Il 27 febbraio 2015 Boris Nemtsov, uno degli oppositori allora più noti del presidente Vladimir Putin, veniva ucciso da un sicario alle spalle poco distante dal Cremlino, lungo il ponte di Bolshoy Moskvoretsky. Il giorno prima Nemtsov aveva guidato la marcia dell’opposizione Vesna (“primavera”) per protestare contro le condizioni economiche del paese e contro la guerra in Ucraina.

Nato a Sochi il 9 ottobre del 1959, Nemtsov ha assunto diversi incarichi politici, distinguendosi per una concezione della politica come servizio alla comunità e per la sua autonomia di pensiero che gli è costata la vita.

Figlio di un viceministro dell’edilizia e membro del Pcus e di una pediatra, Nemtsov ha conseguito un dottorato in Matematica e Fisica e, dopo il tentativo di candidarsi alle elezioni del Congresso dei deputati del popolo del 1989, è diventato, l’anno seguente, membro del Soviet supremo come rappresentante della città di Gor’kij che, in seguito a una sua iniziativa, tornerà al nome originario di Nižnij Novgorod.

L’incontro con Eltsin

Sostenitore della democrazia partitica e dell’impresa privata Nemtsov si è occupato delle riforme agricole e della liberalizzazione del commercio estero, ottenendo i complimenti del presidente della Repubblica russa, Boris Eltsin.

L’incontro con il futuro presidente della Federazione russa gli ha consentito di iniziare una lunga carriera politica, contraddistinta da diversi ruoli e responsabilità: dalla nomina a rappresentante plenipotenziario del presidente nella regione di Nižnij Novgorod a governatore, riconfermato direttamente dai cittadini nel dicembre 1995.

Le riforme amministrative di Nemtsov hanno consentito lo sviluppo socio-economico del territorio che governava, a tal punto da ricevere l’elogio della premier britannica Margaret Thatcher.

Nel 1993 Nemtsov è stato eletto nella Duma grazie al sostegno dei principali partiti liberali russi degli anni Novanta: Scelta della Russia, sostenitore dell’operato del presidente Eltsin, e Jabloko.

Il suo incarico più impegnativo è stato l’implementazione delle riforme nel settore energetico, ma nel 1998 la Russia ha affrontato una grave crisi economica che ha indotto Nemtsov a dimettersi dall’incarico di vicepremier e dal gruppo delle riforme economiche guidato da Anatolij Čubajs.

Nel 1999 Nemtsov è stato il cofondatore dell’associazione elettorale Unione delle forze di destra (Soyuz pravych Sil) che ha ricevuto l’8,6 per cento dei voti alle elezioni parlamentari.

Confessione di un ribelle

Nel suo libro, intitolato L’inafferrabile Russia. Confessione di un ribelle, pubblicato da Spirali nel 2008, possiamo ritrovare il testamento politico di Nemtsov e una precisa descrizione dell’involuzione autoritaria della Russia di Putin.

«Mi chiamano ancora giovane riformatore. La cosa mi fa sorridere, perché se è vero che con i miei quarantotto anni mi sento giovane e prestante, in politica sono tutt’altro che un novellino, poiché me ne occupo da vent’anni. Io ho cercato ingenuamente di cambiare il mondo. Ho criticato il potere fin dalla mia “infanzia politica”, sono stato in opposizione per molti anni», riporta Nemtsov.

Scorrendo le pagine del libro, emerge, soprattutto, un chiaro profilo del presidente Putin con il quale Nemtsov ha interagito in diverse occasioni, soprattutto durante la presidenza di Eltsin.

Scrive Nemtsov: «Che cosa vuole il popolo? Che il presidente della Russia sia forte, autonomo, patriota e onesto. Putin rappresenta la generazione dell’homo sovieticus, il sovok, nella sua manifestazione più deteriore, con i traumi psicologici dovuti alla perestrojka e alla disgregazione del paese. Le sue mosse e i suoi modi sono la quintessenza del sovietismo: odio per l’occidente, paura dell’occidente, attacchi all’occidente e continui tentativi di soggiogare le ex repubbliche sovietiche. Tutti i rudimenti di mentalità sovietica!»

Nel libro troviamo anche un giudizio severo nei confronti del comportamento dei russi: «Il popolo russo è diviso in due parti disuguali. Uno è costituito dai discendenti dei servi della gleba che, in quanto tali, hanno un’autocoscienza di schiavi. Sono la maggioranza e Putin è il loro leader. L’altra parte, minoritaria, è quella dei russi nati liberi, che voglio essere indipendenti. Non hanno un leader, ma non ne hanno neppure bisogno». E aggiunge: «La gente vuole vedere un demagogo, un carismatico, una specie di paladino del popolo, un semplice colpo siano pronto stracciarsi le vesti per la gente».

Tuttavia, Nemtsov è ottimista e fiducioso: «Quando le circostanze storiche gli hanno consentito di respirare liberamente, il popolo russo ha fatto miracoli. L’imperatore Alessandro II ha dimostrato che la democrazia non è controindicata alla Russia».

Consigliere in Ucraina

Il suo impegno politico non si è esaurito dopo la sconfitta parlamentare perché ha collaborato con il presidente ucraino, Viktor Juščenko che lo ha nominato consigliere economico, suscitando molto scalpore sia in Russia sia in Ucraina. Durante questo incarico Nemtsov si è adoperato per migliorare le relazioni economiche fra i due paesi, ma ha trovato l’ostilità di gruppi ultranazionalisti ucraini che hanno chiesto a Juščenko di sollevarlo dall’incarico.

Negli anni successivi, Nemtsov non ha smesso di manifestare contro la leadership putiniana, ma non si è candidato alle elezioni del 2008 perché non voleva sottrarre voti al candidato Michail Kas’janov e dividere l’opposizione.

A tal riguardo, Nemtsov ha cercato di unire le diverse forze dell’opposizione extra-parlamentare, costituendo insieme a Garry Kasparov, il movimento politico Solidarnost’. Nel 2010 durante una manifestazione non autorizzata in difesa dell’articolo 31 della Costituzione russa che garantisce il diritto alle manifestazioni pacifiche, Nemtsov è stato arrestato e successivamente rilasciato.

Ma è nel 2014 che “il ribelle” si è opposto fortemente e pubblicamente contro l’intervento armato nell’est Ucraina. Qualche mese dopo, Nemtsov rilasciava un’intervista nella quale dichiarave: «Mia madre è preoccupata. Lei veramente ha paura che Putin mi possa ammazzare per le mie iniziative…E non è uno scherzo. Mia madre è una persona intelligente».

L’omicidio

Dopo l’omicidio, tutti i suoi documenti, lettere e dischi rigidi sono stati confiscati dalla polizia durante una perquisizione nel suo appartamento in via Malaya Ordynk. Nel 2017 sono stati arrestati gli esecutori materiali del delitto e condannati a una pena dagli undici ai vent’anni, ma molti sono i punti oscuri – dall’arma del delitto mai ritrovata alle persone sospettate mai sentiti dagli inquirenti –, che non trovano una risposta.

Sebbene diverse fonti raccontino di un presidente Putin decisamente contrariato per la morte di Nemtsov, la Russia è percepita come un paese dove vige la repressione e l’aggressione nei confronti degli oppositori e di chi mette in luce i crimini e le ingiustizie, come nel caso della giornalista Anna Politkovskaja.

Nemtsov non ha solamente difeso l’integrità territoriale e l’indipendenza dell’Ucraina, ma si è anche opposto alla guerra in Cecenia e ha criticato il leader ceceno Ramzan Kadyrov, ritenuto un altro dei probabili mandanti dell’omicidio.

Nemtsov non usava i social media. Stava in mezzo alla gente e ha dimostrato di essere un buon amministratore regionale. E sosteneva che «non esiste una democrazia sovrana: la democrazia o c’è o non c’è, e tutti i surrogati sono una palude in veste di dittatura. Chi siede oggi al Cremlino dimentica che non esiste un paese prospero al mondo che non abbia realizzato ideali basilari della democrazia».

Da Berlino, la figlia Zhanna Nemtsova ha colto l’eredità del padre, fondando la Boris Nemtsov Foundation for Freedom, una realtà non governativa che promuove le libertà civili e politiche e ha pubblicato, recentemente, il libro Figlia di suo padre.

Oggi, nella drammatica situazione fra l’Ucraina e la Russia, si sente il vuoto dello spessore politico di Nemtsov e molti si chiedono cosa sarebbe ora la Russia se Eltsin lo avesse scelto come suo successore. Era un’eventualità più che concreta, ma come ha riferito Nemtsov: «(Eltsin) era persuaso che fosse necessario un presidente che garantisse la sicurezza della sua persona».

© Riproduzione riservata