Una manovra senza rete. E Conte “solletica” Salvini

Non basta un vertice di due ore e mezzo a moltiplicare le risorse della prossima manovra, che sarà impercettibile per la crescita, come sostenuto dagli osservatori indipendenti, Istat e Ufficio parlamentare di bilancio in testa. Con il pericolo, sottolineato proprio dall’Upb, «di non avere a disposizione ulteriori risorse per far fronte a esigenze impreviste». Nessun margine di azione, mentre sullo sfondo restano le tensioni geopolitiche e commerciali con i dazi dell’amministrazione di Donald Trump. Taglietto alle tasse e condono. È la manovra dei buoni pasto La corda è stata tesa al massimo e un granello di sabbia rischia di inceppare i conti. Una beffa per Giorgia Meloni, trattandosi di una manovra che guarda alle elezioni. I leader della maggioranza si sono ritrovati a palazzo Chigi con il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ma l’incontro non ha sciolto i nodi della legge di Bilancio, nonostante il momento di gioia condiviso con le nazionale di volley campioni del mondo, accolte dalla premier nell’intermezzo del summit. Forse l’unico vero momento di gioia. Giorgetti ha infatti ribadito la volontà di tenere i conti in ordine. L’obiettivo, almeno a parole, è quello di approvare il testo della manovra in Consiglio dei ministri la prossima settimana, non oltre il 15 ottobre. I vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, insieme al presidente di Noi moderati, Maurizio Lupi, hanno portato al tavolo le proprie istanze e definito la road map per chiedere il contributo alle banche, oltre a individuare i capitoli di investimenti: sanità, Mezzogiorno, Ires premiale per le imprese. In tarda serata Giorgetti, nel corso dell’audizione in parlamento (commissioni bilancio riunite di Camera e Senato), ha annunciato che le spese per la Difesa saranno tenute fuori dalla finanziaria: «Non abbiamo intenzione di finanziare la difesa togliendo risorse ad altre voci di spesa, tantomeno al sociale. Attiveremo la deroga a condizione che la procedura di infrazione Ue sarà superata. Non si può chiedere all'Italia, che sta rispettando le regole fin troppo rispetto ad altri, di aumentare le tasse o tagliare la sanità per finanziare le spesa della Difesa», ha detto. Insomma, se ne parlerà quando il rapporto deficit/Pil sarà sotto il 3 per cento. L’unica contrarietà sul prelievo agli istituti di credito è di Forza Italia, gli altri alleati sono d’accordo sul principio, sebbene siano divisi sull’entità della richiesta. Salvini vorrebbe arrivare a 5 miliardi di euro. La cifra è più propagandistica che reale. Qualcosa si farà, è la posizione. Ma in maniera «concertata», è la formula del Mef. Moda, ex Ilva e incentivi fermi: fallimento Urso sull’industria Forza Italia sogna il taglio delle tasse al ceto medio, che dovrebbe la seconda aliquota Irpef dal 35 al 33 per cento per i redditi fino a 60mila. Sulle cifre c’è lo stop del ministero dell’Economia: l’intervento sarà circoscritto ai redditi fino a 50mila euro. Per quelli più elevati saranno studiati eventuali sgravi, che potrebbero entrare anche in un secondo momento nel provvedimento come emendamenti governativi. Così come altre misure sui salari, come la detassazione degli straordinari. Lupi ha ottenuto la conferma di interventi per le famiglie con sgravi aggiuntivi per chi ha più figli. Sul tavolo Noi moderati ha anche portato la proposta per i giovani con l’azzeramento dell’Irpef per gli under 35. Misura da vagliare. La situazione più intricata riguarda la Lega, che per ironia della sorte esprime il ministro dell’Economia. È noto che Salvini voglia spuntare lo stop all’aumento dell’età pensionabile e la rottamazione quinquies delle cartelle. La prima pretese è incerta, sulla seconda è in lavorazione una versione soft. Giorgetti ha parlato di intervento «selettivo» in entrambi i casi. Tutto da declinare nel concreto. L’amo di Conte Il leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, ha lanciato una sfida al governo e ha provato a incunearsi nelle spaccature della maggioranza. La sua “contro-manovra” è un modo per solleticare Salvini. L’ex premier ha proposto, in una diretta social, «quattro misure fondamentali e straordinarie». Quindi ha fatto appello alle opposizioni ma ha invocato il «dialogo con le forze di maggioranza». Difficilmente Meloni potrà rispondere positivamente. A Salvini qualcosa, invece, piace. Campo largo, un’alleanza a perdere. Per Schlein e Conte un bagno di realtà La ricetta di Conte prevede infatti un «maxi taglio delle tasse, aumentare la no tax area, l’aumento dell’assegno unico per le famiglie, l’investimento sulla sanità pubblica e il recupero delle agevolazioni e degli ristabilendo il credito d’imposta di Transizione 4.0». Un piano che vuole essere coperto con tasse sui «profitti che stanno facendo le banche», «digital tax per non fare favori ai giganti della rete» e un «definanziamento dei folli piani militari». Tagli o tasse per le armi Oltre le schermaglie politiche, i segnali sono quelli di un provvedimento complicato. L’upb, nel corso dell’audizione in parlamento sul Dpfp (Documento programmatico di finanza pubblica), ha sottolineato che gli investimenti per la Difesa non saranno indolori: «Un aumento permanente della spesa per la difesa dovrà necessariamente essere compensato da misure di riduzione della spesa in altri settori o di aumenti discrezionali delle entrate». Insomma, da qualche da parte devono essere reperite le risorse per riempire gli arsenali. E, come già emerso in altre audizioni, la prossima legge di Bilancio non avrà impatto sulla crescita per i prossimi anni. Imprese, Urso non spende 4 miliardi e Giorgetti li ricicla in manovra L’aumento del Pil sarà «di un paio di decimi di punto percentuale nel triennio di previsione, neutrale l’anno prossimo e marginalmente espansivo nel 2027-2028». L’analisi fa il paio con quanto sostenuto dall’Istat nel corso dell’audizione di lunedì nelle commissioni riunite di Camera e Senato. La Banca d’Italia ha evidenziato invece che «sarebbe opportuno limitare gli incrementi di spesa o le riduzioni di entrate di natura temporanea: hanno effetti solo transitori sulla domanda». Un principio ripreso anche dall’Upb, che ha invocato «la qualità degli interventi». Tutti ancora da scoprire data la vaghezza del documento programmatico del governo.