- Lunedì ci sono i colloqui tra Kiev e Mosca. Prima che inizino, sia la Russia e Minsk, che l’occidente, fanno prova di forza. Per Putin significa aumentare la pressione su un ordine internazionale che lui apertamente sfida, per scardinarlo. I moniti sull’uso del nucleare, o i riferimenti alla «Terza guerra mondiale» messi in bocca a Lukashenko, vanno in questa direzione.
- Ma l’occidente vede le pressioni del Cremlino, il rischio di lasciar fare. Perciò anche l’Ue, fino a poco fa ostaggio di reticenze interne, lascia in dote a Zelensky in vista del negoziato messaggi insolitamente nitidi. L’Europa fa passi inediti. Non si limita a farsi scudo, chiudendo i cieli, né a usare le sanzioni. Per la prima volta compra armi, per Kiev. E apre le porte ai rifugiati con dispositivi di emergenza che finora aveva rifiutato di attivare; anche se il corollario di questa svolta è distinguere tra profughi di serie A e B.
- Anche l’Italia assume le conseguenze della nuova direzione, e si prepara alle svolte militare ed energetica con un consiglio dei ministri.
C’è un fiume, il Pripyat, che taglia il confine tra un paese preso d’assedio, l’Ucraina, e uno, la Bielorussia, solidale con l’aggressore, Vladimir Putin. Ai bordi di questo fiume, e quindi al confine ucraino-bielorusso, si svolgono lunedì i colloqui tra la leadership ucraina e russa. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, dice di non avere fiducia sugli esiti dei negoziati. Sa che possono essere una messinscena, o nascondere una richiesta inaccettabile di resa. Va comunque, per difendere «
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(Manifestazione per la pace a Berlino. Nella foto, l'attivista per il clima Luisa Neubauer. Foto AP)



