Taglietto alle tasse e condono. È la manovra dei buoni pasto

Pensioni, imprese, salute, tasse, Mezzogiorno. E il contributo da richiedere alle banche. Sono tanti i capitoli che necessitano di risorse nella prossima manovra economica, mentre dall’orizzonte è sparita la flat tax. Nella grande incertezza che avvolge la legge di Bilancio, un paletto è stato fissato: saranno potenziati i buoni pasto esentasse. Non più ticket da 8 euro ma addirittura da 10 euro. Il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, prudente su tutti i versanti, si è lasciato andare su questo punto. Briciole per soddisfare gli appetiti. Per il resto la manovra dei “vorrei ma non posso” è tutta da scoprire, con un finale già scritto dall’Istat: le misure saranno approvate «senza di fatto incidere sul Pil». Ci sarà ma non si vedrà. Imprese, Urso non spende 4 miliardi e Giorgetti li ricicla in manovra Approvazione senza testo Mercoledì è intanto previsto il vertice sulla manovra con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, i due vicepremier, Antonio Tajani e Matteo Salvini, il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi, e ovviamente il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Un appuntamento giudicato «decisivo» da fonti di governo. Ognuno arriva con la lista di richieste e non sarà semplice assemblarle con i circa 16 miliardi di euro a disposizione, di cui buona parte, 4-5 miliardi di euro, sarà assorbito dagli investimenti per le armi. Il timing prevede di portare il disegno di legge già nel Consiglio dei ministri del 13 ottobre per imprimere un’accelerazione almeno dell’iter. Ma tra l’intento e la realtà ci passano i numeri e le richieste dei partiti di maggioranza. Come da tradizione, a palazzo Chigi sarà licenziato un elenco di titoli, per il testo completo occorrerà avere un bel po’ di pazienza. Pensioni, il governo fa cassa sui diritti già maturati tagliando l’assegno dei dipendenti pubblici Le prime audizioni nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato sul Dpfp (Documento programmatico di finanza pubblica) non sono state incoraggianti. Per l’Istat, senza un guizzo dell’economia, il dato della crescita sarà peggiore rispetto a quello attuale. L’aumento acquisto «per il 2025 risulta pari a +0,5 per cento, confermando quanto diffuso lo scorso agosto», ha detto Stefano Menghinello, direttore del dipartimento per le statistiche economiche dell’istituto, aggiungendo: «Per chiudere il 2025 a +0,5 per cento non è sufficiente un andamento flat in ultimi due trimestri». La rotta è tracciata. Giorgetti lo ha ripetuto da mesi ai colleghi, perché la volontà è di tenere in ordine i conti. Gli ingredienti della legge di Bilancio, del resto, sono stati annunciati: ennesimo condono fiscale, alias rottamazione delle cartelle quinquies, taglietto delle tasse al ceto medio, ossia lieve sforbiciata alla seconda aliquota Irpef, oltre al potenziamento delle spese militari. Resta da capire il dosaggio per preparare il piatto della manovra, evitando che possa diventare un pasticcio. Nella Lega hanno dovuto mandare giù la riduzione delle tasse al ceto medio, che non ha mai convinto soprattutto per l’impatto. A Salvini serve Vannacci: il mutuo aiuto di Pontida Innanzitutto l’intervento interesserà solo i redditi tra i 28mila e i 50mila euro e il beneficio in busta paga sarà non superiore ai 450 euro all’anno, che significa poco meno di 40 euro al mese per i più fortunati. In alcuni casi saranno pochi euro mensili a fronte di un esborso di almeno 3 miliardi di euro. Eppure Forza Italia insiste per ampliarla. «Dovremo cercare di farla arrivare fino a 60mila euro lordi annui di reddito», ha detto il deputato e responsabile Economia di FI, Maurizio Casasco, parlando di un «segnale importantissimo per il ceto medio». Gli azzurri sono ringalluzziti dal risultato delle regionali in Calabria. Ma Meloni ha frenato sui numeri: «Ci sono diverse misure allo studio per la fascia che arriva a 50mila euro». Promesse mancate Il convitato di pietra è il sistema previdenziale. La Lega di Salvini ha disperato bisogno di portare a casa la frenata sull’aumento dell’età pensionabile. Solo che mancano i soldi e per questo il ministro delle Infrastrutture ha rilanciato la tassa sugli extraprofitti, arrivando a ipotizzare un prelievo di 5 miliardi di euro. La manovra tra pace fiscale e flat tax. Tornano le promesse elettorali di Salvini Una cifra astronomica, che nessuno nel governo ritiene credibile, derubricandola come la solita propaganda salviniana. Il vicepremier ha insistito proprio nelle ultime ore: «Sono convinto ci sarà» il contributo. Giorgetti vive la sua ambivalenza: esponente leghista di spicco e ministro attento ai conti. Salvini deve portare a casa uno strapuntino, perché deve già far finta di nulla sulla promessa non mantenuta sulla flat tax e accettare l’acquisto di carri armati per riempire gli arsenali. A chiudere il cerchio ci sono gli investimenti per sostenere le imprese e la sanità. Gli imprenditori hanno lanciato una serie di appelli per ottenere risorse giuste a dare fiato alla produzione. Gli scheletri dell’industria che popolano una letteratura viva All’ordine del giorno, poi, resta un timido intervento sull’Ires premiale. Così come il ministero della Salute di Orazio Schillaci attende con trepidazione almeno un paio di miliardi di euro da aggiungere alla dote inserita nella manovra dello scorso anno. Solo che il soddisfacimento della richiesta non è scontata. È più facile reperire qualche manciata di milioni per i buoni pasto che un investimento strutturale.