I magistrati hanno votato per eleggere la nuova Associazione nazionale magistrati e le urne online sono state aperte. L’esito: vittoria delle toghe progressiste di Area con 1785 preferenze, ma il vero exploit è di chi era dato per perdente. Magistratura indipendente - la corrente del deputato Cosimo Ferri sotto procedimento disciplinare al Csm per lo scandalo sulle nomine pilotate – è arrivata seconda con 1648 voti ed è separata da Area da poco più di cento voti. Terza, invece, Unità per la Costituzione con 1.212 preferenze. Quarta la corrente Autonomia e Indipendenza, dal 20 ottobre orfana del suo leader Piercamillo Davigo, che ha preso 749 preferenze. Ultima, infine, con 651 voti la neonata lista Articolo centouno, formata dai magistrati fuori dalle correnti e capeggiate dal procuratore di Ragusa Andrea Reale.

Le novità

Il voto si è svolto online e per tre giorni, dal 18 al 20 ottobre, i magistrati che si erano registrati sul sito dell’Anm hanno potuto esprimere fino a cinque preferenze. Su una platea di circa novemila magistrati, si sono iscritti a votare in 7100 e hanno partecipato davvero 6101 togati, contro gli 8613 del voto del 2016. La partecipazione, dunque, ha subito una flessione netta, complici forse il nuovo metodo di voto a causa della pandemia, ma anche gli scandali giudiziari che hanno investito la magistratura associata.

L’esito elettorale modifica fortemente gli equilibri dentro il comitato direttivo centrale. Unicost, l’ex corrente di Luca Palamara, nel 2016 era la prima corrente con 2522 voti e 13 eletti, ora ha dimezzato i voti ma non ha subito il temuto tracollo che la avrebbe ridotta all’irrilevanza. A risentire fortemente della mancanza del suo leader più rappresentativo, invece, è Autonomia e Indipendenza. La corrente di Piercamillo Davigo, nata proprio in concomitanza con le elezioni dell’Anm del 2016, in quella tornata elettorale aveva incassato 1271 voti, di cui però più di mille erano preferenze personali raccolte da Davigo, che era stato il candidato più votato in assoluto. A quattro anni di distanza, il risultato è stato fortemente ridimensionato, forse anche a causa della mancanza di normi noti in lista.

La vittoria dimezzata

A vincere, come da pronostico, è stato il gruppo delle toghe progressiste di Area, che ha eletto 11 membri ma ha subito un calo di preferenze in numeri assoluti, anche dovuta alla platea di votanti ridotta. Nel 2016 aveva totalizzato 1836 voti e insediato 9 eletti. Il voto, però, ha certificato la leadership dell’ex presidente dell’Anm, Luca Poniz, candidato più votato con 739 preferenze. (Qui tutti i nomi degli eletti)

Se Area ha vinto coi numeri, però, il vero trionfo è quello di Magistratura indipendente. La corrente “moderata”, che in seguito allo scandalo Palamara-Ferri è stata messa all’angolo sia dalla Giunta unitaria dell’Anm che dalla maggioranza al Csm, ha confermato il suo secondo posto e addirittura aumentato gli eletti, passando da 8 a 10. I risultati in termini assoluti certificano come sia, di fatto, la vera vincitrice del voto: rispetto al 2016 è stato l’unico gruppo ad aumentare i voti, passando dai 1589 del 2016 ai 1648 di oggi. Un balzo in avanti che fa il paio con il calo di Unicost, visto che nelle liste di Mi si sono candidati come indipendenti i fuoriusciti di Unicost - guidati dal neo eletto Antonio Sangermano - riuniti ora nel gruppo Movimento per la Costituzione.

«E’ stato un risultato elettorale estremamente positivo. Ci confermiamo, dopo la recente tornata elettorale per il rinnovo dei Consigli Giudiziari, come sicuro e importante punto di riferimento per larga parte della magistratura italiana», è la dichiarazione a caldo della segretaria, Paolo D’Ovidio. «Inizia ora, dentro l’Anm, un percorso nuovo che vede Magistratura indipendente rivestire il ruolo di protagonista autorevole». 

Ancora le correnti

La vittoria di misura di Area, dunque, non offre maggioranze certe: 11 eletti per le toghe progressiste; 10 per i moderati di Mi; 7 per Unicost; 4 per Autonomia e Indipendenza e 4 per Articolo centouno. Il tentativo sarà quello di costituire una giunta unitaria, ma gli equilibri da ricomporre sono molti.

Il bilancio, tuttavia, traccia un disegno molto meno chiaro rispetto alle previsioni della vigilia. Chi si aspettava un bipolarismo netto tra progressisti e conservatori è rimasto parzialmente deluso: i due gruppi più connotati si fronteggiano quasi alla pari, nel mezzo ci sono da una parte le toghe “anticorrenti” di Autonomia e Indipendenza e Articolo centouno, dall’altra Unicost, che rimane a galla e può ancora sperare di avere un ruolo di stabilizzazione del sistema.

I risultati, inoltre, evidenziano un altro dato: le correnti più marcatamente posizionate continuano ad essere quelle più votate dai magistrati e, nonostante le proporzioni dello scandalo Palamara, le correnti considerate più di rottura non hanno registrato un risultato eclatante. Segno che la magistratura ancora crede delle correnti strutturate e questo può prestarsi a due letture opposte: che i gruppi associativi siano davvero riusciti a trasmettere un percorso di genuino cambiamento interno, oppure che il meccanismo correntizio svelato dal sistema Palamara sia ancora lì e dunque le logiche non siano cambiate per nulla.

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