Giovani in fuga dalle urne. Conte e Sánchez i leader più amati

Si informano in maniera abissalmente diversa rispetto agli adulti, e hanno una grande voglia di partecipazione. Nella prima parte del sondaggio Swg per Domani sul rapporto fra giovani e politica, abbiamo “scoperto” ragazzi e ragazze fra i 18 e i 25 anni pragmatici, non ideologici, ma non antipolitici, anzi fiduciosi nelle istituzioni, anche se scettici verso i politici e dunque con pochissime aspettative e lontani dalle urne. La seconda parte della ricerca indaga invece la partecipazione politica, l’informazione e le preferenze per i leader. E anche qui, i risultati sono molto diversi dai luoghi comuni della narrazione pubblica. TikTok e l’altro attivismo La ricerca mette a paragone le abitudini informative e di partecipazione politica degli under 25 rispetto agli adulti (più di 26 anni). Anche qui il divario generazionale è forte, in qualche caso abissale. Oltre la metà dei giovani dichiara di informarsi tramite social network; il 55 per cento rispetto al 29 degli adulti. Il più utilizzato è Instagram (73 contro il 32 degli adulti), seguono TikTok (46 contro 11) e YouTube (31 contro 27). Facebook è preferito massicciamente dagli adulti, e poco dai ragazzi (70 contro 23), come X, l’ex Twitter (22) che anche pochi adulti scrollano (11). «Cara politica, a cosa servi?»: i giovani tra speranze e paure Per contro i telegiornali, fonte primaria per il 67 per cento dei grandi, crollano al 46 tra i giovani. Al terzo posto giornali e riviste online (33) segue la voce «amici e familiari», cioè il passaparola, che è fonte di informazione per tre giovani su 10 (29 per cento); poi siti di informazione o blog, ma sempre online, e ancora programmi tv, podcast. Solo il 17 per cento legge giornali o riviste cartacee, rispetto al 24 per cento degli adulti. Comunque più di quanti non seguano gli influencer (13). La loro è un’informazione consumata in maniera diversa ma soprattutto meno frequente: solo il 15 per cento si informa più volte al giorno, il 24 per cento lo fa quotidianamente, contro il 34 degli adulti. E poco meno, il 32 per cento, si informa un paio di volte alla settimana. Questo si riflette anche sugli interessi: i giovani sono molto attenti alle vicende internazionali, ma tendono a ignorare la politica interna, come la manovra finanziaria, seguita solo dall’11 per cento (contro il 29 per cento degli adulti). Il 46 per cento dichiara che nell’ultimo mese è stato interessato al dramma di Gaza (il 52 per cento di quelli che si collocano a sinistra, il 57 di quelli di centro ma anche un significativo 42 di quelli di destra); il 36 alle manifestazioni per la Palestina e per la Flotilla, seguono i dazi di Trump, la guerra in Ucraina (28 per cento contro il 35 degli adulti), e poi Donald Trump, l’economia italiana, l’omicidio di Charlie Kirk, la finanziaria e infine la riforma della giustizia, che interessa solo all’11 per cento del totale. L’informazione dalla rete I nuovi canali informativi condizionano anche le modalità di partecipazione: i giovani tra i 18 e i 25 anni rispetto agli adulti mostrano una propensione verso forme di partecipazione politica non istituzionali. Il 70 per cento, più degli adulti, legge articoli su politica e temi sociali (guerre, violenza contro le donne, ambiente), e ancora più degli adulti postano o condividono online una causa (40 per cento tra i giovani contro il 32 per cento degli over 26), e molto più degli adulti negli ultimi 12 mesi hanno partecipato a manifestazioni pubbliche (33 per cento contro il 18 per cento). Anche l’azione di indossare o mettere in mostra simboli di associazioni o partiti è più frequente tra i giovani (23 per cento contro 13 per cento). Questa partecipazione “informale” è più diffusa tra i giovani che si identificano nell’area di centro e centrosinistra o che intendono votare per le opposizioni. Ad esempio, il boicottaggio di prodotti, scelto dal 29 per cento del totale dei giovani, sale al 51 tra quelli di centrosinistra. Leader ideale e reale Il politico ideale per loro deve innanzitutto essere «competente e preparato» (37 per cento, per gli adulti il 51), «coerente» (35 per cento) e «vicino alla gente» (27 per cento). Gli adulti danno invece maggiore importanza al pragmatismo: 32 per cento contro il 22 per cento dei giovani. Per gli adulti «essere sincero», o «diretto», vale più che per i giovani, ma non «essere una figura forte» (16 contro 11). Prima di arrivare a quali sono i leader preferiti, vediamo come traducono il loro consenso elettorale. Il campione ci restituisce un universo giovanile che si colloca al centrosinistra per il 26 per cento, al centrodestra il 22, al centro il 12, e per il 40 per cento non si colloca affatto. Il voto giovane è più frammentato e quindi, rispetto agli adulti, penalizza Fratelli d’Italia, che è il primo partito ma al 22,3 per cento contro il 33,1 degli adulti. Seguono il Pd al 19,6 contro il 22,3 degli adulti, il 13 di M5s contro il 12,5, Alleanza Verdi-Sinistra (9,9 contro 6,0) e Azione (6,4 contro il 2,5). Tra i leader, il più popolare è Giuseppe Conte (35 per cento di fiducia), un dato molto più alto rispetto a quello degli adulti, il 26 per cento. Segue Giorgia Meloni (33), che invece registra un gradimento inferiore rispetto a quello ottenuto tra gli over 25 (40). Altri leader, come Carlo Calenda (28 per cento), Riccardo Magi (25), Nicola Fratoianni (24) e Matteo Renzi (19), risultano notevolmente più popolari tra i giovani che nel resto della popolazione. Non Matteo Salvini, più alto fra gli adulti che fra i giovani (24 contro 20). Elly Schlein invece risulta popolare nella stessa misura fra giovani e adulti, rispettivamente il 23 e il 24 per cento. Sul piano internazionale, il premier spagnolo Pedro Sánchez è il leader più apprezzato (35 per cento tra i giovani), l’unico a superare un terzo dei pareri positivi. Ma è sorprendente anche il 30 per cento di Ursula von der Leyen, rispetto al 23 per cento degli adulti, il 30 di Emmanuel Macron (rispetto al 16 per cento degli adulti) e il 31 di Donald Trump (rispetto al 18 degli adulti). Fuga dalle urne Il dato che suona come un campanello d’allarme per la democrazia è un altro: il partito di maggioranza relativa tra i 18-25enni è quello dell’astensione. Il 26 per cento esprime l’intenzione di votare il centrodestra, la stessa quota il centrosinistra, il 10 per cento altri. Ma ben il 38 per cento dei giovani non andrebbe a votare, una quota di 8 punti superiore a quella già alta degli over 26 (30 per cento). La politica, dunque, li raggiunge sui social, li mobilita per le piazze, ma non riesce a convincerli a entrare nella cabina elettorale. Nota metodologica Sondaggio realizzato da SWG S.p.a. per conto di Editoriale Domani Indagine condotta tramite interviste online con metodo CAWI su un campione di 1.537 soggetti maggiorenni residenti in Italia (4.023 non rispondenti) di cui 700 persone di età 18-25 anni. Le interviste sono state realizzate tra il 24 e il 30 ottobre 2025. Il campione è stratificato per zona e prevede quote per età e sesso. Il margine d’errore statistico dei dati è del 3,7% per il campione di età 26+ e 3,4% per il campione 18-25 anni all’intervallo di confidenza del 95%. Il documento informativo completo sarà disponibile sul sito www.sondaggipoliticoelettorali.it