- Nel suo libro il padre della legge contro l’omofobia se la prende con le femministe radicali e con Italia viva. Snobba i colleghi onorevoli e si rivolge ai ragazzi: comunque andrà in aula, dice di aver vinto grazie alla rete.
- Racconta il travaglio di un coming out doloroso e tardivo. E “rivela” di aver incontrato un leghista agguerrito contro la sua legge a Mykonos con il fidanzato. Più che un ricatto, l’aneddoto serve a ricordare la doppia morale in parlamento. «Ci sono 945 parlamentari. Quelli apertamente gay e lesbiche sono quattro. È statisticamente impossibile».
- Si capisce perché il segretario del Pd sia dell’idea che morire per la Zan sarebbe comunque meglio che consegnare alla delusione i giovanissimi che miracolosamente questa battaglia ha messo in movimento.
«E poi ci sono le Terf, le Trans-exclusionary radical feminist, le femministe transfobiche, un gruppo piccolo, aggressivo. Potrebbero sembrare lontanissime dall’estrema destra, eppure diversi analisti hanno notato come le posizioni di alcune femministe storiche si sono saldate con quelle del conservatorismo più reazionario. Come faceva notare il filosofo Massimo Prearo, molte delle citazioni della propaganda social dei gruppi integralisti neocattolici contro la Zan sono frasi di figure storiche



