«Sul gip Sturzo io le devo fare una confessione. È noto alle cronache che io sono considerato un taglia teste, un taglia gole, ma in senso politico... Nel 2012 il dottor Sturzo, che aveva rapporti con Gianni Letta, fu mandato per fare il candidato alla presidenza della regione Sicilia. Io però ero contrario... Non ci sono per ’sto processo, mi sento tirato dentro. E ho cercato di capire la motivazione, non vorrei che fosse quello. Chiudo qua». È in una mattinata uggiosa dello scorso 27 ottobre che Denis Verdini decide di togliersi qualche sasso dalla scarpa. E in un interrogatorio da lui stesso richiesto al pm Mario Palazzi – che lo indaga per concussione nel caso Consip – rilascia alcune sorprendenti dichiarazioni su Gaspare Sturzo. Non un magistrato qualsiasi, ma il giudice per le indagini preliminari che qualche mese prima aveva ordinato a Palazzi e al collega Paolo Ielo l’iscrizione nel registro di Verdini per concorso in turbativa d’asta e concussione.

Secondo una relazione firmata da Sturzo (pronipote di don Luigi, lo storico fondatore del Partito popolare) la procura romana «non aveva minimamente valutato» le «pressioni che l’ex ad di Consip Luigi Marroni aveva ricevuto da Verdini affinché ricevesse» alcuni imprenditori, come Ezio Bigotti e Piero Amara. Parole dure («non è facile comprendere le ragioni per cui la procura non abbia ampliato il raggio investigativo») che a inizio 2020 hanno costretto gli investigatori romani prima a fare nuove indagini, poi a chiedere, un mese fa, il processo. Sia per Verdini sia per Ignazio Abbrignani e Italo Bocchino.

Il mistero della candidatura

Quella mattina l’ex forzista e stratega del Patto del Nazareno non è di buon umore. Sa che finirà in carcere qualche giorno dopo, a causa della sentenza definitiva sul crac del Credito cooperativo fiorentino che si attende dalla Cassazione. Ma prima di entrare a Rebibbia, sceglie di mettere a verbale allusioni contro l’uomo che, a suo parere, lo avrebbe ingiustamente «tirato dentro» uno dei filoni Consip da cui lui si professa del tutto estraneo.

Dopo aver parlato dei rapporti e dei pranzi con Marroni, con Bigotti e l’ex legale dell’Eni Amara, chiede a Palazzi di «aggiungere una cosa. Non so se è opportuno o meno, se è giusto o no, scusi è uno sfogo. Poi mi dica». Verdini parte in quarta, raccontando una storia di otto anni fa. A memoria del politico il suo accusatore Sturzo aveva chiesto di essere candidato come presidente del centrodestra unito per le elezioni regionali siciliane dell’ottobre 2012. Una candidatura che era saltata proprio per il niet di Verdini. «Siccome l’ho letta e l’ho riletta (la motivazione con cui il gip Sturzo ordina la sua iscrizione nel registro degli indagati, ndr) mi sembra un po’ romanzata, mi permetta di dire con garbo, perché io ho tanti di quei casini per cui non è che mi meraviglio, ma io non ci sono in questo processo....Le devo fare una confessione. Nel 2012, e ho verificato prima di venire chiamando il dottor Gianni Letta perché non volevo dire sciocchezze, il dottor Sturzo che aveva rapporti con Letta fu mandato per fare il candidato» come possibile presidente della Sicilia.

Verdini chiarisce a Palazzi che Sturzo poteva essere un nome che permetteva di unire le due anime della destra isolana, in quel momento spaccate a metà tra Gaetano Micciché e Nello Musumeci. «Nei mesi precedenti, allorquando eravamo impiegati nella formazione delle liste e nella possibile individuazione di tale candidato unitario, venni contattato dall’allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio Letta che propose la candidatura di Sturzo. Io ebbi modo di esprimere con la schiettezza che mi è propria, ma per valutazioni politiche e non personali, la mia netta contrarietà alla sua candidatura». Ed è per questa decisione che, dice Verdini, «io penso che... di non essere tanto simpatico, lo dico senza malizia».

A leggere il verbale integrale dell’interrogatorio, l’ipotesi di Verdini sembra abnorme: otto anni dopo il suo diniego alla candidatura di Sturzo, il gip si sarebbe di fatto vendicato ordinando ai pm la sua iscrizione nel registro degli indagati nel caso Consip. Iscrizione che la procura fino a quel momento non aveva fatto. Possibile che il pronipote di don Luigi, che nel 2012 si era presentato davvero alle elezioni (ma con una sua lista personale che ha ottenuto lo 0,8 per cento dei voti), avesse davvero proposto a qualche leader della destra la sua candidatura? Possibile invece che la ricostruzione di Verdini sia solo una ritorsione, e che la mossa, che ipotizza quanto meno un conflitto di interesse, serva solo a screditare chi ha spinto per una sua incriminazione? «Se (Sturzo, ndr) dovesse ritornare, è giusto anche che il giudice valuti la sua posizione» interviene a un certo punto dell’interrogatorio l’avvocato di Verdini Ester Montino. «Perché noi ovviamente non abbiamo potuto rilevare nulla prima».

Ma Sturzo e Verdini si sono mai incontrati per discutere della faccenda? «Sicuramente ho visto il dottor Sturzo, perché vedevo tutti i candidati», dice Verdini. «Però io sinceramente non me lo ricordo, mi ricordo perché era un’operazione politica rilevante», ma di aver stretto la mano a Sturzo «con onestà non posso dire».

La smentita del gip

Se Verdini non rammenta l’incontro, l’intera sua versione viene smentita seccamente dallo stesso Sturzo. Abbiamo provato a contattarlo direttamente, ma il magistrato ha preferito non rispondere in quanto ha recentemente querelato il giornale e chi vi scrive per un articolo sul pm Luca Palamara, in cui si dava conto anche di alcuni messaggi che lo stesso Sturzo aveva mandato al magistrato oggi indagato per corruzione a Perugia.

L’avvocato del gip Vincenzo Zeno Zencovich ci ha però scritto: «L’affermazione che viene attribuita al senatore Verdini è del tutto inveritiera. Il consigliere Sturzo non ha mai conosciuto il senatore, né mai si è proposto alla sua parte politica come candidato alla presidenza della regione Sicilia. Vero è che Sturzo guidò nel 2012 una “Lista Sturzo”, la quale nasceva su impulso del mondo cattolico e dell’associazionismo di volontariato, ben lontano dunque dai referenti nazionali e locali del senatore Verdini. Dopo l’esperienza elettorale Sturzo ha fatto richiesta di rientro in magistratura e non si è più occupato di vicende politiche».

Ora non sappiamo cosa Letta abbia detto a Verdini prima di entrare a piazzale Clodio. Ma contattato al telefono dice: «Sturzo? Quando qualcuno mi chiedeva di essere candidato lo mettevo in contatto con Berlusconi o con Verdini. Di Sturzo francamente non mi ricordo... però Verdini è persona seria, faceva un lavoro sulle candidature molto documentato. Se lo dice, probabilmente è vero. È credibile anche che Sturzo si sia proposto a me, perché con me ha lavorato, a me mi vedeva quando ero a palazzo Chigi (il magistrato è stato consigliere giuridico della presidenza del Consiglio dal 2004 al 2008, ndr), Verdini non lo vedeva. Quindi mi avrà detto, se me lo ha detto, “mi voglio candidare”, come facevano tanti, e io: “Sì, ti faccio parlare con Verdini”. Può essere, ma il fatto specifico non lo ricordo. Se lo dice Verdini, probabilmente in qualcuna di quelle tabelle c’è il riscontro». Vedremo. Perché le accuse di Verdini sono gravi, e se non veritiere o riscontrate rischiano di metterlo (di nuovo) nei guai.

 

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