L’ossessione della diaspora. L’Albania che si avvicina alle elezioni politiche, fissate per domenica 11 maggio, si confronta con una nuova realtà: il peso elettorale degli albanesi all’estero. Per la prima volta questa enorme comunità potrà votare a distanza, anziché sottostare all’obbligo di tornare in patria per esercitare il più elementare dei diritti politici.

La novità è stata sancita dalla riforma della legge elettorale approvata a luglio 2024, dietro pressione di una sentenza della Corte costituzionale. Che ha dato seguito alle insistenti richieste giunte, nel corso degli anni, dai settori più attivi della diaspora albanese.

Tali sollecitazioni si erano regolarmente infrante contro un muro di gomma eretto dalla politica nazionale, che ha usato un atteggiamento di finto ascolto per poi lasciar cadere le istanze. Sicché, per sbloccare l’impasse, è stato necessario chiamare in causa i giudici della suprema corte. Che hanno dato ragione alle richieste degli expat e messo i partiti in un angolo. Costringendolo ad adeguarsi a un contesto dell’azione politica che con ogni forza avevano cercato di scongiurare. E a farlo anche di corsa.

Oltre un terzo è all’estero

Dunque, le elezioni di questo fine settimana sono un test inedito. Non solo per il caso albanese, ma in senso assoluto. Perché sarà anche vero che in ogni paese si può avere un’incidenza decisiva del voto espresso dai connazionali all’estero, specie nei casi di competizione molto equilibrata (come insegna la vicenda italiana del 2006). Ma il caso albanese sfugge a ogni comparazione. Basta consultare le cifre per capire.

La diaspora albanese è una realtà immensa, anche se le cifre mutano a seconda delle fonti. Nel 2022 un’analisi presentata dalla rivista Forbes, elaborata sui paesi la cui popolazione è superiore ai 750mila abitanti, ha stimato che la diaspora albanese è la terza al mondo: soltanto Guyana e Bosnia hanno una quota superiore di cittadini migrati all’estero.

Il dato è interessante, ma la percentuale pare approssimata per difetto: 30,7 per cento. Altri dati, come quelli del censimento nazionale 2020, parlano di 1,7 milioni di cittadini albanesi all’estero, rispetto ai 2,4 milioni residenti in Albania. La quota della diaspora toccherebbe dunque il 36,6 per cento della nazione albanese.

Inoltre, come certificato dalla Banca mondiale, nel 2022 la diaspora ha inviato in patria rimesse per 1,75 miliardi di dollari, una cifra che corrisponde al 9,2 per cento del Pil. Si parla dunque di un soggetto collettivo che è anche un pilastro dell’economia nazionale, indispensabile per la tenuta del sistema economico e sociale.

Ma il dato davvero più rilevante è quello degli aventi diritto. In occasione delle elezioni locali del 2023 erano 3,6 milioni di cittadini, una cifra che comprendeva i componenti della diaspora. Che non essendo messi nelle condizioni di votare dall’estero hanno contribuito (involontariamente, va da sé) a un tasso di astensionismo molto alto. In quella circostanza è andato a votare soltanto il 38 per cento degli aventi diritto.

E se il paesaggio elettorale che precede il voto di domenica 11 maggio prevedeva che circa un terzo dei suffragi potenziali risultasse dormiente, l’improvvisa abilitazione di questa massa elettorale apre uno scenario assolutamente imprevedibile e sottratto al controllo dei leader e dei partiti nazionali.

Ciò che può avere conseguenze non soltanto nell’immediato, incidendo sull’esito del prossimo voto politico, ma anche nel medio periodo qualora nella diaspora albanese emergessero leadership alternative e formazioni partitiche di nuova foggia. Per questo, nelle settimane che hanno preceduto il voto, si è avuta una preoccupata attenzione verso il computo delle registrazioni al sistema di voto dall’estero. Le notizie circolate via web nei giorni scorsi parlano di 145mila voti già espressi e giunti in Albania via posta. I paesi da cui provengono le quantità maggiori di suffragi sono Italia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti.

Un sistema politico in fibrillazione

Come se all’improvviso venissero cancellati tutti i riferimenti dalla mappa. Sia chi governa sia chi fa opposizione, in Albania, è stato forzato a rivedere le strategie di comunicazione e la campagna elettorale. Quest’ultima deve muoversi sul doppio versante interno-estero.

Un’operazione complicata e dispendiosa, che ha sollecitato uno straordinario sforzo organizzativo. I due principali partiti hanno dovuto incaricare un proprio esponente di punta per gestire i rapporti con la diaspora. Il Partito democratico dell’ex primo ministro Sali Berisha, che rappresenta l’opposizione di centro-destra, ha incaricato la ex presidente del parlamento, Jozefina Topalli.

Dal canto suo, il Partito socialista del premier Edi Rama ha calato l’asso incaricando della missione Taulant Balla, il ministro dell’Interno. Scelta non proprio ortodossa, viste le implicazioni che ne potrebbero derivare in termini di trasparenza della competizione elettorale e, soprattutto, di caccia al “consenso informato”.

Al di là di queste considerazioni, rimane l’affanno che adesso i leader politici devono affrontare per andare a caccia del voto. Un tour che, ovviamente, prevede numerosi passaggi in Italia dove la comunità albanese fa segnare numeri rilevanti.

I dati presentati dal ministero del Lavoro italiano relativamente al 2023 parlavano di quasi 390mila persone, corrispondenti al 10,5 per cento dell’immigrazione extra-Ue nel nostro paese. Ai rappresentanti di questa vasta platea si è rivolto Sali Berisha, nel corso di un incontro organizzato a Roma lo scorso 9 febbraio.

Quanto al premier Edi Rama, incontrava la comunità albanese in Italia da ben prima che la Corte costituzionale gli ponesse l’ulteriore fardello. La realtà di un’arena elettorale così ampiamente ridisegnata lo ha costretto a moltiplicare gli sforzi. Per sua fortuna, gli amici italiani non si dimenticano di lui. E come se non bastasse la generosa elargizione del governo Meloni col grottesco viavai di migranti, si è avuto straordinario cadeau delle prime tre tappe del Giro d’Italia disputate proprio in terra albanese. E giusto nel weekend elettorale. Guarda un po’ le coincidenze.

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