Londra ha ordinato l’estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti. A rendere ufficiale la decisione la ministra dell’Interno britannica Priti Patel.

Ora l’attivista australiano rischia di scontare negli Usa una condanna gravissima, per via delle accuse di aver diffuso tramite la sua piattaforma Wikileaks alcuni documenti riservati. File che riguardavano dei crimini di guerra commessi dall’esercito statunitense durante le missioni in Iraq e Afghanistan.

Le reazioni

Wikileaks parla di «un giorno buio per la libertà di stampa e per la democrazia britannica» dopo il via libero del governo di Londra. L’organizzazione ha attaccato Patel che «sarà ricordata per sempre come una complice degli Usa». La moglie di Assange, Stella Morris, accusa: «Non vi sbagliate, questo è sempre stato un caso politico, non legale». «Chiunque in questo paese abbia a cuore la libertà di espressione, dovrebbe vergognarsi profondamente» ha aggiunto Morris.

Nella nota pubblicata Wikileaks comunque si promette: «Questa non è la fine, è solo l’inizio di una nuova battaglia legale». Il 50enne Assange, infatti, ora ha a disposizione 14 giorni di tempo per provare un appello nei confronti della giustizia britannica, in caso negativo – come sembra scontato – si potrebbe rivolgere alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo.

Per la segretaria generale Amnesty International, Agnes Callamard «consentire che Julian Assange venga estradato negli Stati Uniti significherebbe esporre lui a un grande rischio e mandare un messaggio agghiacciante ai giornalisti di tutto il mondo». Amnesty, per questo motivo, a chiesto che l’australiano venga rimesso in libertà.

Cosa rischia

Sono 18 i capi di accusa a carico di Assange relativi alla pubblicazione di oltre 500mila documenti riservati riguardanti le operazioni degli Stati Uniti in Afghanistan e in Iraq e rischia una condanna di 175 anni. Da tre anni il fondatore di Wikileaks si trova nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh dopo essere stato per sette anni nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, che gli aveva garantito asilo politico.

Il giornalista e attivista australiano ha fondato Wikileaks nel 2006 e, garantendo alle fonti la massima sicurezza, riesce a pubblicare sul sito dieci milioni di documenti con fuga di notizie, svelando segreti dei governi di tutto il mondo.

La decisione dei giudici

Già lo scorso 20 aprile era arrivata la decisione della Westminster Magistrates’ Court di Londra che ha approvato formalmente l’estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti per accuse di spionaggio. Il parere dei giudici, però, doveva passare per il via libera del governo arrivato oggi.

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