Toscana, Giani domina: la rivincita del campo largo

«Chi si è affrettato a dare per morta la nostra coalizione oggi ha preso una facciata». Per una volta, in diretta su La7, la segretaria del Pd si lascia andare a quello che pensa. Ce l’ha con gli avversari, ma non solo: dopo le due sconfitte alle regionali, al Nazareno erano risultate troppo parziali le analisi severe sui media da parte di molti editorialisti. «A destra hanno cantato vittoria troppo presto. Sommando i voti assoluti delle tre regioni che hanno votato, il centrosinistra ha già più voti rispetto al centrodestra: il Pd è primo partito davanti a FdI». Anche Igor Taruffi, responsabile amministrazione, ricorda che «i conti vanno fatti alla fine» dunque «l’importante è il risultato complessivo del campo largo: molti commentatori avevano giudicato prematuramente» il disastro dopo Calabria e Marche, anzi «nelle prossime settimane ci saranno risultati altrettanto convincenti», allude a Campania e Puglia. Che l’aria sia quella della rivincita si capisce subito: la segretaria arriva a Firenze, al comitato elettorale del presidente Eugenio Giani, già nel pomeriggio. E a spoglio in alto mare, posta sui social un lungo abbraccio con il vincitore. I risultati della Toscana danno una boccata di ossigeno al campo largo, dopo due sconfitte scontate, ma non per questo meno dolorose. L’affluenza crolla, dal 62,6 del 2020 al 47,7. Per il presidente rieletto, raggiante, però, il dato dello scorso giro era gonfiato dall’election day e dal referendum per il taglio dei parlamentari, dunque quello di oggi è in linea con quello di dieci anni fa, il 48 per cento: «E sono particolarmente fiero che la mia provincia, Firenze, abbia superato il 53 per cento e che il mio comune, Sesto Fiorentino, abbia raggiunto quasi il 60». Il disastro Vannacci affonda la Lega. Meloni e FI sorridono Successo liberatorio La vittoria del centrosinistra in Toscana era prevista. Ma non nella dimensione in cui arriva. Per Schlein il segreto sta nell’unità, di cui «tutte le forze della coalizione beneficiano». Nel calo dell’affluenza, Giani aumenta il suo consenso dal 48,6 per cento del 2020 al 54. Aumenta anche la distanza con il candidato della destra, stavolta Alessandro Tomasi, che si ferma al 41: non più 8 punti come la scorsa volta, ma 13. Il Pd tiene, anzi aumenta percentualmente i consensi, dal 34,6 fino a sfiorare il 35. C’è poi l’exploit della Casa riformista di Matteo Renzi, all’8: un risultato con il trucco, perché quella «casa» ospita la lista civica di Giani. Comunque si attesta secondo partito dell’alleanza. Come Renzi aveva previsto. I rossoverdi saltano quasi al 7 per cento dal nulla (allo scorso giro si presentavano separati). Non va bene solo al M5s: scende dal 7 per cento della corsa solitaria del 2020 al 4,3 della corsa in coalizione. Un calo già subìto nelle Marche e in Calabria. Qui ha contato il travaglio della scelta di appoggiare Giani dopo gli anni di opposizione, e la fuoriuscita di parte del gruppo dirigente. Dal loro elettorato è partita una quota di voto disgiunto verso la candidata di Toscana rossa, Antonella Bundu. Schlein sprizza di gioia, come chi si è liberata delle profezie cupe sul declino di un’alleanza ancora non nata. «Questo è solo l’inizio di una coalizione su cui abbiamo lavorato tanto, in cui crediamo profondamente e che porteremo avanti, perché» risponde ai cronisti, «l’unità non è una condizione sufficiente, ma è una condizione necessaria per vincere. Il resto ce lo dobbiamo mettere noi con il buon governo, con le candidature credibili, con la forza delle nostre idee». Oltre allo smagliante risultato del Pd, c’è da stare attenti a quello del centro a trazione renziana. Che qui erode gli elettori di Forza Italia. «I moderati hanno scelto la coalizione che sosteneva Giani, hanno scelto il centrosinistra», secondo Schlein. E non c’è dubbio che, per quanto molto toscano, questo risultato servirà al leader di Iv per dare per compiuta la nascita del nuovo centro: sotto la sua regia. Il M5s ancora giù: Conte punta tutto su Roberto Fico Contenti e riformisti Intanto i riformisti del Pd si levano qualche sasso dalla scarpa. «La candidatura del nostro Eugenio Giani è stata la scelta migliore, ingiustamente sottoposta ai raggi X da forze che hanno pesato poco nelle scelte elettorali dei toscani», scrive su X la vicepresidente Pd del parlamento europeo, Pina Picierno. Allude alle iniziali incertezze di Schlein sulla ricandidatura di Giani. Schlein le nega: bisognava dare ai Cinque stelle il tempi di maturare la scelta di convergere sul candidato indigesto. Acqua passata, comunque, almeno in casa Pd. La segretaria stavolta può esultare anche per il deludente risultato della destra, «che riesce solo a scambiarsi i voti» e per il crollo della Lega, «se è questo l’effetto Vannacci, speriamo che prosegua». È andata così anche secondo Livio Gigliuto, presidente dell’Istituto Piepoli, del consorzio Opinio Rai: «In Toscana, come già nelle Marche e in Calabria, la maggioranza degli elettori ha confermato il voto di cinque anni fa. Giani è stato efficace nel mantenere i consensi di chi nel 2020 aveva già votato per lui. Mentre Tomasi non è riuscito ad attivare un flusso di consenso da sinistra e ha in sostanza ripreso i voti di quelli che avevano votato Ceccardi nelle elezioni precedenti. Proprio da ex elettori di Giani proviene invece circa la metà dei voti di Bundu, che potrebbe aver raccolto una parte dell’elettorato giovanile che ha affollato le piazze nelle ultime settimane».