Il ministro della Salute Roberto Speranza resta al suo posto, le mozioni di sfiducia contro di lui raccattano appena qualche manciata di voti. Ma quando nel pomeriggio lascia palazzo Madama ha la piena consapevolezza che resterà il sorvegliato speciale delle destre. Quelle dell’opposizione, ma anche e soprattutto quelle del governo, Lega e Forza Italia. Per lui proseguire il lavoro non sarà una passeggiata, nel pieno della pandemia e con le quotidiane decisioni da prendere, per esempio al ministero ieri si ragionava sulle chiusure dei voli dall’India, e un’ordinanza ha vietato l’ingresso a chi negli ultimi 14 giorni abbia soggiornato o transitato in India e Bangladesh.

Le mozioni

Al Senato le tre mozioni – una di Fratelli d’Italia, una di Italexit, una di un gruppo di ex grillini – prendono 29, 29 e 28 voti. Una performance scarsa e annunciata, prendono anche meno voti dei loro firmatari (33). Da Liberi e uguali, il partito del ministro, si fa notare anche che è la seconda peggiore sfiducia della storia della Repubblica, dietro solo a quella del 1984 contro Giulio Andreotti sul caso Sindona presentata dal Msi (prese 15 voti). Il ministro pronuncia un’autodifesa di 28 pagine in cui ricostruisce la storia della pandemia da Covid 19 in Italia. «Ho fatto tutto quanto nelle mie forze per difendere la salute degli italiani», ripete. Le parole sono pacate, gli argomenti scelti con cura. Quelli usati e quelli evitati (per esempio il libro scritto e poi ritirato). Come quando lancia un avviso alle parti politiche che agitano le regioni contro di lui: «Avrei potuto spesso scaricare sulle regioni responsabilità, e limiti che tanti hanno visto. Ma non lo ho mai fatto e non lo farò».

Le mozioni lo indicano come responsabile del mancato aggiornamento del piano antipandemico, quello fermo al 2006. Lui ricorda i «centottanta mesi durante i quali si sono alternati sette governi con diverse maggioranze parlamentari. Tutti i gruppi di quest’assemblea, compresi quelli che hanno presentato le mozioni, hanno sostenuto alcuni di questi governi». Sul report dell’Organizzazione mondiale della sanità sulla situazione pandemica italiana, quello pubblicato e poi ritirato – un giudice dirà se il ministro ci ha messo una manina – «la scelta viene assunta esclusivamente dall’Oms, nella sua piena autonomia», ma l’Oms di Venezia «ha chiarito che il report è stato ritirato per inesattezze fattuali; tra gli errori rilevanti, quello relativo alla timeline dell’epidemia in Cina». Per Fratelli d’Italia sono argomenti reticenti, se non «menzogne».

Sfida a destra

Ma assai più preoccupanti per il governo, e per lo stesso ministro, sono le parole con cui Lega e Forza Italia annunciano il voto contro le mozioni. La sfida è ancora con FdI, come il giorno prima alla camera sul coprifuoco. Ma rischia di abbattersi sulla navigazione della maggioranza. Il capogruppo del Carroccio Massimiliano Romeo lancia una prima provocazione: «Ministro Speranza l’abbiamo sentita molto determinato, significa che sarà lei il primo a voler sostenere la commissione d’inchiesta sul piano pandemico che la Lega con Forza Italia presenterà nel corso della giornata». E a FdI: «Molto meglio lavorare sulle commissioni d’inchiesta piuttosto che presentare mozioni che hanno l’intento di mettere in difficoltà la Lega e FI più che il ministro». Matteo Salvini rincara: «Noi diamo la fiducia a Draghi. Speranza non lo stimo ma noi lavoriamo da dentro per migliorare i documenti come il Piano di rilancio, che è migliorato rispetto a quello di Conte». Forza Italia è anche più severa. Parla la senatrice più ostile al ministro, Maria Rizzotti, una medica, piazza sul banco una pila di interrogazioni a cui il ministro non ha risposto: «Non le votiamo la sfiducia ma non lo facciamo per lei, lo facciamo per Draghi. Ma è l’ultimo avviso al navigante», cioè lui, il ministro. Il collega Maurizio Gasparri esce dall’aula: «Speranza è una certezza: di incapacità».

Resta sul tavolo la richiesta di una commissione sulla pandemia. A Salvini serve per rimediare alle figuraccia sul coprifuoco. Ma anche per avvertire: chi lavora a un asse Pd-M5s nella maggioranza sappia che c’è un asse di destra, con Forza Italia saldamente imbullonata, che risponderà piombo su piombo.

La maggioranza si stringe attorno al suo ministro più esposto con un lungo applauso. Fra i banchi dei ministri, certo, non sono molti i colleghi venuti a dargli sostegno: Federico D’Incà, Stefano Patuanelli e Elena Bonetti. Giustificata l’assenza del sottosegretario alla salute Pierpaolo Sileri, il Cinque stelle ora entrato nelle grazie di Salvini: ma non c’è perché è appena diventato papà. Il caso Speranza per il momento è chiuso. Sulla commissione d’inchiesta è la presidente dei senatori Pd Simona Malpezzi, ieri al suo esordio in aula da capogruppo, mette le cose in chiaro: «È evidente che dovrà affrontare le criticità del sistema sanitario. È scontato che visti i dati si dovrà partire dalla regione Lombardia in cui si sono registrati le maggiori criticità e il più alto tasso di mortalità».

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