L’autopsia sulle salme dei tre militari deceduti in questi giorni e che una parte della stampa ha collegato alla somministrazione del vaccino Astrazeneca è un atto previsto dall’iter medico e giudiziario, non un elemento che avvalora la tesi che la causa di morte sia il vaccino.

I tre casi

Le indagini di tre diverse procure siciliane – Siracusa, Catania e Trapani – riguardano  decessi diversi. Il primo è quello di un sotto ufficiale della Marina militare, Stefano Paternò, 43 anni, morto per arresto cardiaco dopo una notte di febbre alta e convulsioni 15 ore dopo aver fatto il vaccino.

Il secondo è quello di Giuseppe Maniscalco, 54 anni, morto di infarto e che 48 ore prima si era vaccinato. Il terzo caso riguarda il poliziotto Davide Villa, 50 anni, morto anche lui di infarto e vaccinato 16 giorni prima del decesso. 

L’iter medico

In linea generale il medico che accerta il decesso ha poi davanti tre possibili ipotesi di azione. Nel caso in cui la persona morta sia un suo paziente, di cui conosce la storia clinica e da quella è in grado di dedurre che il decesso è avvenuto per cause naturali o per patologie note e croniche, il medico mette la salma a disposizione dei parenti per il funerale.

Nel caso in cui invece il medico non conosca la storia clinica del morto e non identifichi patologie croniche, l’iter è diverso e la salma viene messa a disposizione del medico legale che svolge un’autopsia al solo scopo diagnostico, per certificare la causa di morte.

Nel terzo caso, infine, in cui il medico che certifica il decesso si trovi davanti a cause di morte evidentemente non naturali – come nel caso di incidenti d’auto o armi da fuoco – avverte e mette la salma a disposizione dell’autorità giudiziaria, che apre un fascicolo e incarica il medico legale di svolgere l’autopsia giudiziaria.

La diversità tra l’autopsia a scopo diagnostico e quella giudiziaria è che la prima si effettua solo per identificare la causa di morte, la seconda invece è più approfondita e deve escludere tutti gli altri fattori certificando la causa oltre ogni ragionevole dubbio, quindi prevede esami più approfonditi.

Inoltre, nel caso in cui esista una correlazione temporale tra la morte e la somministrazione di un farmaco o di un vaccino, il medico che certifica il decesso è tenuto a segnalare il «possibile evento avverso fatale», segnalandolo all’autorità sanitaria. Questa procedura, però, non indaga in nessun modo il nesso causale tra vaccino e decesso, ma segnala solo che i due fatti sono temporalmente vicini. 

Si tratta di un procedimento cautelativo, che viene fatto anche nel caso di un paziente molto anziano affetto da patologie pregresse che muoia in un lasso di tempo vicino alla somministrazione di un vaccino influenzale.

Il nesso causale tra l’evento morte e il vaccino, invece, si valuta in una fase successiva anche per escluderla.

Il senso di questa procedura è, nel caso di numerose segnalazioni di decessi temporalmente vicini a vaccini magari provenienti dallo stesso lotto, di fermare e ritirare quello specifico lotto in attesa di approfondire l’ipotesi del nesso causale.

L’iter giudiziario

In caso di morte, parallelamente, può incardinarsi anche un iter giudiziario. Nel caso, per esempio, di una denuncia da parte di parenti della vittima all’autorità giudiziaria, il magistrato esercita l’azione penale.

In questo caso, se il magistrato ritiene che la denuncia contenga una notizia di reato, viene aperto un fascicolo con una ipotesi di reato e viene disposta l’autopsia giudiziaria.

L’autopsia viene disposta sempre nell’immediatezza, anche se poi il fascicolo viene archiviato perché si ritiene che la notizia di reato sia infondata.

La ragione è che si tratta di un “atto non ripetibile”, ovvero che deve essere fatto subito per raccogliere eventuali prove o ottenere riscontri.

Posticiparlo a quando la notizia di reato si consolida potrebbe voler dire dover esumare il corpo e, a distanza di molti giorni dal decesso, alcuni dati potrebbero essere già non più acquisibili.

Nei casi dei decessi in Sicilia, i magistrati hanno indagato per omicidio colposo tutte le persone coinvolte nella filiera – dai produttori del vaccino a chi lo ha inoculato – ma le autopsie serviranno a stabilire se esiste un qualche tipo di nesso causale tra le morti e il vaccino,ma soprattutto sei i deceduti avevano problemi cardiaci preesistenti.

La correlazione tra vaccini e morti

Dopo i tre casi di decesso, che sono stati segnalati ad Aifa, l’agenzia nazionale del farmaco, il lotto di vaccini ABV2856 – di cui una parte è già stata somministrata positivamente – è stato precauzionalmente sospeso e i carabinieri del Nas ha sequestrato tutte le fiale ancora non utilizzate. 

La decisione di ritirare un lotto, ha precisato il direttore generale Aifa Nicola Magrini, «è una misura cautelativa, consente di ispezionare nel dettaglio il lotto, fare esami sulla qualità del prodotto e verificare le circostanze. Allo stesso tempo i dati di tutti i paesi arrivati dall'Ema sono rassicuranti».

Nessun legame, infatti, è stato riscontrato tre le morti e i vaccini. E Aifa ha certificato che, su 5 milioni di vaccinati, i casi di disturbi di coagulazione sono stati 30, che corrisponde statisticamente al numero di decessi per questa causa su quel numero di persone nello specifico lasso di tempo.

Astrazeneca, infine, ha dichiarato che «da un'analisi dei nostri dati di sicurezza su oltre 10 milioni di somministrazioni, non è emersa alcuna prova di un aumento del rischio di embolia polmonare o trombosi venosa profonda in qualsiasi gruppo di età, sesso, lotto o in qualsiasi Paese in cui è stato utilizzato il vaccino AstraZeneca contro Covid».

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