Il deputato leghista Gianpiero Zinzi ha iniziato con l’Udc e oggi imbarca tutti per convincere il centrodestra. Il padre era stato sottosegretario con Berlusconi. Nella “legge -mancia” soldi per la strada cara ai suoi cari
Chi conosce bene politicamente Gianpiero Zinzi, deputato e candidato presidente della regione Campania per la Lega, lo descrive così: «È un primo attore, non accetta il ruolo di comprimario, per avere una possibilità sta imbarcando tutto e tutti, in fondo per essere eletto in parlamento è passato al Carroccio, lui che era segretario dei giovani dell’Udc oggi è diventato leghista sfegatato».
La corsa a palazzo Santa Lucia, sede della regione, è sbarrata dal no di Fratelli D’Italia che vuole un suo candidato, mentre Zinzi può approfittare della crisi di Forza Italia, suo vecchio partito, che ha dovuto accettare il passo indietro di Fulvio Martusciello, inseguito dai fantasmi degli scandali europei.
L’avvocato Zinzi è da sempre in politica, inizia prestissimo come coordinatore dei giovani dell’Udc. Democristiano come il padre, Domenico, detto Mimì, il medico che è stato sottosegretario alla Salute nel terzo governo Berlusconi, deputato dell’Udc e anche presidente della provincia di Caserta. Terra di lavoro resta per padre e figlio feudo elettorale.
Figlio Dc
Negli anni del potere di Nicola Cosentino in Campania, Zinzi padre era in parlamento. Con il suo voto contrario contribuì a salvare l’allora sottosegretario forzista dall'arresto per camorra, successivamente Cosentino è stato condannato in via definitiva come referente nazionale del clan dei Casalesi. In quegli anni il giovane Zinzi si faceva le ossa nelle giovanili del partito, guidato da Lorenzo Cesa e Pierferdinando Casini, prima di spiccare il volo assumendo l'incarico di commissario regionale dei centristi. Passano gli anni, cambia la bandiera, ma non gli incarichi, così l’allora centrista si ritrova, quindici anni dopo, commissario della Lega.
In fondo anche a livello nazionale l’inciucio tra Cesa e Matteo Salvini ha avvicinato partiti prima ai ferri corti. Basta riprendere le dichiarazioni di allora per trovare uno Zinzi che parlava della Lega come un partito che «tiene in ostaggio il governo», della «subcultura leghista», e del tesoriere Francesco Belsito come «degno esponente» di quel modello. Strali a parte, Zinzi ha motivato il suo passaggio nella «subcultura leghista», con la trasformazione della Lega in movimento nazionale e con l’addio agli anni ruggenti di Bossi e compagnia. Udc, Forza Italia poi il passaggio breve a Cambiamo di Giovanni Toti e, infine, l’approdo nel partito di Salvini.
In mezzo candidature in regione, viene eletto due volte consigliere, la sconfitta come candidato a sindaco di Caserta e i tentativi per diventare onorevole, ci riesce nel 2022 proprio con la Lega. Ora sogna in grande, ma la corsa in regione sembra sbarrata da Fratelli d’Italia e dai cugini forzisti abbandonati al loro destino. «Si tratta di un tentativo che è già fallito in partenza, bisogna dire che la Lega, considerando la classe dirigente campana, ha trovato in Zinzi un profilo presentabile, giganteggia senza dubbio, ma per darsi una possibilità sta imbarcando di tutto», dice un esponente politico di destra.
Tutti con zinzi
Per lanciare la corsa dell’ex democristiano la Lega ha annunciato la costituzione di 55 comitati in tutta la regione, una mobilitazione che passa dal ritorno di vecchie conoscenze della politica campana, in grado di salti ancora più arditi e imprevedibili di Zinzi. Alle prossime regionali sarà sicuramente candidata in regione, Michela Rostan, figlia di Emilio, candidato non eletto al comune con i Ds, una famiglia schierata a sinistra. E anche Rostan viene premiata con una seggiola alla camera dei deputati, sotto l’insegna del Pd, era il 2013, poi viene accolta a braccia aperte nel partitino di Roberto Speranza, Articolo 1, prima di passare a Italia Viva, poi Forza Italia e, per chiudere in bellezza, la Lega.
Di recente il padre Emilio è stato assolto dall’accusa di scambio elettorale politico mafioso, condannato per un solo episodio di corruzione a due anni e otto mesi, ma potrà ricorrere in appello. In ogni passaggio Michela Rostan ha usato parole roboanti, «la sinistra unita», «il popolo», «il garantismo», ora cerca quelle per raccontarsi verde Lega.
Ma la squadra pesca anche nel passato remoto, tra chi primeggiava negli anni d’oro della balena bianca. E così è tornato anche Alfredo Vito, Dc doc, mister centomila preferenze, un passaggio anche in Forza Italia, con alle spalle un inciampo giudiziario, patteggiò due anni per reati contro la pubblica amministrazione con pena sospesa, poi totalmente riabilitato. E che ci fa Vito nella Lega?
Guida il forum delle idee, idee d’antan, ma sempre idee. Ad annunciare l’approdo è stato Enzo Rivellini, coordinatore cittadino a Napoli del Carroccio, per lui un passato nel Pdl poi candidato in Fratelli d’Italia e ora orgogliosamente leghista, «l’unico partito non romanocentrico», garantisce.
Nell’inchiesta per corruzione sui lobbisti di Huawei è stato arrestato Valerio Ottati, per alcuni anni assistente dell’allora parlamentare Rivellini, quest’ultimo non indagato nell’inchiesta. Rivellini è stato presidente della delegazione Ue-Cina e si è fatto notare per le parole al miele rivolte a Huawei: «Vero colosso della telecomunicazione mondiale, si sta sforzando con un forte impatto sociale a migliorare il pianeta e io sono disponibile ad aiutarli», dichiarò nel 2012. Torniamo alla Campania e al sogno complicato di Zinzi.
La strada di famiglia
«Difficile che una candidatura a presidente di regione arrivi da Caserta, di solito il candidato è scelto nelle province di Napoli o Salerno, visto il peso elettorale che hanno le due città metropolitane nella vittoria finale. Per Zinzi appare una strada in salita anche se lui è determinato», continua l’esponente di centro-destra campano. Zinzi costruisce la sua rete in tutta la regione, quando è stato candidato nel 2022 alla camera con la Lega, ha ottenuto anche aiuti economici dagli imprenditori del territorio. Nell’elenco depositato alla camera dei deputati spuntano i 10 mila euro ricevuti da General Service, una srl casertana e altri 5 mila euro ricevuti da Test and Manufactoring Engineering.
Anche gli amministratori locali, oltre ai politici regionali e mondo delle imprese, sono pronti a sostenere Zinzi. Tra questi c’è il sindaco di Caiazzo, Stefano Giaquinto, da poco passato nominato vice coordinatore provinciale della Lega. A fine dicembre, il comune casertano era finito al centro del dibattito parlamentare per la denuncia di una deputata dem, Irene Izzo, che aveva attaccato la cosiddetta legge mancia, sei milioni di euro distribuiti a pioggia mentre si tagliano i fondi alla cultura.
Tra i casi menzionati nel lungo elenco anche «il rifacimento del manto stradale di via Frostella a Caiazzo». In tutto 100 mila euro. Apriti cielo, l’opposizione cittadina aveva firmato, subito dopo, un documento chiedendo la destinazione delle risorse ad altri siti e mettendo nero su bianco che nei pressi della famosa strada c’è un immobile che appartiene a una società di famiglia di Zinzi, le quote sono della sorella e e della madre. La srl si chiama Il Querceto, anni fa tra i soci c’era proprio il deputato leghista.«Il candidato presidente ha parlato di insinuazioni e strumentalizzazioni, ma come cittadini chiediamo solo trasparenza, verità e risposte», ha scritto sui social Ida Sorbo, tra le promotrici del documento “Caiazzo non si lega”, ed ex vicesindaco proprio nella giunta Giaquinto. Dal catasto risulta che a via Frostella ci sono effettivamente diversi immobili della srl Querceto così come altri insediamenti abitativi. Il comune aveva già presentato un progetto in regione e ora arriva la mancia di governo attraverso un ordine del giorno, firmato tra gli altri anche da Zinzi. Se la strada per la regione è sogno in salita, quella cara alla famiglia potrebbe essere un sogno in discesa.
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