Dopo diverse ore di disordini e caos la polizia militare brasiliana è riuscita a riprendere il controllo degli edifici governativi e istituzionali presi d’assalto dai sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro.

Parlamento, palazzo presidenziale e palazzo della Corte suprema sono stati ostaggio della violenza di migliaia di bolsonaristi che non riconoscono la vittoria elettorale del presidente di sinistra Luiz Inácio Lula da Silva. Si sono presentati vestiti di giallo e verde, alcuni hanno portato con loro la bandiera del Brasile, altri quella dell’ormai defunto impero brasiliano. Unanime è stata la condanna dell’assalto che ha portato a 400 arresti e 46 feriti, di cui 6 in gravi condizioni.

Direttamente da San Paolo, dove si trovava, il presidente Lula ha definito i riottosi come «vandali fascisti» e ha promesso che saranno tutti identificati e puniti secondo la legge. Si è espresso anche l’ex presidente Bolsonaro che dalla Florida dove si trova ha detto: «Le manifestazioni pacifiche, secondo la legge, fanno parte della democrazia. I saccheggi e le invasioni di edifici pubblici come quelli di oggi sono illegali». «Durante tutto il mio mandato sono sempre stato nel perimetro della Costituzione, rispettando e difendendo le leggi, la democrazia, la trasparenza e la nostra sacra libertà», ha aggiunto.

Le contromisure

Mentre Lula convoca una riunione di emergenza, la magistratura ha iniziato le indagini per capire come sia stato possibile organizzare l’assalto. In alcuni video si vede anche reparti delle forze dell’ordine scortare la massa giallo-verde che era in direzione del parlamento. Gli inquirenti hanno ordinato la rimozione del governatore dello stato che ospita Brasilia, Ibaneis Rocha legato all'ex presidente Bolsonaro. Rimosso anche il responsabile della sicurezza.

Le reazioni italiane

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è intervenuta su Twitter durante le prime ore dell’assalto. «Le immagini dell’irruzione nelle sedi istituzionali sono inaccettabili e incompatibili con qualsiasi forma di dissenso», ha detto.

Per il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, «ogni atto di violenza contro le istituzioni democratiche deve essere condannato con grande fermezza. I risultati elettorali vanno sempre e comunque rispettati». Sui social Tajani e Meloni sono stati criticati per non aver espresso una solidarietà esplicita al presidente Lula e non aver condannato l’alleato della destra italiana Jair Bolsonaro per aver fomentato le proteste diffondendo fake news tra i suoi sostenitori negli ultimi mesi.

Silenzio, invece, per il leader della Lega e vice ministro Matteo Salvini, molto vicino all’ex presidente Jair Bolsonaro. A ore di distanza dall’assalto sui suoi account social di Twitter e Fecebook non c’è traccia dell’assalto alle istituzioni democratiche brasiliane.

Le reazioni internazionali

«La volontà del popolo brasiliano e le istituzioni democratiche devono essere rispettate. Il presidente Lula può contare sul sostegno della Francia», ha scritto il presidente francese Emmanuel Macron, tra i primi a intervenire sull’assalto alle istituzioni brasiliane.

Anche gli Stati Uniti condannano l’accaduto. Il presidente americano Joe Biden ha espresso un messaggio di vicinanza al governo brasiliano dal Messico, dove era in visita per siglare accordi in tema migratorio.

«Condanno l’assalto alla democrazia e alla pacifica transizione di potere in Brasile – ha detto Biden – Le istituzioni democratiche brasiliane hanno il nostro totale supporto e la volontà dei brasiliani non deve essere messa in discussione. Continuerò a lavorare con il presidente Lula»

Anche i più importanti leader dell’Unione europea, dalla presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola alla presidente della Commissione von der Leyen hanno condannato l’accaduto ed espresso sostegno alle istituzioni democratiche brasiliane.

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