Una pioggia di soldi potenzia la società guidata dal fedelissimo di Matteo Salvini, Davide Bordoni, segretario della Lega nel Lazio. Un’aggiunta di risorse che darà mani libere per assunzioni pagate dalla manutenzione delle strade secondarie.

Il decreto Infrastrutture, entrato in vigore ieri, sta facendo discutere ancora prima di iniziare il suo iter parlamentare. È stato infatti al centro della tensione tra il Quirinale e il ministro delle Infrastrutture sui controlli per gli appalti relativi al ponte sullo Stretto.

La versione pubblicata in Gazzetta ufficiale era diversa da quella uscita dal Consiglio dei ministri. «La norma sui controlli antimafia non era contenuta nel testo preventivamente inviato al Quirinale, ma è apparsa poche ore prima della riunione del Consiglio dei ministri.

La legislazione in vigore contempla norme antimafia rigorose per le opere come il ponte di Messina», ha precisato una nota.

Strade dissestate

Resta che il provvedimento ha messo a disposizione 4 milioni e 200mila euro alla Ram logistica, infrastrutture e trasporti spa, società in house del ministero dei Trasporti, che ha come azionista unico il ministero dell’Economia di Giancarlo Giorgetti. Tutto in casa leghista.

La misura è stata giudicata talmente una priorità che le risorse economiche sono state prelevate dalle disponibilità per la manutenzione delle piccole strade comunali e provinciali.

Il finanziamento alla società è reso possibile dall’azzeramento di un fondo, stanziato dalla legge di Bilancio del 2023 e in attesa di attuazione, che garantiva dei rimborsi agli enti proprietari delle strade minori per interventi di miglioramento dopo il transito di veicoli agricoli.

Insomma, i soldi alla società in house vengono prelevati da un plafond destinato agli enti locali. Proprio quelli a cui la Lega dice di tenere di più. Ora dovranno farne a meno. Poco male. La Ram, nelle intenzioni del partito salviniano, andava rafforzata.

Bordoni è del resto un uomo di fiducia del segretario leghista, nonostante la sua ascesa politica sia iniziata dentro Forza Italia fin dai primi anni Duemila: nella giunta Alemanno è stato assessore al Commercio con deleghe molto pesanti. La conversione salviniana è maturata a fine 2019 a pochi mesi dall’estate del Papeete.

Bordoni è stato rieletto al Campidoglio sotto le insegne leghiste, ottenendo un contratto di consulenza con Salvini al ministero (da 40mila euro lordi all’anno cessato dopo circa dodici mesi) e successivamente l’incarico da amministratore della Ram per un compenso di 130mila euro annui (a cui aveva inizialmente rinunciato, salvo ripensarci nell’aprile del 2024).

Ma è soprattutto il leader laziale del partito. Ha raccolto la pesante eredità di Claudio Durigon. Bordoni ha anche cercato il salto nell’Europarlamento: il voto ha stoppato le sue ambizioni. Non sono bastate le 17.500 preferenze. A quel punto ha preferito lanciarsi a capofitto nella gestione di Ram e del partito nel Lazio in attesa di momenti elettorali migliori.

La lealtà a Salvini ha pagato. Il decreto Infrastrutture, salutato con squilli di trombe dal vicepremier, prevede un triplo stanziamento per la società, amministrata da Bordoni, che finora ha gestito un budget di circa 8 milioni di euro.

Le nuove convenzioni con il Mit possono potenziare di almeno il 25 per cento gli introiti. Già nell’anno in corso arriveranno 200mila euro. Il meglio, però, viene dopo: 2 milioni di euro sono previsti per il 2026 e la stessa somma per il 2027.

Lo scopo è di valorizzare il settore «della portualità, del trasporto marittimo, della logistica e della logistica digitale», si legge nel testo del provvedimento.

Non solo. La Ram è «autorizzata ad assumere unità di personale con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato, in deroga ai vincoli assunzionali». Il progetto era del resto un pallino per i salviniani.

Già nel decreto Pubblica amministrazione, come raccontato da Domani, i leghisti avevano presentato un emendamento per aumentare le risorse – attraverso lo strumento delle convenzioni ministeriali – da destinare alla società. In quel caso si puntava ad arrivare a uno stanziamento aggiuntivo di 8 milioni di euro. Il blitz è fallito. L’operazione è stata portata a termine qualche settimana dopo.

Il decreto Infrastrutture è un insieme di misure pensate da Salvini per mettere il cappello su vari progetti. Nel testo c’è pure un finanziamento pluriennale ai Gran premi di Formula 1.

All’Aci vengono elargiti, ogni anno fino al 2032, 5 milioni e 250mila euro per il Gp del made in Italy e dell’Emilia-Romagna, a Imola, e altri 5 milioni di euro per il Gp d’Italia, a Monza. Un contributo riconosciuto per l’importanza che i due appuntamenti «rivestono per il settore sportivo, turistico ed economico, nonché per l’immagine del paese in ambito internazionale».

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