Dalla Svezia è arrivata una brutta notizia per il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. La Corte suprema ha respinto la richiesta di estradare il giornalista Bulent Kenes, accusato di aver preso parte al fallito colpo di stato del 2016 e di essere membro del movimento guidato da Fethullah Gulen. Come spiegato dalla Corte svedese, vi era un rischio di persecuzione basato sulle opinioni politiche, pertanto la richiesta avanzata dal governo turco non poteva essere accolta.

Kenes, 55 anni, è stato a lungo il direttore di Today Zaman, giornale in lingua inglese vicino al movimento di Gulen. Dopo la rottura con Erdogan e il tentato golpe, il presidente ha avviato una campagna contro il predicatore, inserito nella lista dei terroristi, e chiuso tra gli altri anche Today Zaman.

A causa delle minacce ricevute e delle accuse a suo carico, Kenes è scappato in Svezia ottenendo l’asilo politico. La sua presenza nel paese scandinavo è però un problema per il governo turco, che lo ha inserito nella lista di persone che Erdogan vuole vedere estradate in Turchia in cambio dell’adesione di Svezia e Finlandia alla Nato.

Come si sente dopo la sentenza?

Sono sollevato. Non avevo dubbi sull’esito del processo, ma il fatto che la decisione sia arrivata mentre la Turchia continua a bloccare l’accesso della Svezia alla Nato ha reso il tutto molto più stressante. Ho fiducia nella legge svedese, ma credo che la Turchia ad intimidirmi e a costruire nuove accuse contro di me. Mi dispiace solo non aver potuto spiegare alle autorità della Svezia la vera natura della Turchia. Loro continuano a vedere Ankara come un interlocutore legittimo anche a livello legale e ad analizzare le accuse e le richieste che avanza come se fossero vere, quando invece sono fabbricate per raggiungere un certo scopo. La Turchia usa tutti i metodi possibili per distruggere la vita dei cittadini turchi che sono costretti a vivere in esilio.

Foto AP

Ha paura che le succeda qualcosa?

Chi vive in esilio ha sempre paura di essere attaccato da quelle parti della diaspora a cui Erdogan è legato, che si tratti di quella turca piuttosto che di gruppi criminali dell’area del Caucaso, dei Balcani o che vengono dal mondo musulmano. Anche io lo temo, ma se mi accadesse qualcosa adesso tutti penserebbero a Erdogan, quindi mi ritengo abbastanza al sicuro per ora.

La decisione della Corta avrà delle ripercussioni sull’adesione alla Nato?

Il mio caso non è il vero problema. Sono stato usato da Erdogan come arma di ricatto, ma può facilmente giocare su altri dossier per paralizzare l’adesione della Svezia. Il problema è il regime turco. La Nato è stata creata per proteggere i diritti umani e la democrazia, ma Erdogan ne sta abusando per esportare l’autocrazia nei governi democratici. Sono certo che continuerà a paralizzare il processo di adesione, ma non perché vuole davvero l’estradizione mia o di altri. Ci sta solo usando per evitare che Svezia e Finlandia entrino nell’Alleanza così da favorire Putin.

Quindi cosa vuole realmente Erdogan?

Non è abbastanza potente per evitare l’adesione alla Nato, però cerca di rimandare il più possibile per fare gli interessi della Russia, per mostrarsi forte. Erdogan sa bene che le persone come me non saranno estradate, conosce i suoi limiti meglio dei leader occidentali. Sta solo usando noi e la Nato per accontentare Putin e per un ritorno interno in vista delle elezioni. Lo stesso sta accadendo con gli attacchi contro i curdi in Iraq e Siria o con le minacce alla Grecia. Erdogan sta anche cavalcando il crescente sentimenti anti Ue e anti occidente a fini elettorali e userà la decisione della Corte svedese per avere ancora più voti.

Foto AP

L’Ue dovrebbe fare qualcosa?

Erdogan non è diverso da Putin, semplicemente non ha le risorse finanziarie e militari per fare ciò che fa il presidente russo. L’Unione dovrebbe smettere di cercare di accordarsi con un regime che ha sostenuto gruppi radicali islamisti in medio oriente e nord Africa. Capisco la real politik, ma personalmente credo che alcuni leader europei siano un po’ naif nel continuare ad avere relazioni con Erdogan.

Da giornalista, cosa ne pensa della condizione dei media in Turchia?

Non ci sono più giornali o giornalisti liberi. Erdogan controlla tutti i media, direttamente o indirettamente. Chi fa il proprio lavoro sa che può essere arrestato. Molti sono stati costretti a scappare all’estero, chi è rimasto non ha libertà di fare il proprio lavoro. Anche per questo sono pessimista rispetto alle prossime elezioni. In mancanza di pluralità e di una vera possibilità di competere non si può dire che le prossime urne saranno attendibili o democratiche. Nemmeno il sistema giudiziario è indipendente, per cui non c’è un organo che possa garantire che il voto sarà libero e giusto. Anche la recente condanna del sindaco di Istanbul, che rischia di non potersi candidare, o la detenzione da quasi sei anni del leader del partito curdo Demirtas ci fanno capire che le elezioni non saranno democratiche. Erdogan farà di tutto per non perdere il potere.

© Riproduzione riservata