- Uno dei tanti morti dimenticati della Palermo del 1982. Assassinato per il suo prezioso contributo offerto al giudice Giovanni Falcone e al maxi processo a Cosa Nostra.
- Le sue indagini a bordo di un Vespone nella borgata di Ciaculli con una finta fidanzata che era una collega poliziotta. Gli appostamenti, fino a quando un sicario non l’ha riconosciuto.
- La lotta alla mafia portata avanti dai singoli investigatori che pagavano la benzina di tasca propria per inseguire i latitanti. Lo stato non c’era e quando c’era dormiva. Domenica a Sutera, paese di origine di Lillo, la Benemerita Cittadinanza alla memoria
Sembravano due fidanzatini. A spasso su un Vespone, alla ricerca di intimità per le campagne. Lui davanti con i riccioli scombinati al vento e lei dietro, aggrappata ai suoi fianchi. Intorno il profumo della zagara che stordisce e i giardini dei Ciaculli, l'ultima gola di quel che resta della Conca d'Oro. Palermo, 1982. Un giorno come tanti sotto la cima di Gibilrossa, la montagna dalla quale si domina la borgata e dove giù si estende la Favarella, la splendida tenuta di Michele Greco, il cap
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Il maxiprocesso di Palermo, foto Wikipedia



