Dopo Milano, Roma, Palermo, le città delle manifestazioni di protesta contro lo stop al ddl Zan sono diventate quarantaquattro. Ieri anche Bologna: Piazza Maggiore si è riempita di ragazzi e ragazze. Il neosindaco Matteo Lepore ha esposto la bandiera arcobaleno dal palazzo del comune. È la città di Elly Schlein, vicepresidente della regione Emilia Romagna e capofila della lista Coraggiosa. Parla di «una manifestazione grande, popolare, contro il pessimo spettacolo andato in onda al senato mercoledì scorso. Sono al fianco di tutte le persone e le associazioni che stanno tornando in piazza per chiedere questa legge, nonostante la delusione. Serve una mobilitazione permanente».

Crede che l'impallinamento della legge Zan sia dovuto al voltafaccia di Italia viva, oppure il Pd è caduto in una trappola, o ancora l’ha scientemente cercata?

La vicenda di per sé è gravissima. Il voto segreto ha permesso alle destre e ai loro complici di affossare una legge giusta e necessaria contro l’odio, una norma che c’è in tutta Europa. La stessa maggioranza che c’era alla camera, al senato sparisce dietro il voto segreto.

Il senato così ha tradito le persone che vivono ogni giorno discriminazioni per motivi di orientamento sessuale, di identità di genere, ma anche perché disabili o donne. È grave anche per la democrazia, perché in tutti i sondaggi quella legge era vista con favore dalla maggioranza del paese, soprattutto dalle nuove generazioni. Nel paese che ha visto un alto astensionismo anche alle ultime elezioni, come faranno i giovani a sentirsi rappresentati e fidarsi di una classe dirigente che non ascolta ciò che la società chiede da anni?

Secondo lei cos’è successo?

Il voto di mercoledì ha il sapore di una rivalsa di chi non ha mandato giù l’affermazione netta del nuovo centrosinistra alle amministrative. Fa arrabbiare che il voto segreto dà la cornice del delitto perfetto. Mi ha ricordato il trauma dei 101 (i voti segreti che mancarono a Romano Prodi per l’elezione al Colle, nel 2013, ndr). E secondo me alcuni dei protagonisti e il movente sono gli stessi.

Di chi parla?

Allora i 101 hanno evitato, in una mossa, anche che si formasse una maggioranza progressista.

Con Prodi al Colle, nel 2013, quella legislatura poteva avere un altro segno?

Quel colpo ha anche favorito una maggioranza di larghe intese con la destra. Con un voto solo sono saltati Prodi al Quirinale, Pier Luigi Bersani dalla segreteria del Pd e l’alleanza del Pd con Sel.

Sta parlando di Renzi?

Il voto segreto è un voto vigliacco. Non sapremo mai chi sono i franchi tiratori, quanti sono e dove sono. Ma il voltafaccia di Italia viva c’era già stato. Voglio ricordare che Iv ha aperto le danze: mesi fa ha cominciato a dire “mancano i voti”. Ed è ipocrita da parte di chi li aveva assicurati alla camera, e sullo stesso identico testo poteva assicurarli al senato.

Perché avrebbero cambiato idea?

Ricordo solo che hanno cambiato linea dopo che è filtrata alla stampa la lettera della segreteria di Stato del Vaticano. Al senato è tornata quella stessa maggioranza che ha fatto saltare il governo precedente, il Conte due.

Renzi era a Ryad nel giorno del voto.

Renzi che fa la vittima di sé stesso e impartisce lezioni di compromessi sui diritti fondamentali dall’Arabia saudita si descrive da solo. Se uno ci tiene, sta in aula a fare il suo dovere.

Letta ha parlato della rottura della fiducia con Iv. Il centrosinistra si restringe?

Sappiamo chi ha voluto boicottare la legge. Non solo le destre omofobe. Questo agguato ha chiarito meglio chi sono gli alleati affidabili e chi no. Non si può essere equidistanti fra Salvini e Meloni e il centrosinistra. Renzi parla di Biden, ma poi ha fatto un favore agli amici di Orban.

Né su questo tipo di provvedimenti è pensabile fare giochini di palazzo. Per una legge sui diritti lgbtqi+ non è la prima battuta d’arresto. Forse non sarà neanche l'ultima. Ma mi rivolgo ai giovani che stanno scendendo in piazza: noi continueremo a batterci, ancora di più. Lo sta dicendo anche Alessandro Zan in questi giorni. Non molleremo.

Anche il Pd pagherà un prezzo per non aver saputo mantenere una promessa?

Il nuovo centrosinistra è rimasto compatto. Qualcuno ha scelto di collocarsi altrove, o di restare in un'ambiguità. Mi auguro che il fronte che si è battuto continuerà a battersi. Bene anche la proposta di una legge d'iniziativa popolare. Continuiamo a mobilitarci, non ci fermiamo. Per le mappe della Ilga Europe, associazione europea che monitora la situazione dei diritti lgbtqi, è come se ci fosse ancora la cortina di ferro. Ma l’Italia sta di là.

Renzi accusa Letta di non aver voluto trattare. C'è del vero?

Non è una critica in buona fede. È lui che deve spiegare che cosa è cambiato fra la camera e il senato, visto che il testo era lo stesso. E ha fatto bene Zan a chiarire che sui diritti fondamentali non si può scendere a compromessi. Non si potevano creare diritti di serie B e A, dimenticando le tante persone transgender e non binarie. L'apertura al dialogo c'è stata, ma non sui fondamentali, giustamente.

Nella piazza di Palermo i militanti hanno chiesto alle istituzioni di stare in coda ai cortei. C'è il rischio che il voto del senato sia percepito come un tradimento di tutta la politica?

Il rischio c’è ed è la conseguenza del fatto che nessuno si assumerà la responsabilità grazie al voto segreto. Per questo parlavo di concorso di colpe. È possibile che ci siano stati franchi tiratori anche nel Pd o nei M5s, ma i loro leader si sono presi la responsabilità delle loro scelte e hanno sostenuto il ddl Zan. Qualcun altro no. Il voto segreto proposto dalle destre ha fornito ai complici la possibilità di non far vedere in trasparenza il voto. Chi ha votato per bloccare una legge contro l’odio deve avere il coraggio di dirlo apertamente. È un dovere nei confronti di chi lo ha eletto.

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