Va al ballottaggio, tra un mese, la sfida decisiva tra Jair Bolsonaro e Luiz Inácio Lula da Silva per la presidenza del Brasile. Come indicavano da tempo i sondaggi, Lula ha superato il presidente in carica ma il margine è stato inferiore alle previsioni. Lula ha ottenuto il 48,3 per cento dei voti, fermandosi a poco più di un punto e mezzo dal trionfo, mentre Bolsonaro ha recuperato raggiungendo il 43,3 per cento. Al terzo posto la centrista Simone Tebet con il 4,2 seguita dal laburista Ciro Gomes con poco più del 3 per cento.

Cinque punti separano dunque i due sfidanti, e Lula resta naturalmente il favorito per la vittoria finale. La caccia ai voti che mancano avverrà nel bacino di Tebet e Gomes. La prima ha dichiarato ieri sera di avere le idee chiare «da che parte stare», ma che intende aspettare le indicazioni dei partiti che l'hanno appoggiata.

Gomes ha detto che il Brasile si trova in una situazione estremamente delicata tra i due estremismi e che farà sapere nei prossimi giorni la sua decisione. Da queste dichiarazioni l'impressione è che entrambi potrebbero dichiarare il loro appoggio a Lula, dopo probabili negoziati con il vincitore del voto di ieri.

Salutando la folla nell'avenida Paulista di San Paolo, Lula si è detto sicuro della vittoria, «rimandata ai tempi supplementari». Caute anche le prime parole di Bolsonaro, il quale nelle ultime settimane aveva minacciato di non riconoscere il risultato in caso di sconfitta. Ha solo precisato che l'esercito ha controllato la regolarità delle operazioni di voto e farà rapporto nei prossimi giorni. «Come avevo previsto – ha aggiunto – i sondaggi mentivano».

Sorpresa Bolsonaro

È certamente una sorpresa il consenso raccolto da Bolsonaro quasi al termine del suo polemico mandato a Brasilia. Oltre 50 milioni di voti, più di quattro anni fa.

Da mesi i sondaggi segnalavano invece una base di elettorato poco sopra il 30 per cento, con un indice di rifiuto totale (coloro che non lo voterebbero per nessun motivo) superiore al 50 per cento. A colpire l'ex militare di estrema destra sono stati soprattutto la gestione della pandemia, quella dell'ambiente e l'aumento dei prezzi.

Per far fronte al crollo di popolarità Bolsonaro ha aperto i cordoni della borsa concedendo un forte aumento dei sussidi per le famiglie più povere e una detassazione per abbassare il prezzo dei combustibili. Ma il consistente 43 per cento raccolto si deve soprattutto al forte radicamento del conservatorismo nel sud del Brasile, nella frontiera agricola dell'interno e negli stati di San Paolo e Rio de Janeiro, soprattutto oltre la cintura urbana delle capitali.

Non a caso il suo partito (Pl) sarà il più forte alla Camera, ha eletto il governatore di Rio, ed è favorito anche a prendere al ballottaggio lo stato di San Paolo. Molti uomini passati per il governo Bolsonaro in questi tre anni e mezzo sono stati premiati con seggi da senatore, e tutti sono stati eletti, compreso il suo vice, il generale Hamilton Mourão. Ancora una volta è risultato fondamentale per il voto a Bolsonaro e i suoi alleati l'appoggio delle chiese evangeliche vicine alla sua agenda conservatrice.

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