«Non vi chiederei mai di fare qualcosa che non sarei pronta a fare io stessa», dice Alexandria Ocasio-Cortez, la deputata democratica americana, in una storia Instagram mentre documenta in diretta il suo vaccino contro il Covid-19. La Casa Bianca, i membri del Congresso e le autorità giudiziarie negli Stati Uniti hanno la priorità nella distribuzione delle prime dosi del nuovo vaccino anti Covid Pfizer, approvato lunedì dalla Commissione europea e in uso già da inizio dicembre in America e nel Regno Unito.

Gli Stati Uniti e gli altri

Sono i National security protocols, i protocolli di sicurezza nazionale, che dovranno assicurare la continuità di governo del paese e quindi mettono i politici in cima alla lista delle persone da tutelare. Con una breve ricerca su Google si trovano già classifiche di politici e “celebrity” che si sono sottoposti alla vaccinazione per dare l’esempio: il vicepresidente in carica Mike Pence, la speaker della Camera, Nancy Pelosi, il leader di maggioranza del Senato, Mitch McConnell, e quello di minoranza, Chuck Schumer. Mentre Pence ha parlato in diretta tv per celebrare l’occasione come «miracolo medico», non è noto se il presidente Donald Trump, che si era già ammalato di Covid-19, si vaccinerà.

Sicuramente Trump sul tema sta tenendo un profilo molto basso, al contrario del suo successore: Joe Biden si è vaccinato lunedì in diretta televisiva, spiegando che il vaccino è «una grande speranza. Lo sto facendo per dimostrare che le persone dovrebbero prepararsi a farlo, quando sarà disponibile. Non c’è nulla di cui essere preoccupati».

Il medico del Congresso Brian Monahan ha detto che una volta vaccinati i parlamentari, saranno chiamati i collaboratori più importanti e il resto dello staff.

Le reazioni, soprattutto sui canali social non sono state del tutto positive: oltre a molte critiche ai post in cui i politici raccontavano d’esser stati vaccinati, si sono sollevati dissensi anche tra i parlamentari stessi, come quello di Ilhan Omar, deputata democratica, che ha scritto su Twitter che «dovrebbero averlo coloro che ne hanno più bisogno».

Anche Benjamin Netanyahu, il premier israeliano, ha voluto essere d’esempio per dissipare i dubbi della popolazione sul vaccino e se lo è fatto inoculare per primo in assoluto in Israele, sempre in diretta televisiva. Netanyahu ha parlato di un «momento eccitante». Non è dato sapere se ci sarà una corsia preferenziale anche per i parlamentari della Knesset.

Sicuramente non l’avranno i membri del governo e gli altri politici canadesi: in un recente intervista, infatti, Caroline Quach-Thanh, presidente del National Advisory Committee on Immunization, cioè la commissione che gestisce il vaccino, ha spiegato che la popolazione è stata suddivisa in diverse categorie a seconda dell’esposizione al rischio, di cui solo alcune avranno la priorità. «I leader politici non ne fanno parte», ha detto.

L’Europa

In Europa quasi nessun paese ha ancora deciso se permettere ai propri parlamentari di sottoporsi alle vaccinazioni “sorpassando” altre categorie per dare il buon esempio e garantire la continuità dei lavori delle massime cariche dello stato.

Molti capi di governo, però, hanno già annunciato di volersi vaccinare: Pedro Sánchez, per esempio, ha detto che lo farà «non solo da primo ministro, ma anche da cittadino». Sembra che Boris Johnson si sottoporrà al vaccino addirittura in diretta televisiva.

In Germania, a metà dicembre il presidente del Bundestag, Wolfgang Schäuble, ha chiesto in una lettera alla commissione competente per la gestione del piano vaccinale di considerare i parlamentari al pari dei membri del governo nella definizione delle priorità.

In realtà, però, la commissione ha inserito i membri del governo nella penultima categoria di priorità, al pari di poliziotti, vigili del fuoco e negozianti. È quindi molto improbabile che i membri del Bundestag abbiano un qualche tipo di trattamento di favore: intanto, si discute anche di fissare in un testo di legge l’ordine con cui saranno vaccinati i tedeschi, ma non è chiaro se questa proposta avrà il seguito necessario.

L’Italia

In Italia, le vaccinazioni inizieranno come nel resto dell’Unione il 27 dicembre con un vaccination day simbolico. Seguiranno dosi assegnate innanzitutto agli operatori sanitari e al personale e agli ospiti delle Rsa. Questa prima fase dovrebbe concludersi intorno al 10 gennaio, quando si passerà a vaccinare gli ultraottantenni. A oggi però, nulla si sa dei vaccini di parlamentari e membri del governo.

Sono in tanti i leader politici che, raccogliendo tra le altre cose anche l’appello del direttore del Foglio Claudio Cerasa, si sono dichiarati pronti a vaccinarsi in televisione.

«Sono pronto. Mi metto in fila. Quando sarà il mio turno farò il vaccino», ha scritto Nicola Zingaretti, segretario del Pd. «Anche io», ha scritto Matteo Renzi rispondendo all’appello. Silvio Berlusconi ha assicurato la sua disponibilità via sms: «Sono pronto a farmi vaccinare quando sarà il mio turno». «La trovo un’ottima idea. Presente!», ha twittato anche Luigi Di Maio, ministro degli Esteri.

Tutti pronti, ma rispettando il proprio turno. A utilizzare per primo questa riserva era stato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che già a inizio mese aveva fatto filtrare la propria volontà di sottoporsi al vaccino e di darne rilevanza mediatica per incoraggiare la popolazione a fare altrettanto.

Qualche giorno prima anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva annunciato di volerlo fare «senz’altro perché quando sarà ammesso sarà sicuro e testato», specificando però che «sarà disponibile prima per le categorie vulnerabili ed esposte».

 

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