Basta con il bicameralismo paritario. Lo stato maggiore del Pd si presenta in grande spolvero al terzo piano della sede del partito a Roma per annunciare solennemente un pacchetto di riforme costituzionali che, secondo il segretario Nicola Zingaretti, faranno da giusta cornice agli altri correttivi al taglio dei parlamentari. Il «cantiere istituzionale» risponde «alla voglia di riscatto delle persone», partirà una raccolta di firme, sicure le code ai banchetti. Ma i tempi delle riforme sono lunghi, verosimilmente lunghissimi. Senonché un cronista riporta la compagnia sul più concreto terreno della legge elettorale, un proporzionale con sbarramento al 5 per cento il cui testo base è stato approvato in commissione alla camera il 10 settembre, con l’astensione di Leu e la non partecipazione di Italia viva. Ed è qui che a Zingaretti sfugge una verità sgradevole per gli alleati di sinistra: «Io credo che il 5 per cento sia una soglia non discutibile, per un problema semplice: è figlio di molti mesi di confronto politico. Non è messo a caso. E' una delle condizioni per il Pd per poter andare avanti».

E’ vero, il testo ha quella soglia. Ma è stato approvato di corsa, giusto per fingere che M5S manteneva la promessa di una nuova legge elettorale prima del referendum. Ed è vero che nessuno scommetterebbe all’imminenza dell’approvazione di questa legge, in teoria calendarizzata a metà ottobre e comunque osteggiata dalla Lega. Ma il fatto è che Leu fin qui ha detto in ogni sede ufficiale che non voterà il 5 per cento. Anzi, per quando si apriranno i termini per gli emendamenti, il capogruppo Federico Fornaro ne ha già pronto uno che abbassa lo sbarramento al 4. Forte anche del fatto che il ministro Luigi Di Maio si è detto propenso persino al 3. Affermazione sorprendente. Che i suoi derubricano a «un lapsus». Ma non innocente: M5s ha tutto l’interesse di spalleggiare i partiti piccoli di centrosinistra – leggi una formazione di sinistra e una futuribile ecologista – per evitare che vadano a rimpolpare le percentuali Pd. 

Dunque il 5 per cento è «indiscutibile»? Per Fornaro quella di Zingaretti è solo «tattica»: il Pd ha sempre sostenuto il 5, ma «su questo aspetto non c’era l’accordo di maggioranza e noi continuiamo a ritenere preferibile un correttivo antiframmentazione più ragionevole, inferiore al 5». Attenzione alla chiusa: «Auspico che possa esserci un confronto sereno, è interesse di tutti approvare in tempi ragionevoli una nuova legge elettorale proporzionale mettendo in sicurezza la Costituzione, che con il Rosatellum non lo è». Tono mite, sostanza tagliente: senza Leu al senato i numeri per approvare la legge non ci sono. Il Pd si regoli. Dentro Leu la componente di Sinistra italiana avrebbe preferito il 3 per cento per tentare, quando sarà, la strada di una formazione autonoma alla quale da mesi Nicola Fratoianni lavora insieme ad un gruppo di ex M5S, fra cui l’ex ministro Lorenzo Fioramonti, e alla rete civica guidata dall’europarmentare Massimiliano Smeriglio. Fratoianni infatti non la prende bene: «Se l’attuale segretario Pd pensa che l’unico punto di vista accettabile e non discutibile sia il suo, la discussione comincia assai male». Invece l’ala di Art.1 guidata dal ministro Roberto Speranza chiede il 4. Ma da mesi porta avanti un dialogo sottotraccia - fatto di riunioni, anche recenti, non pubbliche -  per trattare le condizioni del rientro nel Pd. A tempo debito, però. E non prima delle politiche: altrimenti Leu perderebbe il gruppo e una quota di posti di governo. 

Il 5 per cento costringerebbe anche Italia viva a rientrare nella casa dem. Maria Elena Boschi conferma il no al proporzionale, ma il sì allo sbarramento. Per Matteo Renzi alle regionali Iv ha preso il 5,1. C’è chi ha rifatto i conti e non è arrivato oltre il 3,1, ottenuto peraltro con l’aiutino di +Europa e di Carlo Calenda. Tanto per la legge elettorale, e per il voto, c’è tempo. Eppure c’è chi si porta avanti con il lavoro. Ieri il deputato renziano Nicola Caré ha annunciato il ritorno nel gruppo dem. E’ stato un fallimento, ha ammesso: «Non è il tempo di percorsi velleitari, la strada intrapresa da Iv non è quella che avevo immaginato».

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