ha ricevuto almeno una dose».

Nonostante queste notizie, si dimostra fiducioso sul fatto che da maggio la situazione pandemica migliorerà e di conseguenza partiranno le aperture: «Già dalla prossima settimana vedremo i numeri migliorare di molto, e nel mese di maggio saranno possibili progressive riaperture». Torneranno tutte le fasce di rischio, con le regioni gialle e bianche che l’ultimo decreto aveva escluso. «Non dobbiamo correre troppo, ma sicuramente riaprire. Per i ristoranti possono già riaprire da maggio, a pranzo e verosimilmente, forse a metà maggio anche a cena». Andando avanti, per il sottosegretario, si riprenderà a vivere come sta accadendo in Gran Bretagna.

Quindi ha dato la scaletta delle riaperture: «I cinema e i teatri sarà fattibile fin da subito e così la scuola». Dopo «i ristoranti, e poi tutto fino a giugno, con moderazione. Pronti a fare un passettino indietro, ma difficilmente ci saranno perché ci saranno le vaccinazioni».

Il virologo Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell'Azienda ospedaliera di Padova, ha detto che aumentare l’affluenza degli studenti è sbagliato. Al contrario per il sottosegretario «è giusto aprire le scuole».

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