Tra condono e scioperi, la doppia mossa elettorale di Fratelli d’Italia

Un classico per la destra in campagna elettorale, ai limiti dell’identitario. Il condono edilizio, proposto in passato da Silvio Berlusconi, questa volta lo ha messo sul tavolo Fratelli d’Italia, superando Forza Italia. L’emendamento alla manovra è stato presentato dal senatore Antonio Iannone che chiede di riaprire il condono edilizio del lontano 2003, quando a palazzo Chigi c’era appunto il Cavaliere. La misura potenzialmente riguarda tutta Italia ma nei fatti è stata pensata per la Campania che all’epoca, sotto la guida di Antonio Bassolino, non aderì e che, incidentalmente, il prossimo 23 e 24 novembre andrà al voto per le regionali. Per la destra il passo indietro è «un atto di giustizia». Ma ovviamente il candidato presidente del centrodestra, Edmondo Cirielli, esponente di FdI, ha già detto che se dovesse vincere lui, «la Campania sarà la prima a recepirla». Perché anche questa volta, come venti anni fa, spetterà alle regioni recepire le norme e definirne il perimetro, con la possibilità di modulare i criteri sul territorio. Litigi su Ucraina e manovra: l’unità della destra è solo una sceneggiata Opposizione in rivolta Per l’opposizione la proposta di FdI ha tutte le caratteristiche di «un voto di scambio politico», dice Piero De Luca, segretario regionale del Pd Campania. «Invece del piano casa da 15 miliardi promesso da Meloni, miracolosamente scomparso arriva l'ennesimo condono acchiappa-voti. Manca solo che propongano anche "un set di pentole, un aspirapolvere e una bicicletta con cambio Shimano"». Sulla stessa linea il leader di Italia Viva, Matteo Renzi: «In legge di Bilancio non c’è un centesimo. Questo è il governo del voto di scambio». «Un annuncio disperato per una coalizione che sa di aver perso», commenta il candidato del centrosinistra in Campania, Roberto Fico: «Serve il diritto alla casa, non fare condoni». Per il leader del M5s, Giuseppe Conte: «Significa essere scollati dalla realtà». Il deputato di Avs, Angelo Bonelli, rievoca un’immagine già sbiadita della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che in campagna elettorale, nel 2022, annunciava: «Non ci sono condoni nel nostro programma». Per Bonelli: «Oggi guida un governo che dell’abusivismo vuole fare uno strumento politico». Una manovra troppo austera: il governo svende il paese Il caso campano La storia del condono edilizio vale qualche riga. Nel 2003 la regione Campania aveva tentato di limitarlo con una legge regionale, ma la Consulta aveva annullato la norma giudicandola incompatibile con la legge statale. A quel punto la regione si era adeguata riscrivendo la legge e riaprendo i termini del condono. Tuttavia molte domande erano state respinte perché irricevibili; molti edifici si trovavano in aree dove la legge vieta qualsiasi costruzione (zone a rischio frane o alluvioni, aree protette o con vincolo paesaggistico). La possibile riapertura, spiegano gli esperti, servirà poco, ma aggiungerà nuove richieste con l’effetto di rallentare le demolizioni. Litigi su Ucraina e manovra: l’unità della destra è solo una sceneggiata Secondo l’ultimo report “Abbatti l’abuso” di Legambiente, in Campania restano migliaia di vecchie pratiche e pochissimi abbattimenti rispetto agli immobili abusivi: deliberato l’abbattimento di 23.635 immobili abusivi, ma le demolizioni eseguite sono state solo 3.107. Un «tema antico», spiega Antonio Tajani, leader di Forza Italia, che frena e attende di capire «se ci sono le coperture». Anche in questo contesto al vicepremier azzurro tocca il ruolo faticoso del bastian contrario, con il sopracciglio alzato e l’obiezione sul tavolo. A margine di un convegno a Napoli spiega che in effetti «ci sono abbattimenti che lasciano in mezzo alla strada le persone. Va affrontata la questione caso per caso». Nessun via libera tutti, dunque. L’emendamento resta tra i 5.742 presentati in Commissione Bilancio in Senato ed è a costo zero. La battaglia vera sulla manovra, non quella a colpi di slogan in vista delle regionali, non si consumerà prima di dicembre. Dai taxi al Ponte, Salvini fa flop: la manovra è l’ultima spiaggia Scioperi nel mirino Ma proprio mentre il condono diventa clava elettorale, Fratelli d’Italia apre un altro fronte provando a introdurre in manovra l’obbligo per i lavoratori dei trasporti di comunicare sette giorni prima, per iscritto e in forma irrevocabile, la propria adesione a uno sciopero. Sciopero nei trasporti, FdI vuole l’adesione scritta sette giorni prima. I sindacati: «Crea liste e snatura il diritto» Filt Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti parlano di «snaturamento del diritto costituzionale di sciopero, creazione di liste di scioperanti e possibili discriminazioni», ricordando che la legge 146/90 già garantisce i servizi minimi. Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana e deputato di Avs, denuncia «sono ossessionati da chi protesta e dissente, e hanno paura di chi li critica». Proposte che sul filo del voto incrociano abusivismo e diritti dei lavoratori, cemento e scioperi, un mix perfetto per l’elettorato sensibile al ritorno “della legge e dell’ordine” ma incapace di distinguere tra ingiustizie edilizie e diritti costituzionali. Svelato il bluff di Meloni. Una manovra per ricchi che non aiuta il paese