- Da Kiev toni pacati, non fa paragoni con la Resistenza italiana ma «Il mio popolo è diventato un esercito». «A Mariupol non c’è più niente, solo rovine, pensate se fosse Genova». Nuova richiesta di aiuto e di sanzioni contro Putin.
- Draghi invece calca i toni: «L’Italia vuole l’Ucraina nell’Ue». Poi allude a nuovi invii di armi, una possibilità concreta.
- Ma il parlamento non è più quello dei primi giorni di guerra. La Lega e i Cinque stelle sono in difficoltà, e anche nel Pd affiora qualche soffero dissenso verso i toni interventisti dell’inizio.
Va tutto diversamente rispetto a quello che l’aula del parlamento italiano si aspetta, e che forse vorrebbe sentirsi dire, tributando la prima delle tre standing ovation a Volodymyr Zelensky quando alle 11 quasi in punto appare sugli schermi ai due lati dell’emiciclo di Montecitorio. La seduta è congiunta, la Camera è affollata, ma non abbastanza da coprire le tribune mezze vuote: c’è qualche assente fra le file dei Cinque stelle, i soliti noti non solo fra gli ex, e della Lega. Alcuni però



