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Da Orlando a Giorgetti fino al caso Lamorgese e alla confusione sul green pass, i vertici dei dicasteri sono spesso in contrasto tra loro o con pezzi della maggioranza. Per questo cercano sempre aiuto a palazzo Chigi.
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Emblematico di questo è lo scontro sulla ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese. Gli attacchi al suo operato sono arrivati, durissimi, dal leader della Lega Matteo Salvini, che ne ha chiesto velatamente le dimissioni. Draghi si è frapposto, favorendo un incontro tra i due ma sotto la sua supervisione.
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Da palazzo Chigi, tuttavia, filtra la solita tranquillità: l’appello è quello alla responsabilità delle forze politiche. Con la certezza sottintesa, però, che nessuno nell’attuale maggioranza ha intenzione di tirare troppo la corda e di irritare il manovratore.
In tempo di debolezza della politica, ci si affida al carisma dei leader. Nel caso italiano, in quello del presidente del consiglio Mario Draghi, ormai considerato inamovibile fino a fine legislatura (salve sue decisioni ancora imponderabili legate al Quirinale) e l’unico con la credibilità necessaria per essere garante nei confronti dell’Unione europea che l’Italia rispetterà i patti per il Recovery. Non a caso, secondo il sondaggio di Piepoli, la fiducia degli italiani nel premier è al 67



