La diplomazia resta indietro rispetto a Vladimir Putin, che è già alla fase successiva. Dopo aver innescato l’invasione, ora la Russia punta al cambio di regime in Ucraina. Oggi, nell’ennesimo annuncio in tv, il presidente russo ha definito l’attuale leadership ucraina «una banda di tossicodipendenti e nazisti». Non solo: si è rivolto anche all’esercito ucraino, invitandolo a «prendere il potere». Una ulteriore mossa aggressiva che stride con il livello diplomatico. Giovedì infatti, dopo che il presidente degli Stati Uniti aveva chiarito che «con Putin non parlo», il presidente francese Emmanuel Macron ha telefonato al Cremlino. Nella stessa sera del Consiglio europeo, dove il presidente ucraino intervenendo in video aveva detto a chiare lettere che la sua vita è a rischio, Macron ha sentito prima lui e poi Putin. Un gesto significativo, sia perché disallineato con la posizione della Casa Bianca, sia perché durante la crisi ucraina il Cremlino non ha fatto che beffare l’Eliseo: mentre Parigi era convinta di aver incassato un incontro Biden-Putin con una telefonata notturna, Putin stava già per videoregistrare il consiglio di sicurezza che ha innescato l’invasione. Giovedì, stando alla versione ufficiale, Macron ha chiesto a Putin la cessazione immediata delle ostilità. Il giorno dopo, il Cremlino prima ha parlato di trattative possibili con la parte ucraina, da tenersi a Minsk, e poche ore dopo ne ha fatto intendere il significato: una richiesta di resa. «Siete una banda di drogati».

Cerniera atlantica

«L’obiettivo di Putin è un cambio di regime», lo ha ribadito oggi il segretario della Nato, Jens Stoltenberg, dopo un vertice virtuale coi leader dell’alleanza. Ma la Russia va oltre. Oggi il Cremlino ha minacciato «gravi ripercussioni militari e politiche» qualora Finlandia e Svezia aderiscano alla Nato. La Svezia ha garantito sostegno a Kiev, mentre la Finlandia ha ribadito che ora più che mai è determinata ad aderire all’alleanza: l’occidente prova a far scudo contro le minacce di Putin. Che però prendono di mira non solo l’Ucraina, ma l’ordine di sicurezza in Europa.

«Difenderemo ogni millimetro dell’alleanza», ha detto oggi Stoltenberg, consapevole che la minaccia «va presa sul serio». Perciò la Nato ha annunciato che rafforzerà ulteriormente la sua presenza a est, con particolare attenzione alla situazione in Georgia, Moldavia e Bosnia Erzegovina; nei paesi, insomma, che risentono dell’opera di destabilizzazione russa. Intanto l’Europa a est da una parte si apre agli ucraini in fuga – circa 50mila in due giorni – e dall’altra si chiude a cerniera verso Mosca: oggi la Polonia ha annunciato la chiusura dello spazio aereo alle compagnie russe, stessa cosa ha fatto poco dopo Praga.

Reagire a Putin

Oggi la Russia è stata esclusa dal Consiglio d’Europa, l’Ocse è «pronta a rivederne l’adesione», e altre espulsioni simboliche si stanno susseguendo. L’obiettivo è far percepire a Putin l’isolamento, o per dirla con Biden, che «è un paria a livello internazionale». Anche per questo l’Ue ha deciso di colpire con sanzioni il presidente russo stesso, e il suo ministro degli Esteri. Ma la realtà è più complessa: anzitutto, la stessa Unione ha faticato a smussare le reticenze a colpire il sistema di pagamenti Swift.

Inoltre gli equilibri sono delicati, e pericolosa è la posizione che terrà la Cina; finora ha garantito a Mosca un minimo di sintonia tattica. Non a caso, più della telefonata di oggi tra von der Leyen e Biden, è indicativa quella che l’alto rappresentante Ue Josep Borrell ha ritenuto di dover fare a Pechino. «Ho chiesto al ministro cinese di esercitare la sua influenza per far rispettare la sovranità ucraina».

© Riproduzione riservata