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Esclusivo. Vaticano, tutte le accuse all’amico del papa: «Fu Milanese a chiamare Torzi»

Angelo Carconi
Angelo Carconi

I magistrati della Santa sede: «Godeva della fiducia di Francesco, introdusse in Vaticano persone  con precedenti penali». Il sostituto Peña Parra conferma l’ipotesi in una lettera riservata. Nella rogatoria gli affari di Milanese con Tirabassi, Crasso e il raider. Becciu e Peña Parra hanno girato alla sua cooperativa Osa 350mila euro. L’imprenditore però non risulta indagato. Francesco si è fidato della persona sbagliata o gli inquirenti hanno preso un granchio?

 

  • Le nuove carte dell’accusa identificano Milanese, fedelissimo di papa Francesco, come l’uomo che introdusse Gianluigi Torzi in Vaticano. Anche il Sostituto Peña Parra conferma l’ipotesi in una lettera trovata da Domani
  • Per i pm la cooperativa Osa di Milanese avrebbe anche avuto 350 mila euro provenienti dall’Obolo di San Pietro. Altri 2,3 milioni arrivano dalla Segreteria di Stato attraverso una cartolarizzazione effettuata dal banchiere Crasso
  • Lunga la lista di sospetti: sotto la lente dei pm gli affari con Tirabassi, presunte raccomandazioni al Bambin Gesù, legami con le società di Torzi e Luciano Capaldi. Ma Milanese non è indagato, e dopo gli interrogatori le accuse si sarebbero ridimensionate

Giuseppe Maria Milanese, chi era costui? Il presidente di una grande cooperativa che aiuta i disabili o uno dei grandi protagonisti dello scandalo finanziario che sta terremotando la Santa sede? A leggere le carte inedite dell’inchiesta dei magistrati del papa, gli inquirenti sembrerebbero non avere dubbi: «Milanese è la figura che unisce tutti gli attori coinvolti in questa vicenda», scrivono in una rogatoria i promotori di Giustizia. «Godendo della fiducia del Santo Padre, ha introdotto in Va

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