Alleanza o non alleanza? Questo il dilemma che affligge il Movimento cinque stelle e il Partito democratico in vista delle prossime elezioni comunali della capitale che si terranno in autunno.

«Su Roma il Pd dovrebbe valutare l’appoggio a Virginia Raggi e abbandonare certi toni» dice Francesco Silvestri, deputato e tesoriere del Movimento cinque stelle in un’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano. «A mio avviso Raggi rappresenta un’opportunità. In questi anni, assieme al Movimento, ha svolto un’importante lavoro di risanamento, e infatti la Corte dei Conti ha appena “promosso” i bilanci del Comune. Il Pd dovrebbe fare tesoro di questa esperienza e sostenere la ricandidatura della sindaca» dice.

Tuttavia, le divergenze non sono poche. I dem contestano alla sindaca molti errori durante la sua gestione capitolina e gli attriti con esponenti Pd locali e regionali come Zingaretti non sono mai mancati, soprattutto in tema di rifiuti. Secondo Silvestri il problema è politico «a Roma i dem non sanno ancora distinguere il bene dal male» racconta.

Nonostante il programma politico diverso, l’intesa al secondo turno sembra più che probabile, soprattutto dopo l’apertura del neo segretario del Pd Letta: «A condizione che si cambino i toni, e che si lavori assieme a un patto per lo sviluppo della città, in modo trasparente» dice Silvestri, il quale aggiunge che non ha preferenze per il candidato democratico deciso per Roma. Finora è uscito fuori il nome dell’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, ma «l’importante è che i dem capiscano che far vincere la destra sarebbe un grande errore, perfino più grave del buco lasciato nel bilancio della città» afferma Silvestri.

Il Movimento

Per quanto riguarda l’inamovibilità di Beppe Grillo sul limite dei due mandati il tesoriere è convinto che si «debba aprire una riflessione importante su come valorizzare l’esperienza di chi ha svolto due mandati e incarichi di governo» e si traduce in posizioni di rilievo all’interno del Movimento. Questo rischia anche di aumentare il rischio di correnti, proprio come accade all’interno del Partito democratico, ma Silvestri chiama alla compatezza: «È già complicato lavorare in un gruppo, figuriamoci in gruppetti. Dobbiamo restare uniti».

 

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