Ormai non si parla più solo di ddl Zan contro l’omotransfobia, al Senato è in atto un gioco di forze dove ognuno pesa il suo potere nella larga maggioranza Draghi, e a sorpresa è risorta la compagine del Conte II. La Lega minaccia la stabilità della maggioranza e attacca la scrittrice Michela Murgia, ma di fatto ha dovuto cedere e la settimana prossima potrebbe essere fissato l’avvio della discussione del disegno di legge a Palazzo Madama.

Fedez contro Ostellari

Il presidente leghista della commissione giustizia, Andrea Ostellari, ieri ha deciso di impedire che il disegno di legge, già approvato alla Camera, venisse messo in calendario e discusso. In extremis, aveva fatto appello ai capigruppo perché dirimessero la questione. 

Il rapper Fedez, che nelle scorse settimane è stato tra i più attivi sostenitori della legge, oggi lo ha attaccato: «Nonostante le più di 300mila firme di cittadini che chiedono la calendarizzazione, nonostante la maggioranza della commissione Giustizia sia positiva al calendarizzare il disegno di legge, una persona sola, un singolo, il signor Ostellari - accusa Fedez -, ha deciso di fare il cazzo che gli pare in barba alla democrazia». E «questa cosa va oltre il ddl Zan, qui è un principio democratico, perché se la maggioranza della commissione Giustizia vuole calendarizzare la legge, non vedo perché chi presiede la commissione Giustizia debba fare il cazzo che gli pare. Ma vi sembra normale?»

La resa della Lega

Il capogruppo della Lega, Massimiliano Romeo, oggi in Assemblea ha annunciato la capitolazione. La Lega pur di non discutere il disegno di legge Zan, nel corso della riunione dei capigruppo aveva controproposto «un nuovo disegno di legge sui diritti civili, che aumenti le pene per chi discrimina non solo per via dell'orientamento sessuale, e senza i riferimenti alla fluidità di genere, ai reati di opinione e alle scuole» ha detto Romeo. Ma «è stato risposto di no perché “bisogna andare avanti con il ddl Zan”». Per lui la legge che interviene contro le violenze di genere è sinonimo del “modello LGBT”: «Nella scuola non voglio che venga imposto un modello, che sia il modello LGBT o che sia il modello Pillon. Non voglio nessun modello: a scuola si insegna la grammatica, la geografia, la matematica, l'italiano e si insegnano le responsabilità, poi ognuno sarà libero di scegliere il modello che meglio crede. Questa – ha detto – è libertà». E se l’è presa con la scrittrice Michela Murgia: «Quando Murgia dice che la parte più interessante del disegno di legge Zan è quella sulle scuole, perché vogliamo modificare la cultura, mi vengono i brividi ed è un argomento divisivo!». Il risultato «è quello che vedo: nel parlamento si va avanti e la vecchia maggioranza va avanti come se al Governo ci fosse ancora Conte».

Il calendario dei lavori sul ddl adesso però dovrà essere votato in commissione Giustizia: «Nessuno potrà fermare quello che è previsto nel Regolamento. Quindi alzerete la manina e farete quello che dovete fare. L'importante è che ognuno di noi si prenda le proprie responsabilità».

Il fronte compatto

La palla passa di nuovo a Pd-M5s-Leu e Italia viva, gli ex sostenitori del governo Conte II. Oggi in Aula, a turno, i capigruppo M5s, Ettore Licheri, Pd, Simona Malpezzi, Misto (LeU), Loredana de Petris e infine Davide Faraone di Italia Viva, hanno ribadito la loro posizione a favore dell’esame. «Non c'è paese al mondo che possa rinunciare a crescere sul tema dei diritti civili della persona, di un individuo – ha detto Licheri -. Checché lei ne dica, presidente Romeo, l'Italia vuole una legge che non permetta che una persona possa essere insultata o picchiata semplicemente per il suo modo di essere». Malpezzi ha detto nel suo intervento: «Apprezzo il fatto che il presidente Romeo abbia voluto fare una discussione nella quale ha inserito anche il disegno di legge Zan: noi non stiamo chiedendo altro che fare questa discussione nella sede opportuna, cioè in Commissione». La settimana prossima, a quanto confermano a Domani fonti parlamentari, chiederanno di nuovo che venga messo in calendario.

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