106 anni dopo l’eccidio

Biden riconosce il genocidio degli armeni. Le conseguenze geopolitiche della svolta

24 April 2021, Lebanon, Antelias: Lebanese Armenian women pray outside a memorial cemetery of Armenians who were executed by Ottoman Turks, during a memorial service held to mark the 106th anniversary of the Armenian Genocide that was carried out in 1915-1917 by the Ottoman Empire and its then ruling party, the Committee of Union and Progress, during World War I. US President Joe Biden is expected to recognize the massacre as an act of genocide. Photo by: Marwan Naamani/picture-alliance/dpa/AP Images
24 April 2021, Lebanon, Antelias: Lebanese Armenian women pray outside a memorial cemetery of Armenians who were executed by Ottoman Turks, during a memorial service held to mark the 106th anniversary of the Armenian Genocide that was carried out in 1915-1917 by the Ottoman Empire and its then ruling party, the Committee of Union and Progress, during World War I. US President Joe Biden is expected to recognize the massacre as an act of genocide. Photo by: Marwan Naamani/picture-alliance/dpa/AP Images

Nell’anniversario del massacro da parte dell’Impero Ottomano nel 1915 il presidente americano usa per la prima volta il termine “genocidio”, come aveva promesso in campagna elettorale. La decisione crea nuove frizioni con la Turchia di Erdogan, che avranno ricadute sulle contese nel Mediterraneo e sui rapporti con la Russia

  • Joe Biden aveva avvisato in precedenza telefonicamente il presidente turco Recep Tayyip Erdogan della sua intenzione di riconoscere il genocidio, passo che creerà nuova tensione con un alleato scomodo ma membro della Nato.
  • Riconosciuto da una trentina di paesi nel mondo tra cui l’Italia e la Francia e dalla comunità internazionale degli storici come il primo genocidio del XX secolo, il massacro del 1915 è invece da sempre negato da Ankara.
  • «Le dichiarazioni senza valore legale non porteranno benefici, al contrario danneggeranno le relazioni», ha detto il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, avvisando che «se gli Stati Uniti vogliono peggiorare le relazioni, è una loro decisione».

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