«Per evitare la guerra c'è bisogno di fermezza, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia sarebbe un gesto irreparabile». La linea del segretario del Partito democratico si condensa nelle parole di Enrico Letta dette a margine di un convegno nel primo pomeriggio. I dem si schierano comunque a sostegno del governo, sia nelle intenzioni di sfatare il conflitto armato, sia per prepararsi al peggio. Ma nell’entusiasmo di porsi al fianco del popolo ucraino, i parlamentari del Pd si sono fatti forse prendere da troppa passione.

Nel tweet apparso sabato scorso sul profilo della deputata Lia Quartapelle appaiono quattro foto della marcia dell’unità che si è riversata nelle strade di Kiev proprio il 12 febbraio. Quartapelle scrive: «Intanto, a Kiev, la marcia dell’unità. #UkraineCrisis». La parte problematica sono però le fotografie: in tutte e quattro appaiono, oltre alle bandiere ucraine, anche bandiere rosse e nere, utilizzate dagli estremisti di destra del Pravyj Sektor, un partito politico e organizzazione paramilitare. In due appare anche il Tryzub, il tridente che viene utilizzato come simbolo da molte istituzioni statali ucraine come la bandiera presidenziale e la difesa, ma è diventato anche un segno di riconoscimento dei neonazisti ucraini, che lo utilizzano addirittura come saluto, mostrando tre dita per imitarlo. 

Le proteste sono state organizzate dal Movimento contro la capitolazione, un’organizzazione di opposizione al presidente ucraino Volodymyr Zelensky che considera gli accordi di Minsk, firmati per porre fine (senza successo) alle ostilità nella regione del Donbas, una capitolazione di Kiev nei confronti della Russia. 

Quartapelle spiega che «La fotografia è stata diffusa da vari giornalisti stranieri presenti a Kiev. È evidente che in un paese a rischio di conflitto possano esserci delle forze di estrema destra di cui noi non condividiamo la piattaforma che partecipano a una manifestazione che si è svolta sabato». 

Interpretazione fallace

Ma in generale, in Italia la narrazione della resistenza ucraina spesso tende a glorificare iniziative che partono da gruppi per estrema destra, presentate come battaglie per avvicinarsi alle democrazie occidentali. 

L’esempio più evidente è il servizio dell’agenzia Ap ripreso anche dalla stampa italiana con toni entusiastici sull’addestramento dei civili ucraini perché possano autodifendersi, anche con armi da fuoco, in caso di invasione. I corsi erano organizzati dalle forze scelte dell’esercito ucraino, il battaglione Azov. Il gruppo di estrema destra è nato nel 2014, quando un gruppo di ex ultras del Metalist Kharkiv è riuscito a riconquistare Mariupol dalle forze filo-russe.

Il gruppo è stato accusato di tortura e crimini di guerra, oltre che di ammettere tra i propri membri neonazisti: nel logo del battaglione c’è un Wolfsangel azzurro su sfondo giallo. Si tratta di un simbolo già utilizzato da una Panzer-Division nazista. Tra gli altri simboli che decorano le uniformi del gruppo c’è anche la runa del sole nero, un altro riferimento dei nazisti. 

Diversi osservatori stranieri hanno già classificato il gruppo come neonazista. Alcuni parlamentari del Partito democratico americano, guidati da Max Rose, hanno addirittura chiesto nel 2019 che fosse inserito nella lista delle organizzazioni straniere terroristiche al Dipartimento di stato citando episodi di violenza di destra, come la sparatoria della moschea di Christchurch. La richiesta non è andata in porto e il battaglione non è stato messo sulla stessa lista nera di cui fanno parte al Qaida e Isis, ma ha suscitato ampie proteste in Ucraina. 

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