Sul Meccanismo europeo di salvataggio la maggioranza, ancora una volta, calcia il barattolo un po’ più in là. Lo ha fatto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte lunedì sera, quando prima, nella conferenza stampa di presentazione della manovra, ha detto che il Mes «non è la panacea di tutti i mali», e poi, poche ore dopo, ha aggiustato il tiro e ha rinviato il confronto con i partner di governo a dopo gli Stati generali del Movimento 5 stelle.

Un appuntamento che Partito democratico, Italia viva e Leu aspettano con ansia da mesi: ma la decisione del premier di esporsi non è piaciuta al leader del Pd Nicola Zingaretti che invita a «evitare ogni occasione per far polemiche politiche».

Mes subito

Ma, nel day after, la tensione aumenta ancora. Viene convocata per oggi, mercoledì 21, per la prima volta alla Camera il neonato intergruppo “Mes subito”, fondato dai deputati di Italia viva Camillo D’Alessandro e Vito De Filippo. L’intento è chiaro, «verificare la reale adesione al Mes e riportare in parlamento il dibattito, ancora latente, su un tema così centrale», dice D’Alessandro. Insomma, non lasciare la partita interamente in mano al governo.

Ieri avevano già aderito oltre una cinquantina di parlamentari: Matteo Renzi, ma anche il vicesegretario del Pd Andrea Orlando, l’ex ministro Maurizio Lupi, Renato Brunetta e perfino un Cinque stelle, Giorgio Trizzino. D’Alessandro anticipa che chiamerà in audizione i presidenti di Regione per saggiare la loro posizione sulla possibilità di ottenere fondi aggiuntivi dall’Europa.

Vito De Filippo (Foto: LaPresse)

Nuove adesioni

Nel frattempo, dopo la presa di posizione a favore del Mes del commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni, ieri si è mobilitato anche l’ex presidente del Consiglio Enrico Letta, che propone «un’ulteriore trasformazione del Mes per superare i dubbi delle opinioni pubbliche».

Sempre più voci, insomma, per chiedere il grande passo a Conte. Nello scontro interno alla maggioranza si inserisce poi a metà giornata la notizia che anche la Campania chiederà il coprifuoco a partire da venerdì.

(LaPresse)

Coprifuochi

Lo aveva già fatto la Lombardia, ma il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, Cinque stelle, non perde l’occasione per accusare il presidente Vincenzo De Luca di aver fallito nella lotta al Covid-19.

Lo fa punzecchiandolo sulla sentenza su Juve-Napoli: «Inviterei De Luca a occuparsi più della situazione sanitaria della sua regione, per la qual non ha fatto granché dopo l’estate. Sono molto preoccupato per la Campania».

Uno scatto in avanti a cui arriva, immediata, la replica dura del segretario dem Nicola Zingaretti: «Spadafora pensi allo sport e non dia pagelle ai presidenti di Regione. Non ne ha titolo».

Vecchie ferite

Insomma, le parole sul Mes di Conte hanno riaperto vecchie ferite tutt’altro che cicatrizzate. E che, probabilmente, non si chiuderanno a breve.

Perché c’è il rischio che, dopo l’appuntamento degli Stati generali, il 14 e il 15 novembre, la situazione resti identica a oggi. È infatti molto probabile che durante il congresso si parli ampiamente di manifesto e valori fondanti, ma secondo molti parlamentari è praticamente impossibile che all’ordine del giorno appaiano questioni di merito, come per l’appunto il Mes.

(Foto: Giuseppe Lami/LaPresse/Pool Ansa)

Nessuna panacea

Sono tra l’altro ancora tutte da decidere le regole con cui si svolgerà l’evento. Quindi nel migliore dei casi, dopo il dibattito sui valori del movimento, i Cinque stelle alla fine della kermesse avranno deciso quale tipo di guida scegliere per la continuazione della loro avventura, un capo unico oppure un corpo collegiale.

Al di là di questo, perfino all’interno del gruppo le attese sono scarse. Anche riguardo una decisione definitiva sulle alleanze sul territorio. Secondo un deputato gli Stati generali potrebbero al massimo assegnare un mandato politico per discuterne più avanti coi partner di governo.

Un risultato magro, un nuovo rinvio. Di certo non la «panacea di tutti i mali» per una maggioranza con i nervi sempre più tesi.

 

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