C'è un dirigente dell'Aci (Automobile club d'Italia) che a Bruxelles guadagna il 36 per cento in più del presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella. Si chiama Dario Gargiulo e ogni anno riscuote 326.363 euro lordi; Mattarella si ferma a una cifra molto più bassa, circa 238 mila euro l'anno, al di sotto del tetto massimo di 240 mila euro fissato dalla legge per tutti gli stipendiati della pubblica amministrazione.

Nella Repubblica autonoma dell'Aci, ente pubblico non economico, gli stipendi volano, ma sono tenuti gelosamente al riparo come fossero segreti. Il sito internet dell'ente è zeppo di informazioni e si può perfino scoprire, per esempio, che per uno stick di colla l'Aci ha speso 5 euro. Ma per gli emolumenti del presidente, Angelo Sticchi Damiani, che è pure presidente di Aci Informatica e della grande assicurazione Sara di proprietà dell'Aci, è tutta un'altra musica. Ed è un'impresa ancora più dura sapere quanto prende il segretario generale, Gerardo Capozza, già capo del cerimoniale di palazzo Chigi e consigliere del presidente del Consiglio Giuseppe Conte per il Sud.

Alla voce Amministrazione trasparente del sito appare la dichiarazione dei redditi 2019 del presidente Sticchi Damiani, dalla quale si evince che il suo reddito complessivo è di oltre 1 milione di euro, composto da 232 mila euro di entrate da lavoro e 777 mila euro di compensi professionali.

In un'altra pagina c'è un allegato in cui Sticchi Damiani dichiara di ricevere come stipendio di presidente Aci 126 mila euro e altri 120 mila per la presidenza di Aci Informatica. Il totale degli stipendi dichiarati fa supporre che il presidente incassi 246 mila euro l'anno, che però sono quasi centomila in meno di quanto guadagna il suo dipendente di Bruxelles. Una differenza che appare vistosa e anomala.

Zero informazioni, invece, sulla presidenza dell'assicurazione Sara per la quale è plausibile supporre che il presidente Sticchi Damiani riceva un compenso nella misura approvata dal presidente Aci Sticchi Damiani.

Una nebbia ancora più fitta avvolge lo stipendio del segretario generale Capozza: dai documenti che abbiamo potuto consultare risulta che al predecessore di Capozza, Ascanio Rozera, l'Aci corrispondeva in totale circa 319 mila euro. È quindi probabile che il successore percepisca una cifra almeno pari se non superiore.

L’obolo degli automobilisti al Pra

Per fugare ogni dubbio abbiamo chiesto all'Aci l'entità degli stipendi e ricevuto per risposta una mail di una pagina e mezzo piena di rimandi ad articoli di legge, decreti, testi unici, regolamenti, commi, delibere, percentuali. Ma zero cifre sugli stipendi.

L'unica certezza è che all'Aci sono convinti di non avere l'obbligo di rispettare il tetto dei 240 mila euro stabilito dalla legge in quanto «l'Aci non è ente gravante sulla finanza pubblica». Anche se poi dicono che quel tetto lo rispettano ugualmente.

Di certo l'Aci ha una natura pubblica perché su di esso vigilano i magistrati della Corte dei conti e il presidente Sticchi ha un'interlocuzione continua proprio con la magistratura contabile alla quale sottopone gli atti predisposti dall'ente.

L'Automobile club si finanzia in due modi: in misura modesta con le tessere di adesione dei soci (800 mila dichiarati), ma il grosso degli incassi viene dal Pra, il Pubblico registro automobilistico, gestito in base a una concessione statale.

Il Pra è quasi unanimemente considerato un ufficio inutile, un doppione della Motorizzazione civile, ma grazie alla concessione incassa un obolo da milioni di automobilisti, costretti a pagare per la registrazione dell'auto o i passaggi di proprietà.

Periodicamente vengono presentati in Parlamento disegni di legge per la soppressione del Pra che però si arenano sempre. Anche in questa legislatura è stata presentata una proposta di legge per l'abolizione dalla deputata Arianna Spessotto (M5s) e da altri 25 suoi colleghi. Pochi sono convinti che arriverà al traguardo.

I difensori della Repubblica autonoma dell'Aci finora sono sempre riusciti a schivare ogni insidia riuscendo a difendere un sistema unico e generoso.

Oltre agli stipendi ci sono i benefit dei dirigenti. Alcuni di essi sono minimi, non più di argent de poche, tipo il rinnovo dell'abbonamento annuale (181 euro) alla Gazzetta del Mezzogiorno per il presidente Sticchi che è originario di Lecce. Altri invece sono assai più consistenti, come le auto di servizio.

Il tripresidente Aci viaggia su una Maserati 4 porte di 430 cavalli di cilindrata per il cui utilizzo l'Automobile club paga un canone di 2.080 euro al mese alla società Leasys. Il segretario generale Capozza si accontenta di un'auto un po' meno vistosa, una Giulia Quadrifoglio di 510 cavalli con un canone un po' più economico: 1.990 euro al mese.

Mascherine anticovid luxury

Quando si tratta di spendere all'Aci non vanno troppo per il sottile. Qualche esempio: per contrastare la pandemia non si sono accontentati delle solite mascherine che in farmacia sono vendute a mezzo euro.

Le hanno volute personalizzate e si sono rivolti alla società Luxury Cravatte che fa capo al rinomato negozio Talarico della centralissima via dei Coronari a Roma: ne hanno ordinate 500 e le hanno pagate 10 mila euro, 20 euro a mascherina, 40 volte più che in farmacia.

Qualche giorno fa, mentre le preoccupazioni di tutti erano di nuovo concentrate sul ritorno della pandemia, hanno sborsato 23.720 euro per rinnovare l'arredo degli uffici di cinque direttori, mentre in precedenza per un divano e due poltrone ritenute necessarie per l'arredamento del segretario generale avevano speso quasi 5 mila euro.

A maggio, fase acuta della pandemia, hanno comprato 650 borracce d'acciaio con tracolle ed etichette per i dipendenti della sede centrale e dell'area metropolitana di Roma. A che cosa servano le borracce non è chiaro, ma hanno speso 3.845 euro.

Il fascino di Bruxelles

In mezzo a tanta prodigalità non sfigura la storia di Gargiulo da Bruxelles. Per decenni l'Aci non aveva sentito la necessità di avere un suo ufficio nella capitale belga, poi un po' più di un anno fa si sono convinti che non potevano farne a meno. E allora si sono dati daffare cesellando una nuova funzione e una nuova figura professionale: la Struttura di missione per progetti comunitari per automotive e turismo, nonostante le strutture di missione di solito siano appannaggio della presidenza del Consiglio, dei ministeri e della Protezione civile.

Poi hanno ritenuto fosse opportuno affidare la struttura alle cure di un Direttore progetti comunitari e nonostante la pianta organica Aci non prevedesse l'inserimento di alcun nuovo direttore, per Gargiulo il posto è saltato fuori.

Gargiulo è un dirigente pubblico con un curriculum di rilievo e forse per questo all'Aci gli hanno riservato così tante attenzioni. In precedenza era stato consigliere di Stefano Caldoro (Forza Italia) quando quest'ultimo era presidente della Campania, poi era stato inviato dalla stessa regione proprio a Bruxelles.

Infine era stato richiamato a Napoli e Gargiulo avrebbe dovuto salutare il Belgio se nel frattempo non gli fosse arrivata la tempestiva e lusinghiera proposta dell'Automobile club. Ora vive tra Bruxelles, Napoli e Roma e il suo superstipendio mensile è così composto: 3.331 euro il tabellare della Regione Campania, 921 euro la differenza tabellare dell'Aci, 2.972 euro retribuzione parte fissa, 6.157 euro retribuzione parte variabile più un importo lordo di indennità di servizio all'estero comprensiva della maggiorazione per 4 figli pari a 12.689 euro.

Forse per rendere più allettante l'offerta l'Aci ha aggiunto per Gargiulo pure un'«indennità di prima sistemazione» di 18.905 euro. Infine, perché non gli mancasse proprio niente, gli ha comprato pure l'arredamento spendendo 40 mila euro.

Il 18 novembre nella Repubblica autonoma dell'Aci voteranno per il rinnovo del presidente, ma si sa già chi vince: Sticchi Damiani rimarrà al suo posto per il terzo mandato di 4 anni. Non ha rivali, è candidato unico.

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