Lo stato non solo mantiene il 65 per cento di Poste, ma tramite quest’ultima aumenta le partecipazioni pubbliche acquisendo il controllo di Tim. L’ennesima inversione di marcia. Forse spiegabile con quattro P: Partecipazioni pubbliche, per avere le Poltrone che danno Potere alla Politica
Ventotto anni fa, in quella che fu la “madre di tutte le privatizzazioni” lo Stato usciva da Telecom Italia (oggi Tim). Ma poiché “certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano” come nella canzone di Venditti, oggi lo Stato ritorna in controllo della società telefonica tramite l’acquisizione della sua maggioranza relativa da parte di Poste Italiane, dove Cdp e Mef assieme detengono i due terzi del suo capitale. L’ingresso di Poste in una società telefonica suggerisce due ordi



