Perché due uomini seduti uno a fianco all’altro allo stadio dovrebbero attirare il nostro interesse? Perché non è la prima volta che si incontrano, più o meno segretamente, e perché la loro vicinanza è il pezzo che completa il puzzle. È la dimensione sommersa e parallela del grande gioco geopolitico. Uno dei due uomini è Viktor Orbán; il suo legame con Vladimir Putin è noto. L’altro è l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy, alleato dell’attuale presidente, Emmanuel Macron. In superficie arrivano solo le telefonate tra l’Eliseo e il Cremlino e le schermaglie tra Parigi e Kiev: «L’appello francese a non umiliare Putin umilia la Francia», dice il governo ucraino.

Sarkozy prima di Mosca

Il 1° febbraio il premier ungherese si trova al Cremlino, seduto all’altro capo dell’enorme tavolo di Vladimir Putin. Agli ungheresi, in campagna elettorale, Orbán racconta che va in spedizione per ottenere prezzi più bassi per il gas, anche se nella realtà conquista ben poco. Alla stampa internazionale, riunita al Karmelita kolostor di Budapest il 6 aprile, subito dopo il suo trionfo alle elezioni, il premier presenta quel viaggio come «una missione di pace, io ci ho provato ben prima di Francia o Germania». A maggio Kiev offre un’ulteriore versione di quell’incontro: Oleksiy Danilov, il segretario del consiglio nazionale di sicurezza ucraino, sostiene che Putin avesse informato il governo ungherese in anticipo, sull’invasione in Ucraina, e accusa l’Ungheria di avere anche discusso sue ambizioni territoriali. Affermazioni alle quali Budapest reagisce «indignata». Ciò di cui si è discusso meno, anzi per nulla, è il tour di Orbán subito prima di arrivare a Mosca. Il 28 gennaio, è a Madrid per il raduno dell’estrema destra, non solo spagnola – Vox – ma pure francese. C’è Marine Le Pen, in Spagna. Eppure a Orbán questo incontro non basta. Fa tappa anche a Parigi. Dopo le insistenze dei giornalisti ungheresi, finalmente il suo staff spiega perché: incontra Nicolas Sarkozy.

L’ennesimo incontro

Passano le settimane, la guerra incede, e lo schema di coppia Orbán-Sarkozy si ripete. Il 27 maggio, il premier ungherese esibisce sul suo profilo facebook una foto con Le Pen: «Nell’era dei pericoli, proteggeremo le nostre nazioni!». Nulla scrive, invece, sul suo appuntamento allo stadio, dove viene sorpreso dai fotografi: è accanto a Sarkozy. Il 28 maggio allo Stade de France di Saint-Denis si disputa la finale di Champions League. Orbán fa del calcio una passione e degli stadi una occasione di incontri politici, il punto è che solo i patiti che tracciano l’aereo Ner del premier, e i fotografi di un’agenzia francese, si accorgono di questa tappa e di questo incontro: nessun annuncio prima, nessuna comunicazione alla stampa. Quando i cronisti francesi realizzano la cosa – intanto a Bruxelles è già cominciato il Consiglio europeo dove Orbán fa il recalcitrante sulle sanzioni – ottengono silenzio (lato Orbán) o la risposta che i due si trovavano vicini per protocollo (lato Sarkozy).

I soldi e la Russia

Prima delle presidenziali francesi, quando i candidati hanno dovuto rivelare i finanziamenti ricevuti, è apparso chiaro che Viktor Orbán sta sostituendo Mosca nel ruolo di supporto a Marine Le Pen: la leader del Rassemblement National, schieratasi con Putin sull’annessione della Crimea, ha ricevuto prestiti prima da banche vicine al Cremlino, e ora per le presidenziali circa undici milioni di euro dalla banca ungherese MKB. Orbán, interrogato sul caso, replica che «una banca è un attore privato», ma la verità è che, con il suo cerchio magico, in Ungheria controlla anche il sistema bancario. Che ruolo ha invece Sarkozy? Nell’agosto 2008, con la Francia alla presidenza di turno in Ue, l’allora presidente Nicolas Sarkozy aveva vestito i panni di mediatore con Mosca nel pieno di una crisi che coinvolgeva, in quel caso, la Georgia. L’anno prima, Putin aveva avvertito Sarkozy: se alzi i toni con me, «aspettati una sberla»; viceversa, «farò di te il re d’Europa». Da ex presidente, Sarkozy mostra ancora i segni di rapporti ambigui con Mosca: tra gli scandali esplosi nel 2021, c’è quello che riguarda i soldi ricevuti dalla compagnia assicurativa russa Reso-Garantia. Come hanno rivelato Yann Philippin e Antton Rouget, dal 2019 Sarkozy è stato ingaggiato dai fratelli Sarkisov con un contratto di consulenza pluriennale da tre milioni di euro. «È un eccellente negoziatore», stando ai due oligarchi. Il pagamento di 500mila euro arrivatogli da Mosca a inizio 2020 non è stato dichiarato, ma è stato intercettato dalla procura finanziaria, il che ha scatenato l’inchiesta per traffico di influenza. Questa primavera le indagini si sono allargate ai rapporti tra Nikolai Sarkisov, il sodale di Sarkozy, e la criminalità organizzata. Stando allo staff dell’ex presidente, il suo accordo economico con Reso-Garantia è terminato questo autunno. Ad ogni modo in Francia l’indagine è tuttora in corso.

La breccia all’Eliseo

Padre di origine budapestina, Sarkozy da presidente ha fatto il primo viaggio in Europa orientale proprio in Ungheria. E a Budapest Macron ha fissato una tappa preparatoria della sua presidenza di turno in Ue. Ma non è certo solo l’Ungheria a legare l’ex presidente e quello attuale. Da tempo Macron, anche per rifondare il proprio consenso eroso nella stagione dei gilet gialli, si è spostato più a destra e si è appoggiato alla destra vicina a Sarkozy, dall’entourage del quale proviene ad esempio il ministro degli Interni Gérald Darmanin. Sarkozy ha confermato il suo sostegno a Macron durante le presidenziali, e domenica ci sono le legislative.

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