Costrette a lavorare senza sosta, affamate, molestate: sono le collaboratrici domestiche migranti in Libano. L’immigrazione è legata al ruolo di uno sponsor che ha enorme potere e i diritti delle donne sono spesso violati
Sarah non è il suo vero nome, ma l’anonimato è la sola garanzia che sembra tranquillizzarla, mentre si accinge a raccontarsi. Il titolo di questa storia, dato questo solo dettaglio, potrebbe essere: strati di paura di una lavoratrice domestica in Libano. Neppure vuol rivelare il nome del villaggio del Madagascar da cui proviene, e che ha lasciato, senza tristezza, ormai 15 anni fa. A suo dire, delle circa 20mila donne ingaggiate in Libano come lavoratrici domestiche e provenienti dall’isola dell



